Balena blu di Maena Delrio

Balena blu

Tema: 7 foto per 7 giorni – Beatrice Maccelli

 

Jeremy non ricordava nulla. Aveva un lato della faccia immerso nel fango. Il resto del corpo era invaso da uno strano torpore, tanto che dubitò di aver sognato. Fu la suoneria del cellulare, che arrivava da un punto indefinito parecchi metri sopra la sua testa, a fargli prendere coscienza di ciò che era appena avvenuto. Gli venne in mente l’edificio diroccato nel quale si era intrufolato arrampicandosi dal lato nord della recinzione, quella che dava sulla quinta strada.

Aveva salito le scale a due a due, dopo essere entrato attraverso una finestra sfondata. Un vetro appuntito e tagliente gli aveva graffiato la guancia. Il sangue era colato giù, verso l’angolo della bocca. A contatto con la lingua, il sapore metallico lo aveva mandato su di giri, -Una botta di adrenalina- aveva scritto ai suoi amici in chat. La porta che dava sul solaio cedette dopo solo due spallate. Quando l’aprì, uno stormo di piccioni si levò in volo. Arrivare al tetto era stato un gioco da ragazzi.

Da quel punto di osservazione, si era sentito un dio, superiore a tutto: all’ansia di sua madre ogni volta che scopriva una nuova ferita sulle braccia, allo sguardo di sufficienza del padre, che lo tollerava a malapena, mal celando la vergogna. I compagni di scuola, gli stessi che lo evitavano, avrebbero mai avuto il fegato di camminare in bilico su un vecchio cornicione a nove metri dal suolo, come stava facendo lui in quel momento? No, nessuno aveva il suo coraggio.

Dalla sacca tirò fuori il tutù che aveva rubato a sua sorella. Lo indossò, dovette trattenere il respiro per riuscire a chiudere almeno il primo bottone. Si scattò un selfie tenendosi in equilibrio su un piede, l’altra gamba che pendeva nel vuoto, e lo inoltrò a Brad. Scrisse: sono una balena che balla. Inviò il messaggio. L’amico rispose, mandandogli un like di approvazione. Felice, Jeremy appoggiò il cellulare per improvvisare una piroetta. «Sono una balena! Sono una balena blu!», gridò saltando a occhi chiusi tra le tegole. Quando mise il piede in fallo, fu una liberazione. La pioggia della notte precedente aveva reso scivolosa la superficie di ardesia. Jeremy aveva la percezione esatta del momento in cui la suola delle sue nike aveva perso il grip ed era slittata verso il basso: il ginocchio che sbatteva, le braccia che si allungavano, le dita che cercavano freneticamente un appiglio a cui aggrapparsi, senza successo, la discesa attraverso l’aria satura di umidità, l’impatto col suolo. Aveva cercato di salvarsi!

Un senso di profonda delusione gli montò dentro. Se Brad fosse stato là avrebbe disapprovato il suo comportamento. Una volta erano andati insieme a sdraiarsi sulle rotaie, e lui era stato il primo a sollevarsi, quando aveva visto il treno arrivare. Disgustato, l’amico se n’era andato senza salutarlo. Per punizione Jeremy si era tagliato ripetutamente con la lametta che sua madre usava per depilarsi. Il pensiero della donna lo fece sussultare. Si accorse che gli mancava, terribilmente. Agognò il suo abbraccio, la sua voce, il bacio della buonanotte.

Quand’è che aveva smesso di aspettare che lei gli rimboccasse le coperte, prima di addormentarsi? Quand’è che aveva smesso di confidarle le sue paure?

Aveva tredici anni, Jeremy, ma d’improvviso si sentì molto, molto vecchio. Desiderò non essere mai salito lassù. Provò a parlare, ma la voce non riusciva a risalire la gola. Un’unica lacrima tracimò dall’occhio libero. Solo allora si accorse di essere atterrato affianco a un’aiuola. Dalla posizione in cui stava, poteva vedere gli steli e la base dei boccioli. Pensò che fossero girasoli. Non aveva mai osservato le foglie capovolte.

Là sotto, tra le pieghe e la peluria, si nascondeva una coccinella. Era rossa, con una serie di puntini neri sul dorso rotondo. -Forse sei qui per portarmi fortuna- avrebbe voluto confidarle. Il gioco, quegli strani amici che ogni giorno lo sfidavano a osare, a rischiare, erano tutti avvolti n una nebulosa. Si era messo in testa che l’unico modo di vivere fosse in bilico tra l’esistenza e il baratro, che il mondo era contro di lui e l’unica maniera di vincere la guerra era quella di andarsene scegliendo il luogo dove compiere il volo estremo, nello stesso modo in cui le balene cercano volontariamente una spiaggia dove andare a morire. Invece, si accorse di voler vivere.

La presenza di quell’essere minuscolo pieno di puntini gli ricordò che la bellezza poteva celarsi ovunque, anche dietro una foglia brutta e pelosa, anche dentro l’animo di un ragazzino sovrappeso al quale piaceva indossare la gonna. La fortuna gli chiedeva di resistere. A un certo punto, l’insetto schiuse le ali. Il ragazzo trattenne il respiro.

Pregò con tutto se stesso che non se ne andasse. -Portami con te- fu il suo ultimo, disperato pensiero. Gli parve di udire il canto delle balene, in lontananza. Riprese a piovere. Jeremy volò via in un sospiro, sul dorso rosso e nero di una coccinella.

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9 Risposte a “Balena blu di Maena Delrio”

  1. Le votazioni si sono chiuse lunedì 29/06/2020 alle ore 23.59. Vi ringraziamo per i voti e i commenti dati ai nostri autori

  2. Un racconto ben congegnato. Alcune scelte appaiono inverosimili, eppure sono proprio quelle che accendono una musicalità struggente, che pervade tutto il racconto.F

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