Parole portate dal mare di Antonella Di Leonardo

Parole portate dal mare di Antonella Di Leonardo

L’amore per il mare non si può cancellare, è come il mal d’Africa, come una malattia cronica, non passa.
Giulia amava definirla una questione genetica o qualcosa legato al suo segno zodiacale. Lo scorpione è un segno d’acqua, lei era una scorpioncina, lei non poteva non amare l’acqua. Le piaceva ripetere questa specie di sillogismo di aristotelica memoria.
La sua mente logica e razionale non dava credito all’astrologia né alla superstizione, eppure si riconosceva in quel segno…ma torniamo al mare.
Giulia come tutte le mattine subito dopo l’alba usciva di casa, attraversava il passaggio a livello, imboccava la strada che portava alla scogliera e si sedeva su uno scoglio a leggere. Di tanto in tanto alzava gli occhi e lo sguardo si perdeva nel blu infinito.
Di solito la scogliera era deserta, solo più tardi arrivava qualcuno. In fondo erano sempre le stesse persone, una mamma con due bambini, una coppia di fidanzatini, l’uomo col cane che appena arrivato si lanciava in acqua e poche altre persone. Benché amasse gli animali Giulia mal sopportava quel cane che dopo essersi bagnato, si scrollava l’acqua di dosso inondandola di goccioline. Quella mattina l’uomo arrivò prima del solito. Quando il cane si tuffò in acqua, istintivamente, Giulia si alzò per evitare che al suo rientro la bestiola le regalasse la seconda doccia della giornata. Fu allora che vide tra le rocce una bottiglia. Pensò che si trattasse di un rifiuto lasciato da bagnanti distratti e la prese con l’intenzione di riporla in un cestino, ma quando l’ebbe tra le mani si accorse che non poteva essere così. La bottiglia aveva al suo interno un foglio arrotolato su se stesso. Cercò di estrarre il tappo di sughero indurito dal tempo dal collo della bottiglia ormai diventata verdastra per la vegetazione e solcata qua e là dai cirripedi.
L’impresa non fu semplicissima, ma alla fine il tappo cedette e Giulia estrasse il rotolo di carta.
– Si tratta di uno scherzo – pensò – non può essere vero –
La carta era scura e pesante, sembrava carta paglia. Giulia sfilò lo spago e cercò di aprire il rotolo che emise un inquietante crepitio. Per un attimo la donna temette di averlo strappato e si fermò, ma la curiosità prese il sopravvento e lo aprì con un gesto deciso, all’interno non c’era nessuna scritta.
Intanto il cane uscì dall’acqua, le si avvicinò e… si crollò. Colta di sorpresa, Giulia lanciò un urlo ed imprecò. L’uomo si avvicinò di corsa, mise il guinzaglio al suo cane e si scusò dell’accaduto.
-Non si preoccupi, ci sono abituata. Non lo ha notato? Il suo cane fa così tutti i giorni.-
-Mi dispiace, non me ne sono mai accorto, altrimenti avrei cercato di impedire che le desse fastidio.-
L’uomo abbassò lo sguardo e vide il foglio che Giulia teneva saldamente tra le mani.
-Cosa ha trovato, signorina…?-
-Giulia-
-Io sono Claudio. E’ strano, veniamo qui tutti i giorni e non ci siamo mai rivolti la parola. Mi fa vedere cosa ha trovato?-
-Niente di interessante, è solo un rotolo di carta, era in quella bottiglia, credevo contenesse un messaggio, ma mi sbagliavo-

Per dare forza al suo discorso aprì il rotolo e lo mostrò all’uomo. La sorpresa fu tanta quando entrambi videro una scrittura minuta materializzarsi davanti ai loro occhi.

“ L’allodola canterà molte volte prima che i vostri sguardi possano nuovamente incontrarsi, ma quel giorno io sarò con voi.
Quando vi ho separati mi avete odiato e non siete riusciti a comprendere che lo facevo solo per salvarvi da morte sicura. Eravate poco più che bambini ed eravate destinati al sacrificio. Il sacerdote diceva che bisognava placare il dio del fuoco e l’unico modo per farlo era quello di lanciarvi tra le sue braccia. Mi rifiutai di cedervi a lui e per questo fui duramente punito.
All’alba sarebbero venuti a prendervi, ero disperato. Avrei voluto fuggire e portarvi in salvo, ma la casa era piantonata dalle guardie e non c’erano altre vie d’uscita se non la porta d’ingresso. Quando vidi due donne materializzarsi all’interno della cucina, pensai di avere le traveggole, ma intuii che se erano lì c’era un motivo. Non ebbi dubbi, erano venute per portarvi in salvo. Vi affidai a loro. Così come erano arrivate svanirono dissolvendosi in una nuvoletta di fumo bluastro. Ciascuna in una direzione diversa. Per salvarvi, avevano detto, bisognava separarvi. Non ne compresi il motivo, ma mi fidai di loro. Vi avrebbero fatto cadere in un sonno profondo dal quale vi sareste svegliati molti e molti anni dopo in un mondo diverso da questo. Separarvi era crudele, ma le donne mi assicurarono che vi sareste incontrati di nuovo; per lungo tempo sareste passati uno accanto all’altra senza rivolgervi né uno sguardo né una parola fino a quando uno di voi non avesse trovato questo messaggio.
Ora figli miei, siete di nuovo insieme. Per questo dovete ringraziare quel grosso cane che ama tanto il mare così come lo amate voi e come l’ho amato io. State già cominciando a ricordare…vero?”

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29 Risposte a “Parole portate dal mare di Antonella Di Leonardo”

  1. Voto questo testo. L’ho trovato bellissimo e molto emozionante, lasciandomi con il fiato sospeso fino alla fine

  2. Davvero un bel racconto! Potrebbe essere l’inizio di un libro! Lo voto

  3. Un finale inaspettato, ho apprezzato molto anche la semplicità con cui ci sei arrivata. Molto bello, voto per questo testo

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