Mors vehementi di Giuliana Guzzon

Mors vehementi

Tema: 7 foto per 7 giorni – Max Olmi

Il ponte era silenzioso, non un mormorio, solo l’acqua che sciabordava contro i piloni. Nulla risuonava nei vicoli adiacenti.

Vannucci aveva maturato quasi vent’anni di carriera come tenente.
La sua mente logica e la sua fermezza gli avevano rapidamente permesso di fare carriera e dirigere il corpo di polizia, a capo della sezione omicidi. Tutto era funzionale, organizzato.
Stavolta, però, l’agente che aveva scoperto il cadavere a Ponte Vecchio a Firenze, era in panico; perse la testa, in delirio.

Un corpo umano.
Due occhi grandi, neri.
Le labbra erano strappate e la testa posata sul petto, coperto di sangue.
Due ganci da carne posti sul parapetto del ponte, trattenuti grazie al peso del cadavere, infilzavano le spalle.

Tutta la squadra di polizia era accorsa. Presente. Il nastro giallo era stato tirato, per isolare la zona.
Vannucci osservava, ignorando gli agenti e la scientifica.
C’era una grande pozza di sangue stagnante; le proiezioni vermiglie punteggiavano il terreno. Linee e punti che ricordavano come la vita aveva lasciato il corpo, sotto la pressione delle arterie, esplose.
Il tenente fece un semi giro del morto: esaminando e memorizzando. Nessuna emozione sui suoi lineamenti, ma strinse e allentò nervosamente il pugno sinistro. I ganci erano piantati nelle scapole.

«C’è molto sangue a terra e proiezioni. Questo significa che il cuore batteva ancora quando gli hanno perforato arterie e vene. Non è uno scherzo, come ritiene il giudice Pomi. Non è un cadavere rubato all’obitorio.» Il tenente Vannucci incrociò le braccia sul petto per riflettere sulle osservazioni che aveva maturato.
«Guardate la lunghezza delle proiezioni, quasi due metri…», aggiunse facendo tre passi indietro.

Nel frattempo, il medico legale, Anna Venturi, era giunta tempestivamente sul luogo. Inspirò con il naso, aiutandosi a mantenere la calma. All’inizio della sua carriera, aveva pensato che si sarebbe abituata a scene del genere.
Aveva torto. Si era indurita, si era evoluta, in un mondo di carne aperta e martoriata ma, in realtà, non si era abituata.
Anna aveva acquisito una distanza da ciò che vedeva, per non dimenticare l’essenziale: la vita.
Quando il sangue scorre, la vita nel suo stato puro si disperde; è il seme dell’anima e ogni goccia brilla come lo stendardo dell’esistenza. E poiché, c’era questa battaglia permanente, che chiamava coscienza di sangue, Anna Venturi si considerava al suo posto nella professione di coroner.

Vannucci rimase in silenzio a osservarla.
Anna scosse la testa. Lo spettacolo era terribile. Fissò lo sguardo sul collo della vittima. Pezzi di carne penzolavano sul bordo. La pelle era stata frastagliata all’improvviso a testimonianza della violenza dell’attacco. Nessun gesto secco o preciso, ma una successione di tagli gravemente assestati per uccidere lentamente, a costo di una barbara sofferenza.

«Gola tagliata. La lama è penetrata nella carne lacerando i muscoli, le vene, l’arteria, la carotide e le corde vocali. Il sangue è colato all’interno, nella trachea e all’esterno, schizzando», il coroner si voltò verso il tenente, allargando le mani, per rilevare l’evidenza.

Osservare il cadavere non era disgustoso in sé, era la ferocia di un depravato assassino che la disturbava. La sevizia e sofferenza della morte. L’atto volontario che procurava piacere.

«Se il killer ha pianificato, allora abbiamo un problema. Vorrei che esaminasse il cadavere con più attenzione in laboratorio, per un dettagliato parere professionale» Vannucci prese una grande boccata d’aria, prima che il corpo fosse liberato dai ganci, chiuso in un sacco e caricato sull’ambulanza per il trasporto in obitorio.
Solo allora, avvicinandosi ad Anna Venturi, si accorse dei suoi grandi occhi blu.

«Tutto bene, tenente?»
«Sì…» rispose Vannucci dalla punta delle labbra.

Il poliziotto sentiva il cuore comprimere il petto.
Si guardarono, rapidamente, ancora negli occhi, prima di andarsene.
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Giulia

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3 Risposte a “Mors vehementi di Giuliana Guzzon”

  1. Brava Giuliana. Intrigante, cruento e misterioso, sino agli ultimi sguardi che lasciano dubbi sul proseguo dell’indagine. sospetto una complicità. Non manca nulla.

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