Un viaggio sulla Terra di Sauro Nieddu e Francesca La Froscia

Un viaggio sulla Terra di Sauro Nieddu e Francesca La Froscia

Genere: Fantastico/Umoristico

Il Dio era alto. Il suo corpo, pur senza un filo di grasso, risultava estremamente massiccio.
Portava una barba imponente e aveva un aspetto fiero. Ah, dimenticavo, era anche completamente nudo. In quel momento, si trovava alle prese con una valigia piuttosto ingombrante, una valigia che rifiutava di chiudersi, per la precisione.
Il Dio ebbe un moto di stizza, la guardò con odio, poi decise di tentare il tutto per tutto: caricando tutto il suo peso sul divino posteriore, sedette sulla valigia fiducioso di risolvere la questione una volta per tutte. “Dannazione degli Inferi!” Per pochi millimetri… eppure più di quello non poteva fare, a meno che…
– Cara! Potresti darmi una mano! Se mi aiuti col tuo peso dovremmo riuscire a…
Persefone si affacciò alla porta con un’espressione che si divideva tra rassegnazione, divertimento, disgusto e ansia. Elegantissima nel suo tubino nero di Chanel e le scarpe tacco dodici con serpente, con un gesto distratto si tirò gli occhiali scuri sulla testa e si avviò decisa verso il marito. Con uno spintone ben assestato fece rotolare Ade giù dalla valigia: il coperchio, liberato improvvisamente del peso, scattò come un saltamartino. Persefone fissò con disgusto il contenuto eterogeneo e poi fulminò Ade con uno sguardo di quelli che non si possono ignorare.
– Vai a vestirti. Qui ci penso io.
– Ma tesoro… mi sono sempre presentato al mondo come mamma mi ha fatto, e nessuno ha mai avuto niente da ridire.
– Certo, ma è passato qualche anno da quando sei uscito dagl’inferi l’ultima volta… quando è stato esattamente… – la dea fece un sorriso cattivo – ah, sì, circa quattromila anni fa, quando avesti quella divertente discussione con Eracle e…
– Ho capito, ho capito! – la interruppe Ade, irritato – vado a vestirmi…
Ade tornò dopo una mezz’ora buona, indossava in maniera assai poco elegante, un elegantissimo completo gessato di Versace. Mentre attraversava la stanza, palesemente a disagio, notò che la valigia era finalmente chiusa.
– Ma come hai fatto a…
Poi notò il cumulo di oggetti che Persefone aveva tolto dalla valigia ammucchiandoli sul pavimento.
– Il mio scettro! – urlò con voce cavernosa e un po’ disperata.
Persefone non batté ciglio, si limitò a fissarlo con disprezzo.
– Senza i simboli del potere il signore si sente perso? Ricordati che da ora in poi non sei più il signore degli inferi. Sei IN-VA-CAN-ZA. E muoviamoci che siamo già in ritardo e Demetra aspetta solo me per scatenare la primavera.
Ade borbottò qualcosa, probabilmente un “andiamo”, e i due si avviarono all’uscita del mondo sotterraneo.
Al pass underground sette Persefone prese una storta e uno dei suoi tacchi 12 con serpente si staccò…
– Boia d’un Giove! E ora come faccio? Ho il look rovinato! – inveì – E non riesco neppure a camminare bene, porca d’una ninfa!
– Be’, togli pure l’altra! – disse Ade con aria soddisfatta, pensando di aver trovato la soluzione.
– Ti sei bevuto il cervello?! No, io a piedi nudi non vengo! Mi rovino lo smalto… e poi sembro una tappa!
– Persefone, basta con questa mania dei vestiti, delle scarpe e della moda! Non fare storie e cammina!
– Stupido maschilista, taci! Fammi pensare… da queste parti alloggia Euridice, vero? Dai, passiamoci che me le faccio prestare da lei un paio, abbiamo lo stesso numero… spero, però, non abbia già fatto i bagagli…
– I bagagli? E perché mai? – chiese sorpreso Ade.
– Come? Non lo sai? Orfeo vuole riportarla alla vita upground.
– Ah, quello che incanterebbe le ninfe col suo strumento? Mah, per me, è solo leggenda metropolitana… se avesse pollastre per le mani col piffero che scenderebbe negli inferi a prendere Euridice!
– Ti sei perso qualche millennio, tesoro? Orfeo si è trasferito qui da noi da un pezzo…
– Be’… Allora se cerca di tornare su avrà una bella delusione – tagliò corto il dio, facendo l’occhiolino e contemporaneamente stiracchiando il cavallo dei pantaloni. – Da quanto ne so, almeno Cerbero fa sempre il suo lavoro… non potevi trovarmi qualcosa di più comodo? Il chitone non è più di moda lassù?
Intanto la coppia aveva raggiunto l’antro oscuro dove Orfeo ed Euridice avevano preso dimora. Poco lontano, Cerbero giocava a rincorrersi con una splendida cagnetta tricefala. Entrambi sembravano molto presi… e Cerbero tutt’altro che preso dai suoi compiti. Ade diventò paonazzo e con una nota stridula nella voce stentorea intimò – Vai a fare la guardia, bestia ingrata!
Una delle tre teste di Cerbero sollevò le orecchie, poi il mastino infernale e la compagna corsero via nella direzione opposta a quella dove si trovava il suo padrone.
Dall’antro venne la voce di Orfeo.
– Ade? Persefone? Quale buon vento?
La dea spiegò brevemente l’inconveniente a Euridice. Orfeo con un occhiolino spiegò al dio di avere adottato quella cagnetta qualche anno prima (a quanto pare proveniva da una città ucraina…) intravvedendone subito le potenzialità. Ade si rifece tutto rosso preparandosi a esplodere, tanto che Persefone dovette ricordargli “gentilmente” che erano in vacanza e alle questioni amministrative ci avrebbe pensato al ritorno.
Fatto sta che i quattro s’incamminarono assieme verso l’uscita degli inferi, attraversarono lo Stige con il nuovo motoscafo di Caronte e si separarono solo una volta giunti alla luce del sole. Arrivati all’aeroporto di Atene, Orfeo ed Euridice presero la via delle Seychelles, mentre Ade e Persefone presero il primo volo per gli USA (Demetra da qualche anno svolgeva un ruolo di rilievo all’interno del reparto d’ingegneria genetica nella Monsanto).
Ade, fin dall’uscita dagli inferi, si guardava attorno spaesato: com’era possibile che il mondo fosse tanto cambiato? E avreste dovuto vedere la sua faccia quando Persefone gli spiegò che perfino Zeus aveva abbandonato la sua dimora olimpica e ora si occupava di governare il mondo non più con i fulmini, ma a capo di una incomprensibile entità chiamata Bilderberg meetings. La cosa che lo lasciò maggiormente perplesso fu la scoperta che Dioniso aveva abbandonato il vino per dedicarsi alla produzione di un analcolico capace di dare la felicità al primo sorso. Il dio degli inferi non fece che scuotere la testa borbottando “ma che razza di mondo…” per tutto il viaggio nel ventre di quella sorta di pesce volante… nientemeno che un pesce volante che emetteva fiamme dai suoi plurimi orifizi anali; “ma che razza di mondo…”
Non appena quella diavoleria di pesce atterrò, Ade (più confuso che persuaso) e consorte si catapultarono verso l’uscita. Demetra era già lì a sventolare le braccia e appena i due furono più vicini disse esagitata – Tesorini, eccovi! Su, andiamo che ci aspetta il party di decanto alla primavera!
– Demetra, tesoro, non vedo l’ora! – rispose Persefone tutta elettrizzata.
Ade, invece, si limitò a un semi-sorriso sofferto. Era frastornato.
– Ragazzi, ho la corvette parcheggiata qui fuori, vi porto al Central Park e poi scateniamo il fiorile!
– Il fiorile? Demetra, ma come parli? – mugugnò Ade.
– Persefone, ma il tuo dio con i libri non va d’accordo? Non sa che il fiorile è uno dei tre mesi di primavera del calendario rivoluzionario francese?
– Cara, non tocchiamo questi argomenti… è uno zotico! Solo per fargli mettere il vestito ho sudato sette camicette!
– Ok, lasciamo perdere – disse la dea mettendosi alla guida.
Abbassò la cappotta e pigiò l’acceleratore al massimo. La corvette sfrecciava come un fulmine per i viali. In un baleno arrivarono al parco. Demetra già strada facendo aveva invocato la primavera, Central Park era un’esplosione di fiori e di colori: da mozzare il fiato… E al dio gli si mozzò davvero! Starnuti a raffica, lacrimazione profusa, respiro sibilante, febbre da cavallo, testa martellante: un’allergia perniciosa aveva colpito Ade.
– Per l’amor di Crono! Demetra, ferma questo bailamme che sto per morire! – biascicò il dio supplicando.
Le due donne fissarono stupite le stalattiti imponenti che colavano dal naso del dio.
– Sembrerebbe quasi uno shock anafilattico – commentò Demetra osservando Ade con occhio clinico – è da tanto tempo che te ne stai là sotto… evidentemente non hai gli anticorpi per gli allergeni moderni dovuti all’inquinamento.
Persefone annuì affermativamente e la madre continuò a chiosare. Intanto Ade iniziava a tossire e il suo volto prendeva un preoccupante tono vermiglio.
– Ma a tutto si può rimediare, vecchio brontolone! Essendo i pollini una questione principalmente primaverile… basterà chiamare direttamente l’estate e tutto andrà a posto!
– E muoviti… dannazione… – fece Ade, con voce sempre più flebile, mentre si portava le mani alla gola.
E improvvisamente il sole si fece più forte, l’aria, da frizzantina, tiepida, poi calda. La gente per la strada si affrettava, stupita, a levarsi di dosso tutto l’abbigliamento superfluo: non si era mai visto che si passasse dall’inverno al pieno dell’estate nell’arco di una mezz’ora. Ma almeno il dio degli inferi aveva ripreso un respirazione regolare… ripiegò con cura la giacca del completo sotto lo sguardo severo di Persefone e si rilassò contro lo schienale. Le due dee non fecero in tempo a riprendere la conversazione che un urlo proveniente dal sedile posteriore le interruppe.
– Che c’è ancora!
Demetra si voltò, seccata: suo fratello stava letteralmente fumando da sotto i vestiti: le porzioni di pelle che gli abiti non coprivano, si riempivano di bolle a una velocità impressionante.
– Mamma… – intervenne Persefone preoccupata – credo sia il caso che lo riportiamo sottoterra al più presto… non avevamo pensato al buco nell’ozono…
– Ma che è? Un dio o un vampiro da b-movie? – disse Demetra con un certo disgusto, ma si affrettò a invertire la marcia e puntare all’aeroporto.
Appena la decapottabile fu davanti all’ingresso, Persefone tirò delicatamente la manica della camicia di Ade, che boccheggiava stravolto e steso sul sedile.
– Su caro, ci siamo, ce la fai o vuoi aiuto?
– Su, scaricalo in fretta che dobbiamo goderci la nostra vacanza – disse Demetra senza badare alle terribili condizioni in cui giaceva il dio degli inferi.
Persefone esitò… conosceva il caratteraccio della madre.
– Be’, ma’… il fatto è che non posso farlo viaggiare da solo in queste condizioni… e… a dire il vero mi sento un po’ in colpa: sono stata io a insistere perché si prendesse una vacanza.
Diede un bacio fugace sulla guancia della madre e, sorreggendo il consorte, si allontanò dalla macchina il più in fretta possibile. Non erano ancora arrivati alle porte che il sole si era già oscurato e la temperatura era scesa di almeno cinquanta gradi.
Mentre si rifugiavano nella Hall dell’aeroporto sentirono le gomme della decapottabile stridere sull’asfalto. Ade e Persefone ripresero mestamente la via di casa.
Ade aveva davvero una brutta cera, sembrava un sopravvissuto (a malapena) di guerra, ma il solo pensiero di ritornare a casa gli diede sollievo. Prima di salire le scalette dell’aereo guardò ancora quel mondo intorno cercando di afferrarne la parte amena, ma subito ci rinunciò e, prendendo la mano di Persefone, esternò – E poi chiamano inferno il nostro regno…
Qualche ora più tardi, mentre il re e la regina dell’oltretomba si riprendevano nelle tenebre confortanti del mondo sotterraneo, gli uomini, nel mondo di sopra, inveivano contro l’effetto serra e i cambiamenti climatici: inspiegabilmente la primavera e l’estate si erano succedute nell’arco di un’ora per lasciare nuovamente spazio al clima invernale.

12 Risposte a “Un viaggio sulla Terra di Sauro Nieddu e Francesca La Froscia”

  1. Boia d’un Ade! Ma chi l’ha scritto questo racconto? 😀

  2. Voto questo testo.
    Un quattro mani equilibrato e divertente.
    Bravi.

  3. grazie a tutti, visto che per colpa del sottoscritto il racconto era fuori gara, cedo tutti i complimenti alla mia carissima socia!

  4. Voto per questo testo. Complimenti! Ben scritto e divertente!

  5. Voto per questo trsto. Complimenti! Ben scritto e divertente!

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