Cenere-z

Cenere-z di Mara Cristina Dall’Asen

Immagine tratta dal web
Immagine tratta dal web

In un tempo lontano nel mondo che verrà, che poi chi lo sa quanto sia lontano quel tempo, vivevano tre sorelle e una madre malvagia, un padre svampito e un principe smemorato.
La madre era una persona completamente fuori controllo, in un mondo che le somigliava molto e che anzi era completamente sfasato da ogni realtà a noi conosciuta.
La signora era stata accoppiata, perché sposarsi era una cosa d’altri tempi e assolutamente scandalosa, con un uomo completamente vuoto. Un uomo di cui era rimasto solo un involucro neanche tanto piacevole da vedere, non si sa bene dove avesse perso le sue capacità, e lui non sapeva neppure dove aveva perso la sua prima donna, probabilmente era fuggita mentre lui si dondolava con la sedia, e con suo rammarico lei aveva dovuto lasciargli in eredità la figlia, una figlia strana dal nome ancora più strano: Cenere.
Così il Grande Orecchio che comandava su tutto l’emisfero, che tutto sapeva e sentiva l’aveva ri-accoppiato a Lady Tremaine, la spannata di cui parlavo sopra, e Cenere aveva trovato due sorelle.
Anastasy e Genovy, si chiamavano così perché la nobile madre seguiva in modo maniacale le mode, e ovviamente in quel periodo andavano molto di moda i nomi con la ipsilon!
Infatti anche il loro gatto si chiamava Lucifery, antipatico, aggressivo e impiccione come le padrone.
Anche il nome di Cenere venne subito cambiato, ma non con la ipsilon bensì con una zeta, dispregiativa, perché lei non era degna del loro rango, era solo un fardello acquisito per obbligo. La matrigna le aveva allestito una camera nel sottoscala, lontano dal resto della casa, proprio per sottolineare la sua diversità.
Quella strana famiglia viveva in una casa sulla collina di piattaforme più in vista della città, ed era tutta di vetro in modo che tutti potessero vedere l’eleganza e l’opulenza degli arredi. Certo che almeno il bagno con quattro muri avrebbe evitato molte scene imbarazzanti.
Tutti i famigliari portavano vestiti semi trasparenti, tempestati di paillettes e perle, e non sempre era un bel vedere!
Ma tutto doveva essere messo in mostra, esibito agli abitanti delle piattaforme sottostanti perché capissero la loro inadeguatezza a quel mondo sfavillante e non avanzassero pretese impossibili.
In tutta questa storia Cenere- z era un’eccezione: eclettica e intelligente come la vera madre aveva imparato a difendersi e all’occorrenza a mimetizzarsi.
La signora Tremaine e Any e Geny, lei gli aveva accorciato ancora un po’ il nome visto che erano totalmente inutili era meglio sprecare meno fiato possibile, avevano provato in tutti i modi a sottometterla ai loro voleri, ma non erano riuscite nel loro intento e ora la ignoravano sdegnosamente.
Il padre invece si era dissolto nel nulla, il vuoto un po’ alla volta aveva coperto anche il suo volto e da anni non lo vedeva più, ma quasi nessuno si accorse della sua definitiva dipartita.
Cenere-z era felice di queste cose, nessuno che rompeva più, nessuno che le diceva cosa e come fare. Anche Lucifery le stava alla larga, da quando aveva stretto un patto con una topo grande e grosso che aveva un buffo ciuffo biondo in mezzo agli occhi. Si chiamava Gastone, per gli amici Gas-gas. Non si sa da dove fosse arrivato, probabilmente era passato attraverso i tubi del riscaldamento, e aveva messo subito le cose in chiaro menando a destra e a manca il gatto che non si era più azzardato a oltrepassare il confine della sua camera.
Cenere-z si vestiva con colorati pantaloni d’altri tempi e larghe camice a fiori, inoltre aveva tappezzato la sua camera nel sottoscala con stoffe colorate recuperate nella cantina, proprio per non lasciarsi vedere. Nella sua camera aveva conservato tutti i libri di sua madre, sempre quella vera, e pochi oggetti recuperati prima di essere trasportata con la navicella su quel livello, il 3 o il 4 non ricordo.
Tra quegli oggetti ce n’era uno più curioso degli altri: una scarpa di cristallo.
La madre le aveva detto che prima o poi qualcuno sarebbe venuto a riprenderla, e che doveva conservarla senza romperla perché faceva parte di una storia di famiglia che si perdeva nella notte dei tempi.
La leggenda voleva che fosse appartenuta a una principessa e che i discendenti del principe sarebbero venuti a reclamare lei e la scarpa in una notte senza luna, alla mezzanotte esatta.
A dire il vero Cenere-z la usava per l’acqua dei pennelli, sì perché lei amava dipingere e non credeva proprio alla vecchia storia della madre.
Ma quella notte era proprio senza luna, e quando Cenere-z andò ad aprire le tende per far entrare un po’ di aria fresca, improvvisamente ripensò a quella storia, era quasi mezzanotte.
Distolse i pensieri ridendo di sé stessa e si girò, ma un rumore sconosciuto la scosse e i suoi occhi videro materializzarsi in mezzo alla stanza una grande palla, sembrava una noce di cocco enorme.
Spaventata si appoggiò ai vetri della casa e quando vide uscire una gelatina informe non seppe più cosa pensare.
La gelatina si muoveva, fluttuava… prendeva forma, caspita però, proprio una bella forma!
Un giovane alto, abbronzato e tremendamente affascinante le stava di fronte, in mano teneva una scarpetta uguale alla sua. Poi improvvisamente le parlò.
«Mi son perso già un centinaio di volte e tu devi essere quella giusta per forza! Ho visto che ce ne sono altre due di sopra ma spero proprio che non siano loro. Visto che tanto sappiamo già come finisce la storia, dimmi che sei tu quella che ha la scarpa di cristallo?»
Cenere-z imbarazzata svuotò furtivamente la sua scarpetta e l’acqua di un colore indistinto finì in un angolo sul pavimento.
Il giovanotto sorrise e capì che forse non gli era andata neanche tanto male. Ripensando alle altre due ragazze della casa, pensò che poteva capitargli di peggio, questa ragazza almeno era carina e originale quanto basta.
Guardò l’orologio e vide che mancava pochissimo a mezzanotte. Le disse di partire con lui per un mondo migliore, un mondo dove c’era ancora posto per i colori, e non avevano più tempo, se non fosse risalito sulla navicella entro tre minuti… di lui sarebbe rimasta solo una macchia di gelatina sul pavimento.
Cenere-z esitò un attimo e poi gli fece cenno di aspettare mentre prendeva un pezzo di carta su cui scrisse con un pennarello fucsia: “Adios, chi si è visto si è visto, io me ne vado in un posto dove non ci sono livelli, ne ipsilon da esibire, il cielo è azzurro e le case hanno ancora i muri, ma che parlo a fare, questo voi non lo potrete mai capire. Parto con un principe, son stata chiara… PRINCIPE! Cenere-z”
Appoggiò il foglio sul letto e prese la mano che gli stava tendendo impaziente il principe, si trasformarono subito in gelatina e la porta della grande noce di cocco si aprì per farli scivolare all’interno. Rimase solo una piccola macchia di gelatina sul pavimento e si spera non fosse qualche parte importante del loro corpo.
Strombazzando a più non posso partirono verso il loro destino, se vissero felici e contenti nessuno lo sa.
L’importante è che non rompano le scarpette di cristallo… che servono per la prossima rivisitazione!

21 Risposte a “Cenere-z”

  1. VOTO QUESTO TESTO!! BELLO è UNA PAROLA SPESSO ABUSATA, MA QUANDO CI VUOLE CI VUOLE!BRAVA MARA!

  2. Strabiliante! lo voto subito, anche se avrei preferito che il principe diventasse gelatina hahaha

  3. Fantascienza rosa per Cenerentola… non manca certo di originalità, complimenti. voto questa favola.

  4. La voglia di sogni e normalità non si perdono nemmeno in una favola futuristica. Molto bello e divertente..io lo voto

  5. Io voto per questo testo. Divertente, moderno, e soprattutto rimane fedele a quello che è una favola..adatta per bambini! Complimenti a chi l’ha scritta e pensata!

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