Incontrollabile ira di un Dio di Claudia Lo Blundo

Incontrollabile ira di un Dio

Tema: un urlo in mezzo al mare

Autore: Claudia Lo Blundo

immagine tratta da pinterest

«Attention, attention, venez ici, regardez là»

Le grida risuonavano lungo la spiaggia per fare accorrere altri pescatori, altre persone perché vedessero vedere l’orrendo spettacolo che si presentava ai loro occhi: lungo quel tratto di costa francese bagnato dall’Atlantico, una decina di grossi balenotteri giacevano ormai esanimi sulla battigia del mare. In utili gli sforzi dei tanti volenterosi che cercavano di spingerli in acqua. Uno di quegli animali stringeva qualcosa tra i denti, alcuni dei presenti riuscirono ad aprirgli la bocca e da lì venne fuori una lunga rete bianca, quasi trasparente. Stessa sorte era toccata agli altri balenotteri, morti soffocati dalla plastica. Rabbia, tristezza, impotenza, rammarico, tutti quei sentimenti coinvolsero i presenti contro chi usava il mare come fosse un’enorme cloaca a cielo aperto, senza pensare al danno recato a chi vi abitava, non solo le miriadi di pesci ma anche la barriera corallina che, poco per volta, vedeva spegnere i propri colori vivaci che l’avevano resa celebre e ricercata dagli uomini.

Quei pescatori, quella gente accorsa nel vano tentativo di salvare qualcuno di quei cetacei, non immaginavano che, nello stesso momento, in altre latitudini e lungo le coste di altri oceani, si stessero svolgendo scene simili: spiagge, scogliere bagnate dagli oceani, normalmente affollate da bagnanti in cerca di frescura e benessere, ora erano occupate da miriadi di pesci di qualunque tipo, razza, dimensione, tutti morti.

Uno spettacolo terribile a vedersi come terribili erano le parole di vari giornalisti che con l’aiuto di esperti ittici, marini, astrofisici, scienziati, e gli immancabili politici, cercavano di spiegare.

Nessuno faceva caso agli alti marosi che attraversavano gli oceani e che nascondevano il Dio Nettuno seguito da uno stuolo di leggiadre sirene che, con le loro lacrime facevano aumentare il livello dei mari.

Nettuno era furibondo, le sue amate creature morivano per colpa degli uomini che sporcavano il mare in maniera incosciente, sporcizia, petrolio, e le navi: gli uomini non attraversavano più i mari con le loro barche fatte di legno che, se sprofondavano, non danneggiavano nulla e nessuno, invece ora i mari erano attraversati da grosse navi inquinanti, che stordivano i pesci con il calore e il rumore dei loro motori.

Mentre i grandi che governano il mondo si riunivano, anche Nettuno aveva chiamato in riunione gli dei che governano la terra.

Intanto, in tutto il mondo era un gridare, un recriminare, ipotizzare e… comunque… il capo d’accusa era l’uomo che con i suoi vizi, i suoi difetti, le sue strafalcionerie stava rovinando la terra e aveva rovinato i mari.

Tutti loro, Dei del mare della terra e del cielo, avevano già mandato segnali all’uomo perché si ravvedesse: ma nemmeno la strage del covid 19 era servita a nulla. L’uomo non aveva fatto e non sembrava intenzionato a fare nulla per arginare i danni procurati al mare e ai suoi abitanti ed ecco i mari ormai erano giunti al collasso generale e i pesci ignoravano che, mentre pensavano di nutrirsi, in effetti decidevano da soli la propria sorte.

Forse alcuni uomini avevano intuito che, chissà cosa sarebbe potuto accadere; ogni tanto si sentiva parlare di innalzamento delle acque del mare, e avevano iniziato a cercare dei ripari, ripari egoistici: costruivano paesi negli entroterra in modo da non essere raggiunti dalle acque dei mari.

Altri uomini, la maggior parte, purtroppo, si comportavano come se il problema non esistesse.

Anche lungo le coste del piccolo mare Adriatico si era formata una lunga e ampia barriera fatta di tutte le patelle morte che la risacca aveva spinto sulla spiaggia.

Su una di quelle dune stavano seduti alcuni giovani: bevevano, mangiavano e non sembravano intenzionati a lasciare puliti quei luoghi. A un tratto uno di loro decise di rompere la monotonia del loro mangiare e bere.

«Dai, buttiamo in mare le bottiglie di birra: vediamo chi le lancia più lontano.»

«Ma no, lascia stare, mettiamole in un sacchetto!» Una debole protesta alla quale fece seguito la risata ironica e sciocca degli amici:

«Il salvatore del mondo!»

«Un due tre!» Al tre seguì il lancio di varie bottiglie che con sonori splash si persero tra le onde del mare.

I giovani continuarono a sghignazzare ma, all’improvviso, le risate sguaiate sulle loro labbra si trasformarono in una smorfia tragica. Dalle onde del mare emerse un essere imponente, in mano reggeva un tridente. I giovani cercarono di arretrare, terrorizzati, ma caddero sulle patelle perché in quello stesso istante l’essere emerso dalle onde emetteva un grido possente che nulla aveva di umano e che si materializzò in un’onda spaventosa che, solcando il mare, quasi fosse su un pattino, si abbatté sui giovani che arrancavano in cerca della salvezza e che non avrebbero mai saputo che l’ira incontrollabile di Nettuno si stava abbattendo non solo su loro ma sulle coste e sui paesi circostanti.

4 Risposte a “Incontrollabile ira di un Dio di Claudia Lo Blundo”

  1. Morale della favola , non inquinare . CARA CLAUDIA come sempre .. hai centrato il grosso problema del nostro mondo . Grazie .

  2. Claudia, la verità nelle tue parole diventa profonda analisi del quotidiano. Brava, come sempre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.