Una farfalla sul cuore (estratto) di Rossana Lozzio

Lo avevo chiesto agli angeli, più volte… e mi hanno accontentato”. Camilla gli si rivolse, con tono di voce pacato e guardandolo dritto negli occhi, dopo averlo raggiunto ed essersi messa a sedere con lui sulla panchina, subito dopo il suo arrivo nel loro posto magico.
“Che cosa… cosa vuoi dire, tesoro?”. Le chiese, felice per averla incontrata ma piuttosto confuso circa il suo esordio e il modo in cui lo stava fissando.
“Che avevo chiesto agli angeli di farmeli incontrare, proprio qui e sono stata per giorni ad aspettare ma non succedeva niente… fino a quando sei arrivato tu ed ho capito subito”. Gli disse, sconvolgendolo. “Quella farfalla azzurra si è posata su di te, ricordi? E ho capito subito che tu eri uno di loro”.
“Di loro, chi? Cosa stai dicendo?”. Samuel non riusciva a capire ma si sforzò di non sottovalutare l’importanza di quel discorso che stava tentando di affrontare e che sembrava starle molto a cuore.
“Uno dei suoi parenti…”. Specificò, procurandogli una fitta dolorosa. “I parenti della persona che mi ha donato gli occhi”. Concluse, con la naturalezza che soltanto una bambina della sua età e così forte, poteva mantenere, affrontando un argomento tanto delicato.
“Perché sei convinta di questo e… perchè me lo stai dicendo, adesso?”. Domandò, accorgendosi di non essere sorpreso più di tanto, dopo quanto aveva vissuto insieme a lei e quanto gli aveva riferito Gregory, dopo aver sentito sua madre parlare con suo padre del giorno dell’incidente.
“Perché tu non devi lasciarci”. Gli disse. “Tu vuoi andartene ma non puoi… tuo figlio vuole che restiamo insieme ed io so che lo vuole anche mamma”.
Il cuore sembrò smettere di pulsare per alcuni secondi. Il tempo di assemblare ricordi, avvenimenti presenti e la speranza di un futuro migliore. “Come sai che avevo un figlio?”. Le chiese, piano.
“Perché so che sei il padre del ragazzo che morì quel giorno, quando venni operata… te l’ho detto, ho chiesto agli angeli che mi portassero qui qualcuno dei suoi parenti, per ringraziarli e tu puoi essere solo suo padre. E’ così, vero?”.
“Vorrei avere la tua certezza ma… è vero che avevo un figlio e che è morto in un incidente di moto a Milano, probabilmente, lo stesso giorno in cui sei stata operata tu”. Confessò.
“E tu hai donato i suoi organi?”. Gli chiese, prendendogli una mano e stringendola forte fra le sue.
“Reni, cuore e cornee”. Mormorò, abbassando lo sguardo.
“Le cornee sono le mie”. Annuì, conducendosi la sua mano agli occhi ed invitandolo ad accarezzarglieli, dopo avere abbassato le palpebre. “Grazie a te e a tuo figlio, ho potuto vedere il mondo…”. Aggiunse, piano, dandogli sempre di più la sensazione di essere troppo adulta per avere solo nove anni. “Sono sempre stata convinta che, se potevo vedere i colori di questo posto, allora, era qui che avrei dovuto incontrare le persone che me lo avevano permesso”.
“E credo che abbia già incontrato Stewart”. Dichiarò, trattenendo il desiderio di piangere, mentre posava la mano sulle palpebre della bambina e sentiva il cuore battere all’impazzata per un’emozione mai vissuta prima.
Camilla riaprì gli occhi, inducendolo ad accarezzarle la guancia. “Stewart?”. Ripeté, abbozzando un sorriso. “Si chiamava così?”.
“Già”. Convenne. “Ma non ripetevo il suo nome da moltissimo tempo… troppo”. Aggiunse, mentre la scorgeva sorridere con maggiore entusiasmo.
“Che bel nome…”. Commentò, perdendosi a fissare verso il lago. “Aveva mai visto Stresa?”. Gli chiese, commuovendolo sempre di più.
“Credo che l’abbia vista con i tuoi occhi, la prima volta”. Rispose, circondandole le spalle con un braccio ed attirandola a sè, con dolcezza.
“Mi dispiace… ma sono sicura che lui sia qui, da sempre e che non voglia che tu ci lasci”. Ribadì, convinta al punto da riuscire a condizionarlo.
Ma poi, dopo tutto, se anche fosse stata solo una loro convinzione e quelle che sembravano coincidenze troppo precise per non corrispondere ad una realtà tanto emozionante, fossero state solo tali… avrebbe cambiato il bene che voleva a Camilla? L’avrebbe resa meno speciale di quanto non fosse? Lo avrebbe indotto ad amare di meno sua madre? E soprattutto, avrebbe cambiato il fatto più significativo e cioè che aveva recuperato la voglia di vivere pienamente e si era scoperto un uomo migliore?
La strinse teneramente a sé e sorrise. “Non so se sia la stessa cosa che vuole tua madre, tesoro…”. Asserì, sospirando. “Ma posso prometterti che farò quanto in mio potere per appurarlo”.
Camilla sorrise, indicandogli un punto nel cielo ed invitandolo a sollevare il viso come aveva appena fatto lei. La grande farfalla azzurra li stava sovrastando e fece alcuni giri sopra le loro teste, prima di sparire nuovamente nel cielo.