Estratto da “Fino alla fine” di Rossana Roxie Lozzio

Aspettare Simon Weston, durante una calda serata di fine agosto, colma di elettricità che sembrava pronta ad esplodere nell’aria e per di più, nel suo appartamento… Amber Rose sapeva di non essere pronta ma il bell’attore inglese l’aveva chiamata il giorno prima e le aveva raccontato che avevano terminato di girare il film e che sarebbe tornato in Italia per trascorrere del tempo in Toscana, con Daniel.
Non era stato facile tentare di evitare d’incontrarlo, perché doveva ammettere che non le sarebbe dispiaciuto rivederlo e comunque, detestava mentire… aveva accampato qualche debole scusa e poi si era piacevolmente arresa all’insistenza del giovane uomo che rappresentava l’unica alternativa alla solitudine.
Sentendo suonare il citofono, Amber Rose spense il phon con il quale si stava asciugando i capelli e guardò l’ora, perplessa. Si erano accordati per incontrarsi alle nove ed erano soltanto le sette passate da qualche minuto… possibile che fosse venuto direttamente dall’aeroporto, senza fare tappa in albergo?
Posò l’apparecchio e si diresse ad aprire, senza rispondere, cercando di sistemare al meglio i lunghi capelli ancora umidi, quindi socchiuse la porta d’ingresso e corse nuovamente in bagno, per riordinarlo e per specchiarsi un’ultima volta.
Indagò nei suoi occhi, cercando di scavare nell’anima, mentre si chiedeva che genere di serata avrebbero trascorso, dopo l’ultimo periodo nel quale si erano semplicemente sentiti telefonicamente e nemmeno così spesso. In effetti, quando Simon le aveva chiesto di vedersi a Milano, non aveva potuto fare a meno di sorprendersi ma le parole spese da James, qualche sera prima, l’avevano indotta a riflettere e avevano fortemente pesato sulla decisione finale, circa quell’inaspettato appuntamento.
Sospirò, sentendo la porta chiudersi e prima di recarsi nell’ingresso per riceverlo, trasse alcuni respiri profondi, dipingendosi un sorriso solare sulle labbra. “Simon, sei tu?”. Lo chiamò, dirigendosi fuori dal bagno. “Sei in anticipo, non si era detto alle…”. Giunta a destinazione, le parole morirono sulle sue labbra, così come il sorriso che aveva destinato all’attore e per un attimo, temette di perdere l’equilibrio, sulle gambe che divennero deboli.
“Non sono Simon… spiacente di deluderti, Amber Rose”. Matteo allargò leggermente le braccia, investendola con il fascino che l’aveva conquistata da subito, costringendola a lottare con se stessa per tentare di mantenere la lucidità che le sarebbe servita per affrontarlo. L’emozione nel trovarselo di fronte, inatteso e così maledettamente attraente, le procurò un dolore fisico che le tolse il fiato.
“Io…”. Si sforzò per trattenere il desiderio di gettargli le braccia al collo e si appoggiò discretamente ad una parete, sperando di recuperare il controllo. “Ho aperto, convinta che fosse Simon…”. Convenne, mentre la fissava con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto. “Certo, non avrei mai potuto immaginare che…”.
“Lo so, non ti ho chiamata per avvertirti e forse, avrei fatto meglio ma…”. S’interruppe, mostrandole una videocassetta. “Ho qui una copia del film e credevo che ti avrebbe fatto piacere vederlo in anteprima… “. Concluse, rimanendo immobile, poco distante da lei.
Fuori era cominciato a piovere ed un lampo squarciò il cielo, illuminandolo, seguito da un tuono che la spaventò. “Detesto i temporali…”. Si lasciò sfuggire, abbozzando un sorriso, imbarazzata.
L’elettricità che aveva preannunciato l’evento atmosferico durante il pomeriggio, sembrò concentrarsi nei pochi metri quadrati dell’ingresso, mentre si trovavano di nuovo di fronte e non sembravano capaci di affrontarsi.
“Hai il tempo per vederlo?”. Le chiese, sconvolgendola.
“Non credo…”. Rispose, avvertendo una tensione che avrebbe preferito poter attribuire al suo timore per il temporale. “Voglio dire, mi farebbe piacere ma potrebbe mancare la corrente e poi…”.
Matteo mosse quel paio di passi che li separavano e le si fermò davanti, inebriandola con il profumo che ricordava perfettamente. “Hai i capelli bagnati…”. Osservò, sollevando una mano e passandovi alcune dita, sensualmente.
Un altro tuono l’indusse a trasalire. “Non ho fatto in tempo ad asciugarli, quando hai suonato il citofono ho dovuto…”. S’interruppe, scoprendosi in enorme difficoltà, ora che i loro corpi potevano sfiorarsi.
“Stai tremando…”. Lui continuò a giocare con le dita fra i suoi capelli, posando l’altra mano sulla parete alla quale sembrava essersi incollata prima, imprigionandovela contro.
“So che è infantile ma il temporale mi fa questo effetto…”. Mormorò, abbassando lo sguardo.
Matteo si chinò leggermente, sfiorandole la fronte con le labbra. “Speravo di potermene attribuire una parte di merito…”. Asserì, incendiandole i sensi.
Amber Rose deglutì, continuando ad evitare di guardarlo negli occhi, mentre la stoffa leggera della t-shirt che indossava le lasciva intuire l’armonia del suo corpo modellato dallo sport. “Sei sleale…”. Replicò, scivolando vero il basso e sfuggendogli con destrezza, per raggiungere il salotto.
Matteo la seguì, con una pacatezza che lasciava trasparire una determinazione a compiere quello per cui doveva aver deciso di venire a casa sua e che la preoccupò.
“Vedremo il film un’altra volta…”. Dichiarò, indicando la videocassetta. “Adesso, dovrei finire di prepararmi”.
“Per Simon?”. Domandò, raggiungendola e fermandolesi di fronte. “Hai deciso di dargli una chance?”.
“Perché no, dopo tutto?”. Ribatté, infastidita dall’atteggiamento che stava adottando. Quasi potesse vantare dei diritti su di lei. “Siamo liberi e se ci va di frequentarci…”.
“Dimmi una cosa, Amber Rose…”. Matteo posò la videocassetta sul tavolino, prima di cingerle la vita con una mano per attirarla a sé. “Se adesso ti baciassi, mi chiederesti di andarmene o…”.
“Non farmi questo…”. Sussurrò, sul punto di perdere il controllo. “Non puoi venire qui, dopo essere sparito nel nulla, come se niente fosse e…”.
“Posso farlo eccome…”. L’interruppe, catturandola con il tono sensuale della voce e con la forza coinvolgente dello sguardo. “Ne ho una voglia spaventosa… non te ne sei accorta?”.
Avvicinò il viso e sorrise, posando le labbra sulle sue, che costrinse a schiudersi per dare inizio ad una lenta esplorazione che convinse entrambi.
“Voglio farti questo…”. Aggiunse, sollevando la maglietta che indossava e sfiorandole il seno con le mani. “E questo…”. Disse ancora, spogliandola con destrezza. “E poi, voglio vedere quella luce nei tuoi occhi…”. Concluse, sollevandola fra le braccia. “Quella che avevi la notte in cui ci siamo baciati per la prima volta, Amber Rose…”.
Lei posò la testa sulla sua spalla, mentre la portava in camera e quando la depose sul letto, sorrise, guardandolo liberarsi della maglietta aderente e dei pantaloni, per poi sdraiarlesi accanto. “Non credi che…”.
Matteo si riappropriò delle sue labbra con foga, facendola precipitare in quel vortice di sentimenti che l’avevano accompagnata per anni e che sembrarono pronti ad esplodere con la stessa violenza con cui i tuoni rompevano il silenzio all’esterno, sempre più spesso.
Non ci fu tempo per i dubbi e le incertezze, non le permise di pensare che era l’uomo di un’altra e che non era venuto da lei perché l’amava e aveva capito di voler trascorrere il resto della vita con lei… adesso era soltanto il tempo per godere delle sue attenzioni e del desiderio che lo stava accendendo più di quanto i lampi sarebbero riusciti ad illuminare il cielo all’esterno.
Matteo la condusse sull’orlo del piacere, giocando con i corpi e usufruendo di ogni arte amorosa, regalandole un’estasi che la condusse altrove… lontano da ogni dolore, dalla solitudine e da ogni paura. Anche da quella più grande, la paura di vederlo nuovamente andare via.
Attese qualche istante in più, cavalcando l’oda del piacere con lei e sorrise, permettendole di ottenere il suo stesso appagamento, con la generosità di cui sapeva essere capace, nonostante avesse speso meno tempo di quanto avrebbe meritato Amber Rose in quello che avrebbe dovuto essere un corteggiamento degno di essere ricordato.

Amber Rose si svegliò di soprassalto, al forte rumore provocato da un tuono ed istintivamente si voltò nel letto, cercando Matteo.
Si passò le mani fra i capelli, poi si accorse di essere vestita e quando comprese che doveva essersi addormentata un paio di ore prima sospirò, rendendosi conto che mancava poco più di un’ora all’appuntamento fissato con Simon e che l’ansia che provava all’idea di rivederlo, doveva averla condizionata al punto da averle fatto sognare qualcosa che non era e non sarebbe mai accaduto.