Era una notte buia e tempestosa… di Elena Grifoni

Era una notte buia e tempestosa...

Tema: La strada

Autore: Elena Grifoni

immagine personale
Era una notte buia e tempestosa… lui percorreva la strada deserta a gran velocità cercando di sfuggire a…
 
Un’auto girò l’angolo. Bruno lasciò il manubrio per schermare la luce dei fari e la bici sbandò. Fece in tempo a riacchiapparlo, mettersi dritto ed evitare la caduta.
«Ma vaffanculo idiota!» gridò.
 
Era una notte buia e tempestosa… lui, in sella alla Fedelissima, affrontava la strada nella corsa per la salvezza. Un’auto sbucata dal nulla quasi lo investì; riuscì ad evitarla. Era forse l’avversario? Riprese a correre, accompagnato dal frusciare delle gomme della due ruote sull’asfalto bagnato. Correva senza meta per andare lontano, il più lontano possibile. Doveva seminare l’avversario macinando chilometri, procedendo a zig zag per disorientarlo.
 
Con gli occhi puntati sulla strada Bruno imboccò un vicolo. Si accorse del cancello solo all’ultimo istante. Inchiodò. La bici impennò sulla ruota dietro poi si piegò in avanti, facendolo sbattere contro l’acciaio.
«Maledizione!» Imprecò fra i denti. Spinse con rabbia l’inferriata: vicolo cieco. Scrutò la strada oltre il cancello e gli sembrò di vedere una figura indistinta sotto la luce fioca di un lampione. Chiuse gli occhi; quando li riaprì la strada era deserta. Colpa della stanchezza? Pedalava da ore ma non poteva fermarsi, non quella notte. Fece dietrofront e si rimise a correre.
 
Era una notte buia e tempestosa… in fondo alla strada buia come la pece, lui aveva scorto l’avversario. Poi un lampo aveva squarciato il cielo e l’ombra si era dissolta nella bruma notturna. Era stata una visione? La pioggia gli sferzava il viso. Forse era stato solo un riflesso…
 
Bruno uscì dal vicolo senza guardare. Un’auto inchiodò a pochi centimetri dalla sua gamba facendolo sbilanciare paurosamente. Spinse più forte sui pedali, riuscendo a raddrizzarsi, e proseguì la sua corsa. Sulla strada, appoggiato al muro scrostato di un vecchio edificio, qualcuno gettò a terra un mozzicone di sigaretta ancora acceso. La brace di tabacco rimbalzò arancione sul marciapiede e si spense in una pozzanghera.
 
Era una notte buia e tempestosa… lui aveva corso per ore, allontanandosi da tutto e da tutti, almeno così sperava. Stremato si fermò sul bordo dei binari della metro, smontò dalla Fedelissima e si piegò in avanti gocciolante di sudore. Poi guardò il…
 
«Stai sempre a raccontartela, eh?»
Bruno drizzò la schiena e si voltò di scatto. La figura in nero camminava silenziosa verso di lui; portò la sigaretta alla bocca illuminando due labbra carnose dipinte di un rosso sfacciato. Espirò il fumo in un soffio bianco.
«Ti avevo seminata!» sbottò lui.
«Non puoi seminarmi, lo sai…» disse laconica lei, gettando a terra il mozzicone e togliendo il cappello a falda larga; una cascata di capelli corvini scese ad accarezzarle le spalle. Dal cappotto estraesse un pacchetto di sigarette e lo porse a Bruno.
«Vuoi?»
«No, il fumo uccide.»
«Ma non mi dire…» rispose lei sorridendo; e poi «cos’è questa storia della notte buia e tempestosa che ti frulla in testa? Il romanzo della tua vita?» chiese divertita.
«Che vuoi?»
«Abbiamo un appuntamento, ricordi? Puntualissimo, con tutto quel correre…»
«Ma… io credevo che…»
«Bruno, Bruno… siete tutti uguali, ci provate sempre, eh?»
«Istinto di sopravvivenza, credo.»
La donna fece spallucce e lanciò una breve occhiata all’elegante orologio da polso, poi si rimise il cappello.
«Io direi che possiamo andare.»
«Ma… così?»
«Sì, così» tagliò corto lei.
«E…»
«E cosa, Bruno?»
«E se prima ci facessimo una partita a… dadi?» propose speranzoso.
«No. Spesso vengono truccati, sai?» disse lei facendo l’occhiolino.
«A carte allora. O a scacchi!»
«È un po’ tardi per giocare, non credi?»
«Allora lascia che ti racconti una storia.»
«Anche questo trucchetto è vecchio, caro mio.»
«Allora che ne dici di…»
«Vuoi davvero propormi una partita a Monopoli? Conti sulla carta Uscite gratis dall’inferno
«Inferno? Nel senso che…»
«È solo un modo di dire» Lo zittì la donna «ora, vuoi venire con le buone o devo tirarti per i capelli?»
«E quello?» chiese Bruno indicando i binari.
«Quello non ti serve più.»
Bruno rimase immobile a fissare il suo corpo disteso sulle traversine; aveva gli occhi sbarrati e stringeva ancora il manubrio della bici. Con un gesto della mano il ragazzo salutò se stesso, il suo corpo mortale e la vita vissuta.
 
Era una notte buia e tempestosa… l’ultima notte della sua vita terrena, ma lui non si era dato per vinto e aveva…
 
«La vuoi piantare con questa tiritera!» sbottò la Morte accendendosi un’altra sigaretta «dove la vedi la tempesta, eh? Guarda lassù che spettacolo di stelle.»
«Quando sai che la morte ti sta braccando, la tua anima non è forse sbattuta da venti di tempesta? E la tua ultima notte su questa terra, non è forse la più buia e tetra di tutte le notti?» recitò Bruno con voce sommessa.
 
La Morte si fermò e lo guardò dritto negli occhi, poi aspirò una boccata di fumo e glielo soffiò in viso. L’uomo iniziò a tossire mentre lei riprendeva a camminare.
«Rassegnati Bruno. Non saresti mai diventato uno scrittore.»

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