La mia Hisola di Panella Franca

La mia Hisola

Tema: 7 foto per 7 giorni – Beatrice Maccelli

La mia isola è magica, è un’isola con l’hacca. Hisola. È qui che coltivo i miei sogni, è qui che maturano le mie speranze. È dove proteggo i miei ricordi dal tempo che passa e che vuole portarmeli via. Questo è il mio rifugio e il mio tormento, è dove tutto ebbe inizio e tutto smise così, senza preavviso…

Quando sono qui il mio sguardo arriva lontano si allunga oltre le barche e osserva il sole che si cala nel mare. Spesso mi fermo a respirare come se nell’aria ancora ci fosse traccia delle emozioni mai dimenticate. Io abito poco lontano da questo angolo, porzione dell’isola meno conosciuta. Appena mi sveglio sto attenta a che in me, ogni cosa sia al suo posto e che le mie ossa ci siano tutte. Poi infilo dei leggins e un golfino ed esco di casa. Amo venire qui perché mentre passeggio e mi godo la brezza mattutina, faccio un rewind della mia vita. Torno indietro per stare ancora con chi ho amato, per rivivere quello che di più bello ho avuto. Oggi ho raggiunto la spiaggetta a me più cara, è meravigliosa. Sorrido mentre ricordo il giorno in cui l’ho scoperta e ho scoperto che c’eri.

“Il giorno era bello, la luce ad est aveva i toni dell’indaco e quel colore mi dipinse l’anima.
Io camminavo coi miei pensieri senza far caso, che ormai, ero lontana da casa. Da dov’ero vedevo qualcosa di estrema bellezza e senza riflettere proseguì per raggiungerla. C’era un sentiero che si inerpicava su per una strada solitaria e poi una scalinata che scendeva giù verso una spiaggia di scogli. Dopo l’ultimo gradino, il Paradiso!

Mi sedetti su uno scoglio comodo. Avevo tolto le scarpe e poi le calze. Stetti lì ore con gli occhi puntati al paesaggio. La testa ebbe spazio per pensare e i pensieri che l’attraversarono mi riportarono indietro, ai tempi dell’infanzia. Mai il mio cuore, era stato pregno di quello che gli occhi stavano guardando, come quella mattina. Sentivo vicino, quasi parte di me, il paesaggio attorno. Respiravo ogni atomo di ossigeno come fosse puro. Ogni respiro mi rigenerava e allontanava da me i pensieri impuri e negativi. Mi costava allontanarmi da quel luogo.

Il sole segnava mezzogiorno circa.
Era l’ora in cui i pescatori rientravano con le loro cianciole. Da lontano sentivo le urla stridule dei gabbiani sulle loro reti, mentre cercavano di accaparrarsi qualcosa del pescato. Decisi di andar via, rimisi ai piedi le calze e le scarpe, mi alzai e detti ancora un’occhiata a quel posto incredibile. Poi, quando mi girai pensando di essere sola, mi accorsi di te. E sentì i tuoi occhi sulla mia pelle…”

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6 Risposte a “La mia Hisola di Panella Franca”

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