È ancora il tuo biancore immaginato
ad arruffare voglia a inturgidire
è lento il mio crollare alle carezze
raccontando le tue curve alla pelle;
inarco il fiato caldo al desiderio
simulando l’impronta del tuo corpo
stringo scettro in assenza di regina
a stirare le mie vene già gonfie;
affondo il movimento a denudare
la cupola vermiglia dal prepuzio
mancanza che travesto di piacere
battezzando la mano col tuo nome;
nel ritmo si frantumano vocali
e monta inarrestabile marea
singhiozzo quest’inganno nella notte
che orfana riplasmo nei pensieri.
– dentro l’apnea di un illuso sussulto –