Infanticidio di Giancarlo Ibba

Era stato un parto difficile e complicato. Il concepimento era stato breve e insoddisfacente. La gestazione un calvario. Adesso lei era li, una piccola ingrata senza futuro. Come tutte le premature non era granchè. L’aveva odiata dal principio, era il frutto imprevisto di una lunga notte affogata nell’alcol, quando la
solitudine rende romantiche anche le anime più dure. Ma ora lei era lì, davanti ai suoi occhi. Implorava la sua attenzione. I suoi versi erano uno strazio. Incomprensibili. Cosa voleva dire? Non le piaceva per niente. Era una creatura orribile. Figlia di un illusione.
Doveva eliminarla.
Con enorme tenerezza lei la guardò, per un ultima volta, senza dire nulla. Poi la prese tra le mani, quasi cullandola… e la gettò tra le fiamme del fuoco.
Bruciò in silenzio.
Lei pianse, lacrime calde, ma non provò alcun rimorso.
In fondo… era una brutta poesia.
Presto ne avrebbe concepita un’altra.

Una risposta a “Infanticidio di Giancarlo Ibba”

  1. Poche, crude ed essenziali frasi per esprimere il concentto di un’esistenza dura e crudele quanto reale…
    Toccante…bravo Ibba

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