Le parole taciute di Federica Mattei

Le parole taciute di Federica Mattei

Era buio, a stento riuscivo a riconoscere le sagome degli oggetti presenti nella stanza. La notte cala in fretta in certi periodi dell’anno, è quasi come se precipitasse. E ogni volta sembra cogliermi impreparata. Avvertii un rumore sconosciuto nella stanza, non uno di quelli che solitamente abitano la mia casa. Un ticchettio, un richiamo, forse un sasso alla finestra. Scostai la coperta dalle cosce rendendo il mio corpo bersaglio di quell’aria fredda che, senza preavviso, ti fa rabbrividire strizzandoti la pelle negli indumenti. Mi alzai di colpo in preda al panico, con i pugni serrati quasi a farmi forza. Poi inizia ad avvicinarmi alla finestra, lentamente e sospettosa, come trainata da una corda invisibile. Mi stropicciai gli occhi, guardai fuori tentando di mettere a fuoco il paesaggio. Il cielo sembrava essere stato bruciato come carta di giornale e se ne stava adagiato là, col suo color grigio topo, a delineare un orizzonte che tentava di assemblare assieme pezzi che parevano non appartenersi. Gli alberi agitavano le fronde come in una danza folle. Verso il basso. Poi in alto. Ritmicamente. Sempre più veloci. In preda alla pazzia. Il vento forte. Uno strano fruscio. Quel sibilo spettrale di aria filtrata tra gli infissi, che ti taglia la gola per la paura. Che t’affanna il respiro. Un’ombra dietro il cespuglio. Un viso al di là del vetro. Gli occhi rossi come il fuoco. Come il sangue. Minacciosi. Inquietanti. Arrabbiati. Indietreggiai. La fissavo. Mi fissava. Sembrava volesse parlare. Urlare. Spalancò la bocca. Allora mi accorsi che era vuota. Pareva un precipizio sul nulla. Non intravedevo il principio della gola. Non vedevo una fine. Era solo vuoto. Un vuoto senza tempo. Un vuoto fatto di parole taciute. Di quei pensieri che non assumono le sembianze di un suono. Indietreggiai ancora. Mi era vicina, con la sua bocca spalancata sul nulla. Mi attirava a sé. Non riuscivo a smettere di fissarla. D’improvviso inciampai in qualcosa e sprofondai, risucchiata da una forza che non conoscevo. Che mi tirava giù, verso un baratro. Vedevo scintille di colori viaggiarmi di fianco, come i prati corrono quando guardi fuori dal finestrino di un treno in corsa. Li vedevo sfilare veloci. Troppo veloci. Perdevano di nitidezza. Si amalgamavano diventando un colore indefinito. Una caduta libera a folle velocità. Poi un tonfo. Sordo. Atterrai sul materasso, o almeno quella fu la sensazione. Spalancai gli occhi. La stanza sonnecchiava nella penombra. Volsi lo sguardo a destra, poi a sinistra, poi verso la finestra. La fronte matida di sudore, il cuore che batteva come impazzito. Dalle persiane trapelava la luce soffusa del primo mattino. Tirai un sospiro di sollievo e mi misi a sedere sul letto. Scostai la coperta dalle cosce; l’aria era tiepida. Mi alzai, infilai le pantofole e la mia immagine era già proiettata sullo specchio fissato alla parete. Riconobbi quegli occhi rossi nei miei, ora orfani di quel rossore sospetto. Erano assonnati, si, ma sereni. Mi ero finalmente resa conto di non aver più bisogno di tacere. Quella bocca andava riempita di parole, la rabbia vestita di sentimenti nuovi. La vita reale vissuta.

43 Risposte a “Le parole taciute di Federica Mattei”

  1. Le votazioni si sono chiuse domenica, 23 novembre, alle ore 23.59

  2. complimenti federica, strepitosa interpretazione e un pò mi ci rivedo pure io! 😉

  3. Voto questo testo….. Bravissima l autrice che é riuscita in una pagina ha raccontare il percorso di una vita in cui ci si rende conto che solo ascoltando se stessi si ha la forza di reagire e urlare al mondo il nostro essere

  4. Voto questo testo. Coinciso e intenso: degno di un caffè.

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