Tratto da Lungo viaggio verso il ritorno di Monica Pasero

L’abbaiare di Bobo destò Leo, che stiracchiandosi strizzò gli occhi, si guardò intorno e restò a bocca aperta quando capì che non era più nella stiva della Santa Maria.
Si sedette, osservando con attenzione ogni particolare del nuovo ambiente che lo circondava. Sembrava un laboratorio .Sì!
Come quello dell’aula d’artistica!. Pensò.
Di fronte a lui, su un grosso tavolo di legno, c’erano tanti recipienti pieni di pennelli e colori, il tavolo era ricoperto da una miriade di macchie, alcune di pittura spiccavano qua è là sul vecchio pavimento in pietra.
Leo spostò l’attenzione su Bobo, che era alle prese con l’inseguimento di un gatto e aveva l’espressione inferocita.
.Dai Bobo! Piantala!.
lo riprese Leo, ma il cane era troppo preso per obbedire. Il gatto, lesto, saltò su uno scaffale, rovesciando un contenitore di vernice che cadde miseramente sulla testa del cane, tingendo la bestiola di un bel rosso; guaendo, Bobo tornò dal ragazzo con la coda bassa. Leo, pur spaventato dalla nuova situazione, non poté trattenere una risata.
.Povero Bobo! Quel gatto ha avuto la meglio, sei proprio buffo così!.
Ritornò ad osservare l’ambiente circostante: oltre al tavolo, c’erano appoggiate al muro delle tele e in fondo alla stanza c’era uno scrittoio stracolmo di carte e fogli sparsi.
Perlustrando la stanza, scoprì meravigliosi dipinti, poi si avvicinò allo scrittoio strabordante di carte, il cui contenuto, però, non riuscì a decifrare. Un rumore inatteso lo allarmò. Proveniva da una finestra in fondo alla stanza. Con passo cauto, Leo giunse davanti al vano illuminato e con mano tremante scostò il pesante tendaggio che celava la finestra. Scorse allora una via affollata: c’erano molte persone che passeggiavano, alcuni erano a cavallo, altri spingevano a mano carri colmi di frutta e verdura; lungo la strada si affacciavano diversi caseggiati, la carreggiata non era asfaltata ma rivestita in pietra. La gente era vestita stranamente: c’erano alcune donne con gonne lunghe avvolte in scialli di lana, gli uomini indossavano strani cappelli e lunghi stivali; c’erano poi bambini che correvano scalzi, altri ancora trasportavano pesanti ceste, traboccanti di mele; c’era un gran vocio.
.Ma dove sono capitato! Mi sembra d’essere caduto nel quadro che la nonna ha sopra il caminetto!.
disse stupefatto a Bobo, che però non lo sentì nemmeno perché troppo intento a leccarsi via la pittura di dosso. Tutto ciò fece capire a Leo che il suo sogno non era ancora terminato.
.Dobbiamo uscire da qui!. Urlò.
Bobo inclinò la testa per metà a pelo rosso e abbaiò in segno di consenso.
.Ok! Troviamo l’uscita!.
Leo e il suo fedele amico giunsero davanti alla porta, che però non si aprì:
.Accidenti, è chiusa e adesso come facciamo!. Esclamò.
Inutili furono i tentativi di aprirla, con calci, pugni e spallate: la vecchia porta resistette alla furia del ragazzino, che stanco e sconfitto si accasciò a terra.
.In che pasticcio siamo finiti! Adesso ci tocca aspettare che venga qualcuno, altrimenti non usciremo mai da qui!.
Bobo guaì e strascinandosi si accucciò sulle gambe del suo padroncino, che continuò ad osservare la stanza. I minuti diventarono ore. Il sole stava tramontando e la camera era quasi del tutto immersa nell’oscurità. Gli occhi di Leo erano sempre più tristi e pesanti. Ripensava al capitano e a ciò che aveva visto e soprattutto sentiva la mancanza della mamma e dei suoi amici. Ma perché non si svegliava? La pazienza lo stava lasciando e il panico lo avvolgeva serrandogli la gola.
Uno scricchiolio improvviso lo liberò da quella morsa di paura. D’impulso prese Bobo in braccio e si nascose dietro grandi tele. Il respiro gli si fece sempre più affannoso quando gli scatti nella toppa divennero percettibili. La porta lentamente si aprì cigolando, Leo abbracciò con forza Bobo. Mentre i loro due cuori battevano all’impazzata, una piccola luce rischiarò la stanza, Leo spiò e vide una fiammella che si avvicinava accompagnata da una gigantesca ombra. La sagoma si stava approssimando e il ragazzo, nel tentativo di nascondersi meglio, fece cadere a terra le vecchie tele.
Leo capitombolò davanti a due grossi piedi scalzi e alzando lo sguardo verso l’alto intravide due gambe ossute, coperte fino al ginocchio da un camicione a righe. Proseguendo, i suoi occhi si posarono su una lunga barba che dondolava su un grosso pancione.
.Eh tu… hi saresti?.
La luce della candela si fece più intensa, rischiarando il volto sconosciuto.
.Orsù rispondi! T’ho fatto una domanda!.
La figura che gli si parò dinanzi era di un uomo sulla cinquantina d’anni, con una lunga barba bianca e con capelli anch’essi lunghi e bianchi che gli ricadevano sulle spalle, anche se mancavano del tutto sulla parte alta del capo. Lo sguardo era vivace e gli occhi piccoli e vispi. .Sembra Babbo Natale!. pensò Leo con sorpresa ed entusiasmo.
.Oh grullo! T’ho fatto una domanda!.
Leo, rincuorato dalla somiglianza con Babbo Natale, si alzò
da terra e rispose con voce tremante:
.Mi chiamo Leo, signore!.
.Oh he stranezza è mai questa! Ragazzo mi hiamo anch’io osì!..
Leo squadrò l’uomo che stava davanti a lui, non poteva essere… era impossibile che fosse… i suoi pensieri vennero interrotti dalle parole dell’individuo.
.Ragazzo, io sono Leonardo da Vinci e tu perché sei nella mia…asa? Se non fosse di troppo disturbo mi piacerebbe sapere…. osa ti ha portato qui?..
Leo rimase pietrificato dinanzi all’affermazione dell’uomo e con un filo di voce disse:
.Non ci credo! Lei è il vero Leonardo da Vinci?..
L’uomo lo osservò sorridendo.
.Eh… hi altri se no! Ragazzo, hai battuto il… apo o sei proprio… osì strano di tuo?..
Leo, ancora confuso, si guardò in giro per cercare Bobo, che in quel susseguirsi di avvenimenti non aveva più visto.
.Eh! he stai cercando? He ti guardi in giro?. indagò Leonardo.
.Il mio cane signore! Si è spaventato e non riesco a trovarlo!..
.Un… ane e… hi altro c’è qui… on te?..
.Nessuno signore, solo il mio Bobo!. terminò il ragazzo.
Leo iniziò a chiamare il cane, che, impaurito, sbucò da dietro una vecchia cassa.
.Eh… osì tu saresti Bobo! He strano nome per un… ane!.osservò Leonardo.
.Ora…. he ci siamo presentati potrei sapere… hi sei?..
.Beh! Vede signore…. disse Leo a occhi bassi, .io credo di stare dormendo e che questo sia il mio sogno. Ieri ero sulla Santa Maria con Colombo e stamani mi sono svegliato qui!..
.Oh povero ragazzo! Hai proprio battuto il apo! Hai bisogno di un dottore!. esclamò l’uomo.
.No, no! Niente dottori, sto benissimo! So che per lei è difficile da credere, ma è andata proprio così, son cascato da una sedia e non ricordo più nulla! So solo che mi sono addormentato, ma prima o poi mi risveglierò, anzi lei potrebbe aiutarmi: è un grande inventore no?..
Leonardo intanto si era seduto e ascoltava confuso il suo interlocutore.
.Eh certo, sono o no Leonardo da Vinci? Cercherò tra i miei scritti se esiste un modo per svegliarti, ma io ontinuo a pensare he tu abbia perso la ragione figlio mio! …omunque ora è tardi, ci penseremo domani, forza vieni… on me, ti sistemerò per la notte, ma prima un pezzo di pane lo mangerai volentieri vero?..
Lo stomaco di Leo brontolò ed egli sorridendo disse:
.Con molto piacere signore!..
I due scesero una scalinata in pietra e si trovarono in una cucina adibita anche a stanza da letto. Il camino era acceso e al suo interno scoppiettava un bel ceppo di legno. Leonardo aprì un vecchio armadio e tirò fuori una grossa pagnotta ed un pezzo di formaggio, ne tagliò una parte e la diede al ragazzo, che, grato, mangiò di gusto il pasto offertogli, dividendolo con il suo amico Bobo.
Leo e Bobo dormirono accanto al camino sopra una vecchia trapunta. Leonardo russava alacremente nel suo letto quando un fascio di luce annunciò l’arrivo del nuovo giorno e le ultime scintille di fuoco scomparivano dal camino lasciando spazio alla cenere.
Un fischiettio destò i due ospiti. Leo stropicciò gli occhi e vide Leonardo che seduto al tavolo trafficava con una montagna di carte. L’uomo, alzando gli occhi, lo salutò:
.Oh buongiorno! …ome stai? Hai dormito bene ragazzo?..
Sbadigliando il ragazzo gli si avvicinò.
.Che cosa state facendo?. disse curioso Leo.
.Oh, nulla d’importante, sto leggendo una lettera di una mia ara ami a he verrà a farsi fare un ritratto nei prossimi giorni! A proposito, preparati he si esce e datti una sistemata a quella testa!
. affermò l’uomo, indicando i capelli arruffati del ragazzo.
Leo si passò una mano nei capelli scarmigliati e chiese:
.Dove andiamo?..
L’uomo e il ragazzo, usciti dal portone, si trovarono in strada. Bobo era spaventato e stava attaccato alle gambe del suo padroncino. Era tutto strano, la strada era lastricata in pietra e non c’erano auto o pullman ma solo dei carri trainati da cavalli e per le vie scorazzavano tranquillamente pecore e galline. Leo rise.
….he hai da ridere ragazzo?. chiese l’uomo.
.No! È che, nel mio paese di animali non se ne vedono circolare liberi sulla strada, altrimenti le auto li investirebbero. Disse Leo.
Leonardo si lisciò la barba:
.Uhm! Auto e he os.è un.auto?.
.Beh, vede… è una macchina che trasporta le persone, nella mia città ce ne sono tante in giro..
.Una ma hina che trasporta le persone!. replicò Leonardo, poi aggiunse: .Beh, certo parli della arrozza!..
Il ragazzo lo guardò e disse: .Una specie, ma senza cavalli..
Leo continuò a guardarsi in giro incontrando i volti di molti curiosi che lo osservavano divertiti.
.Che c.è che non va? Perché mi guardano così?. chiese al suo accompagnatore.
Leonardo fissò il ragazzo: .Ami… o mio, non posso dargli torto, mi spiace dirtelo ma chi ti ha onciato in questo modo? Dove hai trovato delle vesti osì ridicole?..
Leo si guardò il maglioncino e i jeans e stranito disse:
.Io non ci trovo niente di strano nei miei abiti!..
Leonardo rise di gusto, pensando che forse il giovane era veramente arrivato da lontano. Proseguirono tra gli sguardi ilari della gente e Leo, guardandosi attorno, chiese:
.È proprio bella questa città, ma come si chiama?..
L’uomo lo fissò sbigottito e gli rispose allargando le braccia:
.Ragazzo mio, ma questa è Firenze!..
.Uaho! Ma nelle foto è diversa!. rispose entusiasta il giovane.
.E ora dimmi, he sarebbe odesta foto?..
.Ecco eh… sono delle immagini stampate sulla carta!. Gli spiegò.
.Interessante, molto interessante; e dove potrei vederne una?..
.Per farle ci serve la macchina fotografica!. disse Leo.
.Ragazzo, tu mi fai pigliar il mal di …apo! E adesso …osa sarebbe sta ma… hina fotografi… a?..
Leo ridacchiando tra sé considerò: .Ma non doveva essere un genio .sto Leonardo?.. Poi, osservando Bobo alle prese con uno dei suoi inseguimenti, pensò che un gatto era un gatto in ogni epoca ci si trovasse, invece gli uomini erano così differenti.
Leonardo arrestò il suo cammino su un ponte, si soffermò ad osservare il lento scorrere del fiume sottostante, poi disse:
.Hai visto …ome è bello l’Arno? La scorsa settimana ero a Pisa …on al… uni amici, sono anni ormai …he lavoro a …odesto progetto, sto studiando un modo per deviare il fiume, creando un
…anale da Pisa a Firenze. Ciò porterebbe grandi vantaggi all’agricoltura e alle …omunicazioni fluviali!..
Il ragazzo non diede peso alle parole dell’uomo, era molto più interessato al buon profumo che arrivava da una casa di fronte al ponte. Anche Leonardo inspirò a fondo quel delizioso profumino e disse:
.Che ne dici di una bella fetta di torta?..
Leo entusiasta seguì l’anziano accompagnatore, che bussò a un vecchio portone esordendo:
.Rosa! Oh! Tu ci sei?..
.Dai! Sali …he ho fatto la torta proprio …ome piace a te!.
rispose una bella voce squillante.
.Santa donna!. disse Leonardo, osservando il volto gioioso del suo giovane compagno.
Pochi istanti dopo erano seduti attorno a un vecchio tavolo e avevano tra le mani un enorme pezzo di torta.
.E …odesto ragazzino, sarà mi…a tuo?. chiese la donna.
.Sei la solita impicciona Rosa! L’ho trovato nel mio laboratorio ..
.E …hi sarebbe?..
.Non si sa! Il ragazzo ha le idee un po. confuse in proposito!..
I due parlavano a voce bassa, ma Leo era troppo preso da quel delizioso dolce per pensare ad altro.
Durante il viaggio di ritorno Leonardo e il giovane si fermarono in un prato. Il vecchio si sdraiò a terra brontolando per il suo mal di schiena, poi, con un filo d’erba in bocca ed il naso all’insù, osservò il volo delle rondini giunte da poco a Firenze. Anche Leo si era sdraiato e con la coda dell’occhio guardava le pupille vispe del vecchio, che col dito al cielo tracciava per aria
il tragitto delle rondini:
..he spetta…olo ragazzo! …ome mi piacerebbe volare! Fin da ragazzo è stato il sogno mio più grande, forse un giorno!..
Poi interruppe il suo discorso e inspirò a fondo l’aria del tardo pomeriggio.
A fatica si rialzò dal tappeto d’erba verdeggiante e guardando Leo disse:
.Su …oraggio! Dai …he si va a …asa!..
Leo sapeva che un giorno gli uomini avrebbero volato sugli aerei, ma sapeva che quando questo sarebbe accaduto il suo vecchio amico non sarebbe stato lì ad assistere all’evento, perciò non disse nulla, ma domandò:
.Puoi farmi tornare a casa? Sei un inventore, inventa qualcosa che mi svegli, ti prego! Mi manca la mamma..
L’uomo guardò il ragazzino e disse:
.Vorrei tanto aiutarti, ma …he posso fare, non son mi…a un mago! Poi tu sei …osì sicuro di star sognando?..
.Sicurissimo che sogno!. esclamò infuriato il ragazzo.
.Io abito in un posto dove ci sono la tv, la play station, treni, auto, la gente ha il telefonino e, come dice la mamma, le donne stanno arrivando al potere!..
.Vai piano ragazzo, non ho …apito nulla del tuo discorso, spiegami bene!..
Seduto su un muretto, Leo tentò di raccontare la sua storia al grande genio che aveva di fronte: gli raccontò della sua casa, di quanto gli mancasse la mamma, dei suoi pranzetti, delle sue giornate con gli amici davanti alla play o a vedere i cartoni in tv, di come suo papà passasse le ore al computer a scrivere per ottenere la promozione.
Leonardo, incredulo, ascoltava ogni parola con vivo interesse, poi disse:
.Ora le …ose son due: o sei matto …ome un …avallo ed è la …osa più probabile o arrivi da un altro mondo, o per meglio dire dal futuro; e se ciò è vero esattamente da …he anno?..
.Beh! Veramente, abbiamo appena passato il 2008 da un mese!. disse a bassa voce Leo.
Gli occhi vispi del vecchio scintillarono e una grassa risata gli uscì spontanea.
.Oh, ma se ciò fosse vero, tu saresti una rara fonte di studio per me, sempre che tu non sia pazzo!. Affermò l’uomo.
.Sì! Sì! Ho capito, ma puoi farmi tornare a casa?..
.Ci lavorerò! Orsù dai …he si va, ora ho degli scritti da leggere!..
Un’ombra grande e una piccola si accompagnarono lungo il tragitto del ritorno. Il sole stava per andare a riposare, un altro giorno era passato e il piccolo Leo ancora sognava. I giorni che vennero Leo li passò accanto a Leonardo, facendo insieme con lui lunghe passeggiate, sempre osservati dalla folla che li additava al loro passaggio; passavano ore negli archivi per tentare di trovare un rimedio da quel lungo sogno che faceva pensare a Leo di essere prigioniero, ma Leonardo non trovò nulla nei suoi libri che potesse aiutarlo a spiegare ciò che affermava il ragazzo; la pazzia gli sembrava perciò l’unica risposta e così un giorno affermò la sua tesi:
.Ragazzo mio, si potrebbe provare …on un salasso, forse tornerai in te!..
Ma Leo, dopo avere avuto ampie delucidazioni su cosa fosse un salasso, strabuzzò gli occhi per la paura e il suo rifiuto fu irremovibile.
Il genio alzò le braccia sconfitto:
.Non so …he fare per te! Ami…o mio, speriamo tu ti possa svegliare presto da solo!..
Anche Leo lo sperava tanto! Nell’attesa che ciò avvenisse, seguiva l’amico ovunque, l’osservava durante i suoi studi, seduto ad un piccolo scrittoio sommerso da innumerevoli carte sparse qua e là.
Leonardo aveva un modo di scrivere molto strano: era mancino e, cosa buffa, iniziava a scrivere dall’ultima riga del foglio risalendo al contrario la pagina! Leggeva molto, disegnava e non era mai stanco, sembrava che il tempo per apprendere non fosse mai sufficiente per lui.
Leo a volte sonnecchiava, quando il vecchio partiva con una delle sue innumerevoli teorie e tentava di far capire al ragazzo quanto fosse importante imparare. Un giorno Leonardo beccò il ragazzo sul fatto mentre sonnecchiava nel bel mezzo di un suo discorso, lo scrollò svegliandolo e con tono autoritario disse:
.Oh grullo ..he tu non sei altro! Impara ora nella tua gioventù …he un giorno …osì ti possa divenir sapienza, quando la tua barba sarà lunga e bianca …ome la mia oggi!..
Poi sotto gli occhi spaventati di Leo prosegui dicendo:
.E se tu ragazzo un giorno penserai che diventar vecchi significa esser saggi, adoperati affinché un domani tu possa esserlo!..
Dopo quella sfuriata Leo non si fece più pizzicare a dormire.
Un mattino il ragazzino era intento a fare scender Bobo da uno scaffale dopo che il suo cane aveva tentato un nuovo inutile inseguimento di un gatto randagio, che ogni tanto entrava in cerca di cibo in casa.
.Ma perché sei andato a cacciarti lassù? Non ti è bastato il ricordino che hai ancora in testa? Tanto quel gatto è più furbo di te! Amico mio rassegnati, dai che ti ho preso!..
Leo aveva afferrato l’animale, che si tenne saldamente a lui tremante. Il ragazzo allora sghignazzò dicendo: .Sei proprio un fifone!..
Bobo saltò giù dalle braccia del ragazzo e mugolando andò nel suo posto preferito, al calduccio davanti al camino. Il ragazzo rideva di gusto nel pensare che Bobo si fosse offeso, quando alcuni colpi alla porta spensero il sorriso sul suo volto. Al momento era in casa solo, perché Leonardo era andato a fare rifornimento di colori e tele.
.Chi sarà?. pensò. I colpi si ripeterono e si udì una voce di donna: .Leonardo ci sei?..
Il ragazzo aprì intimorito la porta e fu scioccante vedere chi era dall’altra parte dell’uscio. Si trattava di una donna molto bella: aveva dei lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle; anche gli occhi erano scuri, in contrasto con la pelle chiara, quasi eterea, della donna. Aveva un non so che di familiare, ma Leo non riusciva a ricordare dove l’avesse già vista.
La donna sorrise e lo scosse dai suoi pensieri: .Ehi tu, chi sei ragazzino?. e senza indugiare oltre, entrò.
.Buongiorno signora! Se cerca Leonardo, ora non è in casa!.
disse con un filo di voce Leo.
La donna fermò il suo sguardo indagatore su quello strano ragazzo che aveva di fronte, poi rispose .Bene, aspetterò!., andando a sedere su una seggiola. Intanto Bobo studiava la nuova arrivata annusandole le vesti. La donna misteriosa sorrise al cane:
.E tu pi…olo …hi saresti?.. Poi si rivolse al ragazzo: .È tuo …odesto …ane?..
.Sì signora! Si chiama Bobo. rispose Leo.
Lei accarezzò l’animale, che senza remore si accucciò ai suoi piedi.
.E tu …ome ti chiami ragazzo?. chiese posando lo sguardo sul giovane.
.Io, signora, sono Leo!..
Il volto le si illuminò e sorrise al giovane, che imbarazzato ricambiò il gesto. Per fortuna Leonardo fece ritorno, aprì la porta con un calcio e sommerso dai pacchi fino al collo urlò:
….oraggio! Vieni ad aiutarmi!..
Leo accorse e liberò l’uomo da alcune scatole in bilico tra le sue braccia. Solo allora l’uomo notò la nuova venuta e sorridendo le andò incontro allargando le braccia:
.Oh! …ome stai? Se avessi saputo che il tuo arrivo era …osì prossimo, mi sarei preparato a riceverti meglio!..
La donna sorrise maliziosa: .Non ti preoccupare ami…o mio, ci …onosciamo da troppo tempo per usare simili formalità!..
Leo, ancora con i pacchi tra le braccia, osservava curioso la scena.
.Forza …oraggio! Ragazzo posa quei pa…hi e vieni qua che ti presento una persona!..
Assetato di curiosità, il ragazzo si strofinò le mani sudaticce sui jeans e si avvicinò verso la gentildonna. Leonardo con due colpi di tosse partì con la presentazione:
.Ragazzo mio, questa è la mia …ara ami…a Lisa, la devo ritrarre, perciò passerà molte ore in nostra compagnia!..
La donna sorrise e strinse la mano di Leo, che iniziava a comporre i ricordi su quel volto.
I giorni che seguirono Leonardo li passò interamente nel suo laboratorio; Lisa, puntuale come un orologio, arrivava al mattino e passava molte ore in posa.
.È un lavoro lungo!. soleva ripetere Leonardo, ma la signora annuiva rispondendo che la sua presenza lo deliziava e che amava ascoltare le sue nuove trovate per migliorar …odesto mondo.
Intanto Bobo e Leo si accovacciavano in fondo alla stanza ad ammirare come la bella signora prendesse vita sulla tela. Leonardo era un pittore attento e meticoloso nel dipingere e rivedeva molte volte ogni particolare prima di concederlo alla tela.

Firenze, 1506
.Oh, finalmente è finito!. esclamò il maestro.
Leo, Bobo e Lisa guardavano estasiati il dipinto, che in breve tempo aveva rapito la tela bianca impossessandosi di ogni particella di tessuto. La donna meravigliata disse:
.Oh Leonardo, hai superato te stesso! Ma mi hai fatto un po. troppo grassa!..
Leonardo sorrise: .Oh mia …ara! Tu sarai sempre bella in qualsiasi forma! Hai un viso troppo particolare per non apparire incantevole!..
Bobo abbaiò confermando le parole del vecchio.
Leo annuì dicendo: .Sì signora! È vero: lei è bella quasi come la mia mamma!..
Gli occhi di Lisa si emozionarono quando arrivò il momento dei saluti: .Addio amici miei!..
Poi con sguardo dolce si rivolse al ragazzo e disse, accarezzandogli una guancia:
.Spero ragazzo …he presto tu possa tornare da tua madre!.. Infine, rivolta al suo caro amico:
.E tu …he dire? Sei un genio, ma tu già lo sai!..
Leonardo si lisciò la barba e tronfio disse: .Se lo dici tu!..
Quando Lisa si congedò, Bobo e Leo si buttarono sopra la loro trapunta davanti al fuoco. Il camino acceso scoppiettava e Leo si perse nelle sue mille scintille, entusiasta per avere incontrato la Gioconda e pensando a quando lo avrebbe raccontato alla mamma. Lei sarebbe morta d’invidia! Diceva sempre che voleva andare a vederla al Louvre, a Parigi, lui invece l’aveva vista in carne ed ossa. Leonardo russava da un pezzo, quando il ragazzo si addormentò con il sorriso sulle labbra. Nella quiete della notte Leo ripartì per il suo viaggio ed un nuovo sogno bussava già alla porta.
.La vita ben spesa lunga è..
Leonardo Da Vinci (1452-1519)