Il Riflesso di Me Stesso di Angelo Francesco Anfuso

Mi rifletto in uno specchio,
buio, privo di vita,
amorfa è la sua struttura,
insensata la sua natura.
È privo di vita,
non respira,
tace,
ma nel suoi intimo urla.
Non giudica,
ma condanna.

Nel sui silenzio,
avvolto da una luce soffusa,
mi scruta.
Entra attraverso i miei occhi
L’immagine interiore riflette,
non il mio corpo.

Io rimango fermo, immobile.
L’amorfo specchio
inizia ad illuminarsi,
prende voce,
inizia a far scorrere
la mia immagine interiore.

Vedo come sono in realtà,
triste,
solo lacrime
di un grido disperato.
Mi tende una mano,
ma io mi rifiuto di afferrarla.
Non posso, è solo un riflesso
Mentre la mia miseria umana è vera.
Due nature,
distinte e separate da un tormentoso abisso.

Piango,
solo questo so fare.
È inutile,
questa è la mia sorte.
Il mio destino
è crudele…

Solo sospiri,
solo affanni di una immagine
rattristata ai mie occhi.
In me si incarna la sofferenza.
indegna, immeritata.
Nessuno è in grado di vedere la mia anima.
È nascosta,
velata,
celata da un falso sorriso.

Il mio riflesso piange,
il mio specchio si illumina,
mi vedo
vedo il riflesso non più di me stesso
ma della mia crudele sorte.

Spenta è la mia vita…
Insensato il mio respiro.
Il riflesso è vero
Perché mi riflette.
Io, sono martire di me stesso
Della mia stessa vita.
Perché questo tormento
Al cospetto di un riflesso?
Non lo comprendo,
il mio senno è limitato.
Sono solo un uomo.