I tuoi occhi, il mio specchio di Elisabetta Bagli

1 bettaVorrei scriverti una poesia ora e mandartela domani, ma non ho un temporizzatore per poterlo fare. Oppure la vorrei scrivere oggi e mandartela in questo momento ma so che non sarebbe giusto. Hai chiesto Time out. Non so cosa stai attraversando ora. Oppure lo so troppo bene. Magari ti do la buonanotte. Sì, magari quella va bene. Mi chiedi scusa per essere egoista. Egoista, tu? No. Chi sbaglia sono io. E probabilmente chi è egoista sono sempre io. E’ stato troppo aver cullato l’illusione di volerti per me anche solo per un minuto in questa vita. Ho preteso la felicità, ho rubato troppi baci alla vita insieme a te, per poter vivere un sogno che non si realizzerà mai. Va bene così, come sempre lo STOP, il BASTA, lo decidi tu. O anche ORA E’ IL MOMENTO, ORA SI PUÒ, lo decidi sempre tu. E io?

Io non ho mai deciso niente nella mia vita. E tu lo sai. Sai che sono sempre stata schiava delle mie insicurezze. Non sono degna di essere quel che sono perché appena mi si conosce nello specchio, le persone mi sfuggono tra le dita, come impalpabili fili di seta che hanno impreziosito la mia vita andandosene per sempre. Evidentemente non ho dato loro abbastanza. O quel che ho dato loro non era ciò che volevano. Ma io? Continuo a essere qui, davanti a questo specchio che da sempre raccoglie la mia vita.

E’ grande, è immenso e mi ha visto crescere, trasformarmi in un’adolescente piena di paure, sorridere con le amiche mentre ci truccavamo prima di una festa, ballare da sola balli proibiti, inscenando un flamenco un po’ arrangiato, con la musica a tutto volume e la pancia scoperta mentre sentivo che stavo diventando donna. Sei tu, mio caro specchio, che accogli di nuovo le mie lacrime perché sono una donna che ha visto sfumare i suoi progetti nella vita man mano che si presentavano. Piango davanti a te che non fai che rimandare la mia immagine riflessa e mi accorgo che ormai le mie lacrime dalle mie guance sono scivolate proprio sulle mie labbra penetrando nelle fessure della mia bocca. Lì si sono fermate. Sento il desiderio irrefrenabile di tirar fuori la mia lingua per leccarle, quasi a lenire le ferite delle quali ormai la mia anima è piena, nello stesso modo in cui faresti tu. Nessuna ferita si è mai rimarginata. Credevo di aver fatto esperienza. Pensavo che nulla più mi avrebbe ferito in questo modo e, invece, ho mentito a me stessa. Tu specchio, con il tuo attento occhio mi metti a nudo e mi fai vedere quel che io non voglio e che invece c’è. Il sangue è ancora fresco. Ferite vecchie e nuove dalle quali è uscito lo stesso sangue che si è mescolato confluendo in una grande pozza dentro al mio cuore, una pozza dalla quale attingere per poter macchiare il mio volto, striarlo di rosso e dargli quella vita che ormai ha perso da tempo e che pensava aver ritrovato con te.

Ogni volta che mi guardo allo specchio immagino i tuoi occhi fissi su di me. Immagino te che mi guardi come se fossi un animale da palcoscenico. Ogni volta che ti passo davanti inizia lo show. La mattina, appena mi alzo ci sei tu che mi osservi: ho i capelli arruffati mentre maltratti i miei occhi costringendoli a vedere il viola delle mie occhiaie, la pelle assonnata e ormai irrimediabilmente piena di rughe. Mio caro specchio, hai visto crescere il mio ventre per due volte e lo hai accarezzato insieme a me, sono diventata mamma e da quel giorno lo sono diventata non solo dei miei figli, ma anche tua. La donna è diventata solo mamma. 

Ma ora mi vuoi di nuovo donna e mi chiami e mi piace che lo fai. Mi chiami e mi piace il tuo modo di farmi sentire di nuovo viva. Devo guardarmi mentre mi tolgo la camicia da notte per prepararmi alla doccia. Il mio corpo nudo, pieno di desideri adolescenziali con la consapevolezza che ormai il tempo è passato e non può tornare, è lì, proprio di fronte a te. E tu, mio diavolo tentatore, mi spingi a provare ancora le gioie di un’estasi solitaria alla quale nessuno ha mai partecipato e la cui conoscenza sai solo tu. Mi fido di te, solo di te e voglio rendertene partecipe. Una mano inavvertitamente scivola sul seno, va verso il mio sesso, sento che sei tu che mi guidi. Mio caro specchio, mi osservi anche mentre mi preparo per uscire, mi trucco, mi sistemo i capelli. Vivi la mia vita, vivi con me, eppure sei così lontano. Riesci a dominare i miei sentimenti di qualsiasi natura essi siano attraverso il tuo semplice sguardo. La mia luce è gialla e tu sei nero. Non ti vedo, eppure osservi le mie movenze sinuose quando passo innanzi a te. Ma in definitiva cosa sei tu, se non un vetro mischiato a sabbia di silicio e al mercurio liquido? Il mercurio fa diventare pazzi e tu lo sai. Mio caro specchio, mi hai avvelenato cuore e anima facendomelo bere a piccole dosi quotidiane, inebriando il mio essere al suono delle tue parole. Conosco la tua voce, il suo tono, il suo cambio di modulazione in certi momenti. So che mi chiami e mi chiamerai sempre, quando avrai bisogno di me. So che non saprò resisterti e accorrerò per farmi vedere dai tuoi occhi, il mio specchio

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