Scherzi d’una mente arroventata di Anna Ciraci

Scherzi d’una mente arroventata di Anna Ciraci

Genere: Onirico/Psicologico/Realismo.

Quattro del pomeriggio.
Il termometro segnava 39, 1 gradi centigradi , il condizionatore d’aria era rotto ed il sole, quel giorno, sembrava volersi spalmare direttamente sulle tapparelle abbassate, quasi come voler farci l’amore sotto i miei occhi e senza alcun pudore.
Ero sdraiata sul pavimento in mutande e reggiseno, il divano era bollente, nella vana speranza di riuscire a trarne un po’ di giovamento, ormai mi ci ero appiccicata dal sudore che grondava da tutte le parti.
Mi addormentai, infondo era l’unica cosa che in quello stato si poteva fare…
Un tonfo immenso mi destò violentemente dal mio sonno, sembrava che uno sparo fosse esploso direttamente nelle mie orecchie, mi rizzai in piedi ansimante nel buio, il cuore mi pulsava a un punto tale dentro le vene che sembrava volesse uscire dalla cassa toracica. Pareva di vederlo, come nei cartoni animati entrare ed uscire da sotto lo sterno. Deglutii saliva inesistente, date le fauci assetate per la disidratazione e, prendendo coraggio, alzai lentamente la tapparella che ormai aveva smesso di spassarsela col sole per vedere cosa fosse successo.
Lo scenario che mi si mostrava era a dir poco apocalittico.
Non c’era più nulla davanti al mio balcone, tutto sparito!
Là dove prima esisteva il giardinetto comune della mia palazzina ora sprofondavo il mio sguardo in una voragine infinita. Della villetta a due piani dei dirimpettai non compariva più neppure il tetto spiovente ricoperto di tegole. Non c’era più la strada, il muro che la costeggiava, la villonza al di là di quel muro che tanto m’era impossibile vedere anche prima grazie alla folta vegetazione da giungla che la contornava, era svanita pure quella.
Ero circondata dal vuoto assoluto. A perdita d’occhio non esisteva nulla, neppure sotto il mio balcone, svanita anche la vecchiaccia brontolona del piano di sotto, zero.
Sembrava che il mio piano fosse sospeso in un nulla assoluto. Feci il giro delle finestre per verificare non fosse un’allucinazione, pensavo tra me, in panico, tra un metro e l’altro della casa di poter rinsavire e ritrovarmi nel mondo di sempre, ma il nulla si ripeteva. Svanita la casetta di fianco col bel moro muscoloso che faceva stretching tutte le mattine davanti alla mia cucina, l’ammiravo ogni giorno fumando la prima sigaretta dopo colazione, una vera scarica di adrenalina mattina che prometteva un bel inizio di giornata.
Nulla. Anche il pino che prendeva forme strane di notte col vento sotto l’unico lampione della via, una sera sembrava parlare sotto le raffiche violente, ero rimasta impietrita a guardar occhi naso e bocca che si muovevamo.
Nulla, solo il nero profondo ad annebbiarmi il cervello dalla paura… Anche dietro dalla parte del bagno era sparito tutto, il mio monte dal color dello smeraldo non c’era più.
Sudavo ma il sudore era freddo, i brividi erano diventati movimenti inconsulti fin sotto, alle gambe, tanto che ormai non mi reggevano più. A fatica raggiunsi la porta d’ingresso e con la mano alla toppa cercavo di aprila ma non riuscivo dal tremore.
Respirai a fondo, tornai in cucina per bere ma non arrivavo a tenere in mano il bicchiere, presi la bottiglia della birra e la bevvi tutta in un colpo solo.
Respirai ancora, e rifeci il giro finestre ma nulla, rimase tutto immutato. Aprii la porta e tutto sembrava come prima, le scale, il pianerottolo, la porta di fronte era tutto com’era sempre stato.
Bussai…
La porta si sradicò da sola e la vidi precipitare in un buco nero infinito, fu allora che svenni.
Mi svegliai sotto i colpi al viso di mio marito che urlava il mio nome, tutto agitato e convulso a scuotermi.
Bagnata fradicia mi alzai dal pavimento rischiando di scivolare dentro il mio stesso sudore. Lentamente ripresi possesso di me stessa e rifeci il giro di tutte le finestre, era tutto come era sempre stato. Il bel vicino era lì a farsi le addominali ignaro, la villonza era sempre sepolta dal sua giungla. Il pino era al suo posto. Ogni cosa era tornata, ed io ho chiamato il tecnico del condizionatore!

16 Risposte a “Scherzi d’una mente arroventata di Anna Ciraci”

  1. Il racconto parla di un estate degli anni settanta nei pressi di Cesena? Ho sempre avuto l’impressione che la vicina di casa mi spiasse.Vabbè solo per l’apprezzamento che mi hai fatto ti meriti il voto. Brava.

  2. voto per questo testo… hai espresso benissimo l’idea di questo incubo tormentato… mi piace… brava Anna..

  3. … angoscioso ma… bell’incubo, descritto alla perfezione in ogni sua angolatura

I commenti sono chiusi.