La morte di Nadia Milone

E’ da un po’ che ci penso. Da quando quel giorno, con la macchina, ho rischiato di finire contro un camion. Tranquillamente stavo percorrendo la solita strada di sempre, quella che facevo ogni mercoledì per portare mia figlia in piscina. Forse ero sovrappensiero, forse ero stanca oppure semplicemente distratta dalle continue chiacchiere di mia figlia, non lo so, ma ho sorpassato un trattore senza prestare troppa attenzione, evidentemente. Eppure avevo guardato, guardo sempre… ma non l’ho visto, non ho assolutamente notato quel camion che stava venendo verso di me nella corsia opposta. E’ stata una frazione di secondo, se ci penso mi viene ancora il batticuore. Me lo sono trovato davanti e ho avuto un attimo di panico. Il camionista ha inchiodato, io ho accelerato e mi sono infilata nuovamente nella mia corsia. Ce l’ho fatta, ma io e mia figlia siamo scampate per miracolo. Da quel giorno, non faccio che pensare a cosa sarebbe successo se fossi finita sotto quel camion. Saremmo morte entrambe, forse… io non riesco più a togliermelo dalla testa. Ci penso continuamente e questo mi ha portata a fare alcune riflessioni. Io ho sempre avuto timore della morte, ma più di tutto non mi perdonerei mai se succedesse qualcosa a uno dei miei figli per colpa mia. Se mi soffermo a pensare, la mia non è vera e propria paura di morire, perché forse la morte non è il peggiore dei mali. Ma da quel giorno, ho iniziato a pensare alla morte come ad una vera e propria realtà, una cosa a cui non si pensa quasi mai ma che può capitare in qualunque momento, senza preavviso e senza possibilità di scampo. E se da una parte questo mi fa paura, dall’altra penso che potrebbe essere considerata come una liberazione da tutte le cose negative. Ma non si può pensare alla morte come liberazione, sarebbe una sconfitta, un arrendersi davanti alle difficoltà, un far soffrire qualcuno, forse, pur di non soffrire più io. Egoismo allo stato puro. Ma non posso negare di averci pensato, a volte, nei momenti più bui. Ma da quel giorno, è diventato un vero e proprio chiodo fisso. Come sarà? Come succederà? Mancherei a qualcuno? Ma penso anche:” Avrei davvero il fegato di farlo?”. Io credo di no, sono una fifona e sono convinta che non ce la farei mai. Comunque preferisco tentare di non pensarci troppo, ma è davvero difficile, è un tarlo che mi accompagna ogni giorno, anche se, per fortuna, ultimamente vivo la vita un po’ più serenamente e questo, forse, mi aiuta a non fossilizzarmi sulle mie paure . Ma è un pensiero che mi accompagna, che è dentro di me ed io tento di respingerlo come posso, ma torna sempre a galla e, con lui, riemergono tutte le mie ansie. Ecco perché, da oggi in poi, vivrò la vita come viene, giorno per giorno, godendomi ogni singolo istante di felicità, perché oggi so che posso farlo, domani chissà…