Ricordo del mare di Laura Avella

Ricordo del mare

Tema: un urlo in mezzo al mare

Autore: Laura Avella

immagine tratta da web

Testo fuori gara

La sveglia era suonata, ma Lulù non era riuscita a prendere sonno per tutta la notte.
Avrebbe voluto dormire fino a tardi con la speranza di non incorrere nella tempesta dell’anima.

Una voce dal corridoio la invitava ad alzarsi per prendere il caffè.

Sul tavolo antico, ormai consumato dal tempo, ma sempre bello ed evocativo di storie di famiglia, la tazza fumante dell’aroma che fuoriusciva. Il contenuto caldo fu assaporato, con una tale intensità, come se non avesse mai provato la nera bevanda e quel magico potere che, con un solo sorso, fa rinascere dal torpore.

Quella mattina anche il sole caldo dell’isola non rendeva serena la mente ed anche la colazione non le aveva dato la giusta dose di adrenalina per farla distogliere da una strana angoscia.

Un bacio furtivo al micetto grigio e, con asciugamano in spalla, Lulù si incamminò per la stradina scoscesa.
A strettula, come tutti definivano quella angusta stradina che collegava la parte superiore del paese con la parte più in basso del borgo, era piena di fiori profumati.

Se non fosse per Ginetta, che durante le sue intense giornate tra mille cosa da fare si occupa d’ innaffiare le piante, pensa tra sé .

Le pietre arenarie del paese che si sgretolano con il passare del tempo, sarebbero un po’ più anonime, mentre quei colori vivaci ed il profumo che emanano come di un bouquet , è il dolce ricordo che resta nella mente di chi è costretto a partire.
La discesa era facile da percorrere ed era tanta la voglia di arrivare al mare per buttarsi alle spalle l’incertezza di quel giorno.

Chissà se Enzo, l’amico di sempre è già in acqua o con il telefonino riprende tutti i passanti.
Che bontempone, pensava Lulù, sembrava che nulla lo scalfisse: nessuna traversia vecchia o nuova pareva coinvolgerlo, pronto com’era a far sorridere tutti con il suo vociare e sorride prima lui sotto i baffoni sempre folti e curati.

Eccolo il mare bello e maestoso, Lulù lascia le poche cose personali e arretrando con una corsetta si tuffa rapidamente in mare. Le braccia non le negano mai l’ultimo sforzo fino alla boa, e ogni giorno a nuoto arriva sempre più lontano, mentre l’orizzonte si allontana ad ogni bracciata.

Quel giorno le ritornava in mente la madre, che anche lei nata in un paese di mare non nascondeva la paura della potenza dell’acqua costringendola a nuotare a riva.
«Ma dai mamma che fifona che sei» ripeteva Lulù senza sosta, nelle giornate di sole, ripensando a quei ricordi indelebili dell’infanzia che non ritornerà più.

E ogni estate al mare si innescava la sfida, tra la voglia di vincere la sua paura del mare e quella della apprensiva mammina che la richiamava sempre quando l’acqua le arrivava al collo, senza darle modo di cavarsela con le proprie forze.

Le sfide del mare erano continuate, quando con Fulvia e Pina, le amiche di sempre, trovava la forza nella sfacciata omertà di andare al mare senza chiedere il permesso.

La baia era bellissima, un luogo magico, si diventava immediatamente grandi per la riuscita marachella, e si ritornava immediatamente bambine con il muso pieno di zucchero per le calde graffe delle signora Peppina, che di quella bomba calorica aveva fatto un must della spiaggia.

Quanti ricordi, quante corse sotto il sole afoso per tornare a casa e cancellare le tracce della scappatella, ma le guance rosse tradivano ogni proposito.

Lulù intanto nuotava e il corpo si distendeva sfidando il mare così nella scia bianca ed azzurra dell’acqua si distendevano anche i pensieri.
Il mare è una dimensione diversa dalla terra. Il corpo e l’acqua due elementi che si attraggono e si respingono nella incessante sfida tra lo stare a galla o annegare.

Chissà chi mi chiama, certamente non può essere mia madre quest’anno dopo la caduta non potrà più tornare sulla spiaggia, forse ora rimpiangerà di non essersi trattenuta qualche ora in più, quando il destino non era stato così avverso.

Carpe diem. Non bisogna dimenticarlo mai o tatuarlo sulla pelle.
Quella voce non poteva essere la sua, pensava Lulù, mentre l’urlo era sempre più acuto e più vicino.

In mezzo alle onde attaccato ad un esile remo un corpo stremato di una giovane donna, spinto da un altro corpo e, solo avvicinandosi Lulù aveva visto la testa di un ragazzo.
Da dove saranno partiti? In lontananza non si vede alcuna imbarcazione.

Lulù non capiva il linguaggio e non perché fosse stanca dalla lunga sosta in mare gli occhi del ragazzo, scuri e profondi, parlavano di dolore e comunicavano con la voce del cuore.

L’adrenalina data dal caffè spinge Lulù verso i due corpi per attirare a se il remo e portare a riva quegli stranieri fuggiti chissà da quale tempesta di terrore.
Il ragazzo nella sua lingua chiamava la madre per farle aprire gli occhi .
Lulù non avvertiva più nessun dolore per lo sforzo compiuto tanta era la gioia di essere riuscita nell’impresa.

«Lulù! Lulù! Vuoi venire a prenderti il caffè, farai tardi ad andare a mare».

Lulù aprì gli occhi trovando il gatto che la fissava, chissà da quanto tempo era disteso sulle lenzuola, e cosa avrà pensato.

9 Risposte a “Ricordo del mare di Laura Avella”

  1. Sempre emozionante il racconto di Laura, oramai abituati alle emozione che produce ogni suo scritto, pare su aspetti con impazienza già il prossimo. Complimenti a Laura scrittrice.

  2. Stupisce l’innocenza delle parole usate da Laura. Sorprende la semplicità del discorrere. Incanta la serenità del contenuto. Questa è Laura Avella scrittrice, da leggere per la profondità di un dire colto e capace di trasmettere sensazioni, emozioni insolite.

  3. Racconto affascinante, Laura Avella non delude mai, con dovizia di particolari ci fa quasi entrare nel racconto. Sempre emozionante. Grazie

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