7 giorni di follie di aprile

penombre 14x18Tematiche particolari e molto difficili.

Il nostro contest di aprile riflette uno stato emotivo espresso dai nostri autori. La primavera risveglia attimi in cui la riflessione diviene il momento in cui gli animi si placano e si osserva il mondo rapportandolo alla nostra sfera personale. Dunque, i temi che sono stati scelti mirano a farvi calare nelle profondità dell’animo umano, per portare a galla i lati oscuri o nascosti che vi possono albergare. Aspetti non necessariamente negativi, ma che anzi, spesso, sono sinonimo di fragilità e insicurezza, sono lo specchio di timori, più o meno consci, che possono perseguitarci e arrivare ad avvelenare la nostra esistenza. Alcuni vi potranno sembrare simili, ma in realtà simili non sono, hanno caratteristiche comuni che si susseguono a catena da un titolo all’altro, formando quel legame che impone limiti e costrizioni. Ciò che vi proponiamo questo mese affronta diversi aspetti del sociale, riscontrabili quotidianamente anche in chi ci sta accanto, chi, insospettabilmente, porta dentro di sé un peso insostenibile. Tuttavia, come avrete modo di notare, abbiamo anche inserito qualcosa di ameno, argomenti che possono essere affrontati con più leggerezza. Passo quindi a descrivere ogni singolo titolo.

Mi odio. Il tema propone un sentimento che mette a nudo noi stessi. nel momento in cui la consapevolezza prende il sopravvento, i pensieri si affollano diventando un atto di accusa verso il nostro stesso operato. Frasi come “Mi odio per averti creduto”, “Mi odio per essermi fidato”, “Mi odio per non aver reagito” e altri esempi simili,  costituiscono il leitmotiv per il quale il banco degli imputati ci accoglie, non assicurando un’amnistia per i nostri errori. Perdonare gli altri è sempre più semplice che graziare noi stessi.
Bulimia. Questo disturbo del comportamento alimentare nasconde delle motivazioni psicologiche molto importanti, stati di negazione in cui i soggetti tendono a non riconoscersi nel proprio aspetto fisico, arrivando a minare profondamente la propria autostima. Un processo psicologico che trova le proprie radici in fattori di ansia e depressione e che lascia delle conseguenze anche in età adulta. L’argomento è delicato e prevede una profonda conoscenza dell’argomento. Trattare la tematica limitandosi a descriverne gli effetti non porta a comprenderne le cause.
Colpevole. Sentirsi o essere colpevoli di qualcosa non nasce, necessariamente, da fattori certi e comprovati. Spesso il sentimento scaturisce da fisime e ossessioni solo nostre, ma che non trovano riscontro nella realtà. Lo stesso dicasi per tutti quegli episodi in cui è sempre qualcun’altro a diventare il solo responsabile di una determinata situazione. Vi sono persone che non ammettono la natura dei propri errori e sono sempre disposte a trovare un altro che possa diventare il colpevole di turno. Due aspetti di una tematica che può essere affrontata da vari punti di vista.
Il tempo passa. Il tempo è inclemente e passa senza curarsi dei nostri stati d’animo, ma è anche il miglior medico per i nostri sentimenti infranti e per le delusioni cocenti. Il fatto che non si possa fermare significa anche che ciò che non viene vissuto al momento non verrà più recuperato e coloro che vivono nel passato o guardano solo il futuro, non godono di quello che il presente è in grado di offrire. Questa bella tematica da modo di spaziare fra i ricordi e le speranze, ritrovando le basi in ciò che avviene.
Stalking. Un tema sociale decisamente di attualità. Non tutti avranno avuto a che fare personalmente con questa forma di persecuzione ma, probabilmente, posso comprendere (magari indirettamente) che cosa possa significare vivere con un’ombra al tuo fianco, che non è la tua. Non sempre lo stalker diventa alla fine veramente pericoloso, ma il non diventarlo non garantisce alla sua vittima una vita serena e una certa sanità mentale.
La rabbia. La rabbia è uno dei sette peccati capitali e, nei suoi vari aspetti (improvvisa, sorda, esplosiva, incontrollabile…), porta l’essere umano verso una soglia, oltre la quale si possono celare diverse insidie spesso deleterie e irreversibili. Tuttavia, più distruttivo ancora è quel rancore che cova negli anni sotto le ceneri, un carbone ardente a cui basta la minima scintilla per tramutare in devastazione tutto ciò che gli capita a tiro. E non sempre è la presenza del fuoco o del fumo a mandare il giusto segnale di pericolo: la rabbia, quando diventa fredda, uccide come l’azoto liquido.
Favole. Favole per bambini o favole per adulti? I fratelli Grimm o Sherazade? Sta a voi decidere quale affrontare e in quale direzione lasciare vagare la fantasia. Nulla vi vieta di scriverle entrambe.
Nascosto nei sogni. I sogni rispecchiano la parte più intima del nostro essere, riportano a galla le speranze e cercano di trasmetterci ciò che il nostro inconscio ha ben compreso, molto meglio di quanto il nostro lato razionale è in grado di fare. Non vi chiediamo incubi ma, al contrario, vi chiediamo di svelare ciò che realmente si nasconde dietro il nostro sguardo, dietro il nostro apparente stato di coscienza. Per chi non lo avesse compreso, Dietro lo sguardo è un omaggio voluto nei confronti di una splendida poetessa: Elisabetta Bagli.

7 Risposte a “7 giorni di follie di aprile”

  1. Intensa e’ la rabbia incustodita altresì nascosta nei sogni che cerca veemenza
    Una bulimia colpevole di esistere e crescere anche nelle favole più colorate
    Mi odio perche il tempo che passa e’ il peggiore degli stalker

  2. Divampo ricordi
    nell’urna del tempo
    racconti passati
    e di rabbia ansimati
    stalkig d’una vita
    vissuta a timore
    d’esser colpevole
    di mancato amore.
    Amor per se stessi
    che maturando cresce
    e amor per gli altri
    che per regola poi nasce…
    Son solo favole
    raccontate agli infanti,
    bulimie di parole infrante
    quando alla fine
    da nascosto nei sogni
    compare in carne ed ossa
    l’Uomo Nero
    quello che ti frega
    il colore dagli occhi
    quello che ti frega
    il calore del cuore.
    Mi odio per questo!
    Mi odio
    per tutto quel tempo che passa
    da quando sei nato
    a quando capisci
    che il tempo è passato,
    perché nel frangente
    non ci sei stato.

  3. Vivo immersa nella realtà
    di una favola al contrario.
    Bulimica di emozioni
    le inseguo,
    con una rabbia – e l’affanno –
    che mai si placa.
    Mi odio!
    Odio lo stalker che vive dentro di me,
    colpevole di riempire
    e colpire e assalire,
    far tremare la mia anima
    di silenzi assordanti.
    Odio il tempo che passa,
    quello che fa vacillare i sentimenti
    come gli istanti in una pendola impazzita
    – con il suo batacchio che ciondola asincrono –
    Non mi resta
    che rimanere nascosta tra i sogni,
    fermare il tempo e uccidere la carne
    che freme al solo pensarti.
    Tanto non ci sei.

  4. Nascosto nei sogni, nel battito di ciglia che separa la notte dal giorno, il Korrigan schiumava di rabbia. Dal mondo delle favole stalkerava il povero mortale che aveva disturbato il suo mondo, comparendo ogni volta che si addormentava e puntando il dito contro di lui. Il pover’uomo era ridotto all’ombra di se stesso. Il tempo passava, e si rifugiava, bulimico, nella cucina del suo padrone Voigt a divorare salsicce e crauti, fino ad odiare se stesso e le proprie colpe. Alla fine un colpo di pistola mise fine ai suoi tormenti. La pistola fumante cadde per terra.
    Voigt, tornato a casa, vide la scena e urlò. “Ma perchè diavolo hai sparato al mio frigorifero?”

  5. “Attendo…
    Qualcuno direbbe che questo mia atteggiamento sia simile alla BULIMIA. Non mi sento mai sazio, e posso arrivare quasi a scoppiare. Oppure posso restare così, nell’inedia, fino quasi a scomparire. Eccessivo. Anche in questo eccessivo.
    Attendo…
    IL TEMPO PASSA, e gioca a mio favore.
    L’ho seguita per tutto il giorno. Uno STALKER.  Era sfuggente, sinuosa, sensuale. Una FAVOLA.
    Ma non sono così innocente da farmi incantare. C’è un posto per lei stanotte. Un posto NASCOSTO NEI MIEI SOGNI.
    Attendo…
    Le ombre lunghe della sera sono scomparse già da un po’. Sento la coperta fredda della notte che cala su di me. Ma non mi fermerà. Sono pronto.
    Lei sa che sono vicino. Deve saperlo. Ha paura di me, sento la sua paura. Ma non può restare chiusa là dentro per sempre. 
    Attendo…
    Eccola.  Sta uscendo. Si guarda attorno, timorosa.  Ma non mi vede. Non può. Sono un’ombra tra le ombre. 
    Attendo…
    Ora si sente tranquilla. Si illude di essere al sicuro. Si avvicina. Tra pochi istanti sarà il momento. Niente mi potrà fermare. Chiudo la porta alla mia determinazione e apro il sacco dove tengo chiusa la RABBIA.  Dovrò essere veloce, spietato. Una belva. Niente mi potrà fermare, niente…opsss…ma che cazz…”
    Irma prese tra le mani il piccolo micio bianco e nero, sollevandolo come se fosse stato fatto della stessa sostanza delle nuvole. Era piccolissimo, due occhioni gialli grandi grandi e una pelliccia tutta arruffata. Avrà avuto si e no tre settimane di vita.
    -brutto brutto brutto- disse con la voce di caramella, con quel tono che usava per rimproverare le bambine quando ne combinavano qualcuna – ti credi già un felino grande e grosso e te la prendi con una lucertolina? Che ti ha fatto mai eh?  E non guardarmi con quegli occhi da pesce lesso. sei COLPEVOLE. Lasciala stare. Vieni ti do due croccantini- e si allontanò con quel batuffolo tra le braccia.
    “C’è mancato un soffio” pensò la lucertola allontanandosi in fretta ” MI ODIO  quando sono così distratta. Uno di questi giorni ci lascerò la coda!”

    1. bellissima! Grazie! E anche Memè (la gatta) ringrazia… soprattutto per i croccantini 😀

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