Frammenti di ricordi di Rebecca Loose di Roberta Sacchi

Frammenti di ricordi di Rebecca Loose di Roberta Sacchi

Genere: Sentimentale/ intimistico/riflessione.

È mezzanotte e mi ritrovo come sempre in compagnia di Diabolik, è Estate ed è trascorso ormai un anno da quando ho lasciato Washington per tornare qui a La Plata. E’ una notte stupenda, il riverbero della luna si specchia nel mare e, sebbene sia solo il crepuscolo, già si può vedere Venere, la stella più brillante, occhieggiare alla destra della luna.
E’ un periodo alquanto nostalgico per me, perchè sempre più spesso ripenso a Thomas e alle mie amiche; quasi ogni giorno sento una fitta al cuore dolorosa, che mi spezza l’anima in due. Per una frazione di secondo, un battito di ciglia, ho quasi pensato che Tanya fosse tornata a perseguitarmi. L’immagine evanescente di lei sulla Slice of Life trasforma i miei sogni in incubi agitati.
Così, mentre lascio che la mia mente vaghi a briglia sciolta tra le nebbie della selva dei miei timori, una leggera brezza marina agita i miei capelli al vento. Se chiudo gli occhi mi sembra di aver attraversato le barriere dello spazio e del tempo e, forse, per questo motivo, mi sento pronta a spiccare il mio primo passo verso l’ignoto, in un volo d’angelo senza fine.
In questo momento di lugubri pensieri Diabolik, percependo la mia ansia, si avvinghia saldamente con la sua coda alle mie caviglie ed io mi sento pronta ad affacciarmi su un nuovo mondo. La mia fantasia ormai sta trovando la via per evadere dalle mura della mia camera, stasera troppo stretta ed angusta per contenere tutta la malinconia dei miei ricordi.
Mi chiedo che senso abbia, ma non sempre l’irrealtà della mia creatività ha un nesso. L’unica possibilità è lasciare che i miei pensieri vaghino nella notte che sta calando, sfiorino i ricordi delle persone del passato e spero scaccino i miei incubi.
All’improvviso la scena sfuma in dissolvenza ed io sono di nuovo sul molo di legno: quello stesso pontile che Helena ed io abbiamo attraversato più volte, quando spiavamo Adam. Il medesimo che mi ha portata alla fine del capitolo della mia vita a Washington. E’ come se da un momento all’altro mi aspettassi Aiden, il quale col suo berretto da baseball e l’aria dinoccolata viene a salutarmi. Ovviamente non è così, io sono a La Plata. Forse è questa presa di coscienza che fa cambiare nuovamente il paesaggio creato dalla mia fantasia.
Il cielo, da principio plumbeo, si apre per poter accogliere un fascio di luce, forse il mio cuore si sta alleggerendo dai ricordi e dalla pesantezza degli ultimi incubi, forse c’è uno spiraglio per uscire dalla mia nostalgia, almeno è così che voglio interpretare ciò che la mia creatività mi propone.
Non voglio più pensare a me stessa come a una donna sola, la cui anima vaga alla ricerca di qualcosa che non riesce a trovare. Non voglio più vedermi accovacciata a piangere sul passato, nelle mie lunghe passeggiate in spiaggia.
Voglio risorgere e uscire dal torpore dei ricordi! Niente più tristezza, ma solo quel fascio di luce che mi invita a seguirlo in un mondo migliore ed è così che ripercorro il lungo tragitto che mi ha portata fino a qui.
La scena si dissolve e mi ritrovo al tramonto in riva al Potomac. Pennellate di rosso e di arancione, sfumate nel giallo ocra, illuminano il cielo e la strada del mio ritorno a casa: sono di nuovo sul molo ma senza tristezza, abbraccio il mio Diabolik.
Mi sento come se fossi riuscita a conglobare tutti i sentimenti negativi in una massa unica e ora fossi riuscita a farli esplodere: frammenti di negatività che si dissolvono nell’etere, strappati via dal mio cuore, con una forza pari a quella di un uragano.
Nel mio scenario immaginario ora c’è solo pace e tranquillità.
Ritorno sulle sponde del Potomac dove una piccola barchetta è pronta a portarmi verso altre avventure, lontano dalla malinconia e dai ricordi più tristi.

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