Lo scontro di Daniela Vasarri

Lo scontro

Tema: Ti odio ma…

Autore: Daniela Vasarri

immagine tratta da torinofan.it

«Smetti di giustificarti, lo hai già fatto mille volte in questa vita disgraziata che mi hai imposta!»

Non riesco a seguire i movimenti incerti delle sue labbra, temo di vedersi concretizzare i giri fantasiosi della sua mente infantile che annaspano nell’aria cercando nuove scuse, fiducioso che prima o poi gli verrà in mente una storia nuova alla quale abboccherò e lo perdonerò ancora una volta. Me lo impongo, questa volta non riuscirà ad ingannarmi, né con le parole né avvicinandosi con quella presenza che mi inebria. Starò molto attenta a mantenere una distanza, quella necessaria a salvarmi. Mi guardo intorno, poche pareti disadorne ormai, il mobilio essenziale che non si sono portati via, un senso di desolazione e sconfitta tra queste mura. “Ti renderò una regina” mi diceva, invece faccio la cameriera per pagare i suoi debiti, da troppi anni, lotto con i suoi ritorni a casa, ho imparato a riconoscere il passo di quando perde al gioco, strascina i piedi che vorrebbe non possedere perché io non mi accorga del suo rientro da stupido fanciullo sconfitto.

Promesse, pianti, tentativi di dimenticare un vizio che uccide partendo da qualche angolo remoto della testa di Francesco, ma che lo domina, lo riacciuffa, lo trasforma.

E io lì, solida, presente, dapprima illusa che prima o poi capirà, poi, quando vedo sottrarre pezzi di noi, quando il mio portafoglio ha perso vitalità e la sua pelle si è seccata, come quella di un’anziana che sa di non poter più tornare florida, e mi rimanda il suo senso di vuoto, allora mi sento cedere, ho paura di non farcela a rimanere qui. E così ho deciso: questa è l’ultima volta, mi chiuderò la porta scrostata alle spalle, correrò giù per i gradini tanto veloce da impedirgli di inseguirmi urlando “Aspetta, ti prometto che…”.

La sua voce la ascolteranno solo i vicini, abituati alle nostre liti, alle sue alzate di testa, ai miei singhiozzi sempre più silenziosi e dimessi.

Francesco cerca i miei occhi, ma io lo evito, eppure un tempo mi saziavo dei suoi sguardi, Francesco si avvicina.

«Stammi lontano» gli intimo allungando un braccio come farei come un delinquente

«Ascoltami, ti prego» mi implora e si accascia.

“Un nuovo tentativo” penso nella confusione della situazione “finge un malore per impietosirmi”

No invece, si riprende, si siede sopra uno sgabello afflosciato che lo fa apparire ancora più vinto, sembra di colpo invecchiato, ammutolisce. Non ha mai fatto così.

Improvvisamente la mia voglia di fuga si sgonfia, sento che sta per dirmi qualcosa di diverso, ma fingo di concedergli un’ultima occasione, nascondendo la mia curiosità, così abbozzo un’espressione tollerante e mi predispongo ad ascoltarlo.

Guardo le sue mani, quelle lunghe dita che ammiravo e che desideravo sentire scivolare sul viso e sul mio corpo, molto tempo fa. Gesticolano con eleganza, Francesco non ha mai perso quel tratto distintivo ma solo denaro, molto denaro. Persino nella voce è diverso, parla scandendo le parole, misurando le frasi, parte dal nostro amore, dal primo incontro bizzarro con il quale ci conoscemmo, un incidente stradale nel quale io non avevo rispettato un incrocio. “In fondo” penso “la nostra storia è stata tutto uno scontro”, poi nell’apatia delle mie sensazioni, nella moviola del nostro passato lo sento pronunciare “È finita, non abbiamo più pensieri”.

Alzo lo sguardo che ho tenuto forzatamente fuori dalla sua traiettoria e mi sento in difficoltà. «Cosa vuoi dire?» Temo la sua spiegazione, temo di non avere compreso, temo di non sapere sopportare altri cambi di vita.

Francesco toglie dalla tasca consunta un piccolo foglio e me lo porge, allungandosi, data la distanza che ci separa. Ora lo guardo, fisso negli occhi, cerco un’anticipazione di cosa troverò scritto. “Lo lascio” ripeto a me stessa “se questo è l’ennesimo sequestro o se ha problemi legali, giuro che lo lascio”, ma continuo ad aprire quel foglio, non riconosco l’origine, devo andare fino in fondo.

La scrittura è di Francesco, una grossa cifra è l’unica cosa che leggo, ormai ho imparato a distinguere come scrive i numeri.

«Ti odio» gli dico, «mi hai rovinata»

Lui, si alza, mi passa una mano tra i capelli approfittando della mia disattenzione, sono scossa da un brivido che detesto perché ingannevole, ma Francesco si inginocchia davanti a me e mi sussurra che non si tratta di una nuova perdita, bensì…

«Ti odio ma non posso fare a meno di te» e capisco che comunque sarei rimasta lì.

Una risposta a “Lo scontro di Daniela Vasarri”

  1. Non so se sarei rimasta, nonostante tutto. Ma l’amore e i legami viscerali, sono indissolubili. Brava.

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