Punizione divina di Irma Panova Maino

Punizione divina

Tema: Il segno della tempesta

Autore: Irma Panova Maino

immagine tratta da pixabay

Me lo ricordo come se fosse accaduto ieri. La scarica è piombata al suolo con un fragore tale da mandare in frantumi i vetri di alcune macchine parcheggiate, scuotendo con violenza i cassonetti dell’immondizia e facendo volare via tutto ciò che non fosse abbastanza pesante da poter restare ancorato al suolo.

Il temporale si era preannunciato in lontananza con dei fulmini che, a ripetizione, avevano solcato il cielo notturno, accendendolo con mille sfumature di luce accecante. Ed eravamo rimasti tutti lì, ad ascoltare l’attimo in cui il rimbombare del tuono avrebbe scosso lo stomaco. Quanti secondi dal vedere la luce al sentirne il suono? Quanti per determinare l’avvicinarsi della tempesta?

Fino all’ultimo eravamo rimasti in quel prato, con il naso all’insù, contemplando quello spettacolo che la natura improvvisamente aveva voluto regalarci. Incuranti di tutte le raccomandazioni che ci erano state tramandate da generazioni. Incuranti dei pericoli che stavamo correndo, pur di poter restare lì, in mezzo al niente, a osservare le scariche elettriche rincorrersi da una nube all’altra, arrivando poi a spezzarsi e scaricare al suolo la loro immensa potenza.

I fulmini erano arrivati ormai così vicini da poterne sentire persino l’odore e quando finalmente ci eravamo mossi, correndo a perdifiato giù per la collina, era parso che volessero inseguirci, come cani infernali sguinzagliati apposta per catturare gli incauti.

Pochi metri ancora e sarei stato in salvo. Pochi metri che mi separavano dal rifugio sicuro che poteva offrirmi la mia casa… pochi metri in cui, improvvisamente, si scatenò l’inferno.

Quel fulmine, quell’unico fulmine arrivò senza che vi fosse modo di schivarlo o mettersi al riparo da qualche parte.

La sua luce accecante rimase scolpita nelle mie pupille per mesi, al punto che i medici parvero contemplare l’ipotesi che potessi restare cieco per sempre e il fragore del tuono arrivò a ledere seriamente i timpani, tant’è che ho perso diversi decibel da un orecchio.

Ma la cosa peggiore fu il residuo elettrico che mi colpì la fronte, lasciandomi svenuto a terra, come se fossi stato investito da un maglio scagliato a una velocità insostenibile.

Tuttavia… perché doveva lasciarmi un segno che, a guardarlo bene, pare comporre le lettere: sei un pirla!?

3 Risposte a “Punizione divina di Irma Panova Maino”

  1. Doveva proprio lasciarglielo scritto altrimenti da solo non lo avrebbe mai capito. Un finale decisamente inaspettato, bello.

  2. Mi hai lasciato con il fiato sospeso, mi aspettavo un finale strappalacrime, invece, mi hai fatto ridere di gusto. Complimenti! Mi è piaciuto molto.

  3. Avvincente storia con finale a sorpresa, come solo tu sai sorprendere. Bellissimo testo Irma, sei in forma perfetta.

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