Hollywood e dintorni (estratto dal volume omonimo) di Rossana Roxie Lozzio

All’improvviso, alcuni suoni appena percettibili, gli giunsero all’orecchio. I tuoni, momentaneamente, erano echi lontani e non sovrastarono quei gemiti soffocati che cominciò a distinguere, come appartenenti ad un pianto sommesso… anche se disperato.
Doveva esserci qualcun altro, su quella che gli era parsa una spiaggia deserta, quando aveva cominciato a passeggiare. La vide immediatamente, stagliata, a pochi passi da lui, in piedi, in riva all’oceano…una figura, inequivocabilmente femminile. Terrel rabbrividì, quando, la luce chiarissima di un lampo, gli permise di scorgerne, dapprima, i capelli… era voltata ma l’avrebbe riconosciuta comunque, anche se fosse stata più distante. “Nikki…”. Mormorò, stupito per averla incontrata a Santa Monica, da sola e per di più, a mezzanotte passata da alcuni minuti.
Che cosa ci poteva fare, sulla spiaggia che aveva contribuito a farlo innamorare perdutamente di lei, durante una sera di un anno prima? E perché mai, stava piangendo disperatamente?
L’osservò, rimanendole alle spalle, in silenzio e gli sembrò maledettamente infelice. Così sola… e gli parve davvero ingiusto, considerato il fatto che, una donna meravigliosa come lei, avrebbe dovuto avere il meglio dalla vita. Sentì, prepotente, il desiderio di raggiungerla… magari, avrebbe potuto posarle una mano sulla spalla e dirle semplicemente “ciao, come stai?” e poi, le avrebbe offerto il suo aiuto.
Invece, scosse il capo, rendendosi conto che, anche se faceva male, la realtà era la stessa… Nikki era ancora la signora Forester e lui doveva stare fuori dalla sua esistenza. Evitare di intromettersi nel suo rapporto di coppia, in modo da non complicarlo.
Si accinse ad allontanarsi, attento a non produrre rumore, quando, un nuovo lampo, illuminò il cielo e si stagliò, ad illuminare la figura di Nikki… Terrel sussultò, nell’accorgersi che si era appena girata ed i loro sguardi s’incontrarono, così, poté distinguerne il bellissimo viso, dannatamente triste. Adesso, restava una sola cosa da fare… in fondo, non era cambiato niente, gli sarebbe bastato voltare le spalle e tornare sui suoi passi, fino a raggiungere la sua automobile, per poi correre via, in macchina, verso casa.
“Terrel…”. Ma lei lo chiamò, con la voce incrinata dal pianto e continuò a guardarlo, ne fu certo, nonostante l’oscurità non gli permettesse di appurarlo.
Restò immobile, aspettando il prossimo lampo per ottenere una nuova visione della donna che amava. “Ciao…”. Esordì, abbozzando un inutile sorriso. “Non intendevo disturbarti, stavo facendo una passeggiata… ma me ne vado subito”.
Nikki scosse il capo. “Non a causa mia, ti prego”. Gli disse, schiarendosi la voce, nel tentativo di frenare il pianto che l’aveva scossa fino a quell’istante. “Non fare caso a me, d’accordo? Prosegui pure la tua passeggiata, la spiaggia non è mia…”.
“Non è per questo, che…”. S’interruppe, decidendosi ad avanzare in sua direzione e le si fermò di fronte, in modo da poterla vedere anche senza dover usufruire della luce prodotta dai lampi. “Non sei tu, a darmi fastidio, anche se la sensazione che avverto…”.
“Quale sarebbe?”. Gli chiese, passandosi una mano sul volto bagnato. “Sta cominciando a piovere…”.
“Avverto un dolore profondo… il tuo”. Rispose Terrel, posandole le mani sulle spalle. “E se tu soffri, non posso fare a meno di desiderare…”.
“Lo so”. Lo interruppe, sfiorandogli una mano con il viso. “Vorresti confortarmi… ma non sono una bambina, ormai, sono una donna”.
“Una donna sposata”. Convenne, sottolineando quell’ultima parola.
Scosse il capo, scostandosi da lui e si passò le mani fra i capelli bagnati dalla pioggia, che stava cominciando a scendere fittamente. “Avresti potuto risparmiartela…”. Mormorò, tirando su con il naso.
“Vieni qui…”. Terrel l’attirò a sé, con fermezza e la strinse fra le braccia. “Che cosa succede… si tratta di Claire?”.
Nikki avvertì una fitta lancinante trapassarle il cuore. Chissà che cosa stavano facendo, in quel momento, Clay e la madre del suo primogenito? Si allontanò, bruscamente, mentre si accorse che ogni cellula del corpo reagiva elettricamente, allo sguardo magnetico di quel bellissimo uomo.
Un nuovo lampo illuminò i loro volti, indurendo, insolitamente, i tratti energici di quello di Terrel. “Avanti, vieni con me!”. Le ordinò, all’improvviso. Scorgendola immobile, l’afferrò per un braccio e la trascinò, lungo la spiaggia, per raggiungere la macchina. “Dio mio, sono fradicio…”. Aggiunse, rendendosene conto, come se si fosse appena svegliato da un breve sonno profondo. “Okay, ti porto a casa”.
Nikki scosse la testa, più volte, seguendolo malvolentieri. “Non torno, a casa… non mi costringerai a farlo, te l’assicuro”. Decretò, divenendo furente. “Ed ho la mia auto… non darti tanto disturbo per me, Kendall!”.
“Disturbo…”. Ripeté, passandosi una mano fra i capelli inzuppati d’acqua, come i loro abiti. “C’è una cabina, per lo meno, ripariamoci dalla pioggia…”.
Quando furono all’interno del momentaneo rifugio, il tintinnio della sua cintura che urtava il pavimento, l’indusse a trasalire. “Che cosa accidenti, stai facendo?! Esci immediatamente…”.
Terrel la spinse da una parte, seccato per il modo in cui lo stava trattando, divenendo indisponente, come doveva essere stata da bambina. Tutto sommato, avrebbe anche potuto ridere, di quella situazione grottesca… un giorno, forse, quando lo avrebbe ricordato, certo, non ora. “Mi sto sbarazzando di questi vestiti bagnati… forse, non l’hai notato ma negli ultimi pochi minuti, la temperatura è scesa di almeno dieci gradi”. Affermò, con tono autoritario. “E nemmeno il rispetto del tuo virginale pudore, m’indurrà a starmene ancora qui, vestito, a rischiare una polmonite!”.
Involontariamente, la toccò di nuovo e Nikki trattenne il fiato, sentendosi schiacciata contro quel corpo che aveva conosciuto perfettamente… avrebbe voluto evitare di ricordare quanto erano stati bene, insieme ma si abbandonò nel circolo protettivo delle braccia di Terrel, dimenticando la rabbia che l’aveva sconvolta, fino a pochi attimi prima. Si rilassò, mentre il battere incessante dei loro cuori e la spinta di quel corpo aitante contro il suo ventre, le fecero scorrere nelle vene un desiderio che divenne insopportabile. La dura carezza della sua peluria sul seno, era incredibilmente erotica… Nikki mosse i fianchi, d’istinto ed avvertì la reazione istantanea di Terrel, contro le sue cosce tremanti.
“Piccola…”. Mormorò, ansante, imprigionandole il viso fra le mani. Cercò invano, per un interminabile istante, di resistere alla bellezza di quel corpo e di quel volto, contornato dai capelli grondanti di acqua, si sforzò di contenere l’irresistibile forza che lo spingeva a sfogare le emozioni che era stato costretto a reprimere per un anno. Arrendendosi al desiderio, infine, s’impossessò con uno slancio devastante di quelle labbra meravigliose… che trovò pronte ad accoglierlo.
Senza quasi rendersene conto, Nikki si trovò seminuda, distesa sul pavimento, sotto di lui… che tremando convulsamente, lottava per controllare l’uragano di passione che stava per travolgerli e che li avrebbe condotti ad un’inevitabile conclusione.
Avvertendo la sua resa, si divincolò bruscamente, trattenendo il fiato. “Nikki, stai accendendo un fuoco che potrebbe divampare…”. L’avvertì, rivolgendosi soprattutto alla parte razionale di sé.
Inebriata da quel senso di potere, completamente inatteso e cosciente della propria femminilità, fece scivolare le sue fino a dove il torace dell’uomo si restringeva nella vita… Terrel non si mosse, rimanendo muto e proprio quel silenzio, quella passione così faticosamente repressa, l’eccitarono immensamente. Quando la sua mano giunse ai riccioli lievi che circondavano l’ombelico, sentì tremare i suoi muscoli addominali. “Nikki…”. Protestò, in un gemito che l’indusse a desiderarlo ancora di più. “Che cosa stai facendo?”.
“Non voglio parlare”. Sussurrò, sfiorandogli il collo con le labbra morbide. “Non costringermi a parlare…”.
La bocca di Terrel piombò, affamata, su un capezzolo della ragazza e la ruvida carezza della sua lingua, la fece fremere convulsamente. Dopo essergli passate sui fianchi, le sue dita scivolarono a cercare il centro del suo rovente ardore.
“Mi stai uccidendo…”. Mormorò lui, con voce rauca, sistemandosi in modo da assecondarla.
I tuoni continuavano ad esplodere e la pioggia scrosciava, ormai assordante, cancellando ogni ragionamento. Per Nikki c’erano soltanto Terrel ed il suo possente magnetismo, che li imprigionavano, insieme. Perduta nel desiderio che pulsava interiormente, cominciò a muoversi con un ritmo regolare, invitandolo ad unirsi a lei nell’eterna danza dell’amore ma si rese conto che continuava a contenersi.
“Non mi vuoi?”. Gli chiese, provocandolo ulteriormente.
Terrel le si accasciò sopra, nascondendo la faccia nei suoi capelli bagnati. “Se ti voglio? Oh, mio Dio… come puoi domandarmelo?”. Rispose, piano. “Per me, significherebbe molto più di…”. La voce gli mancò, mentre le mani di Nikki cominciarono ad esplorargli gli angoli più segreti del corpo.
Catturandole i polsi con le mani, glieli sollevò al di sopra della testa. Attraverso la semioscurità della piccola stanza, i suoi occhi cercarono il corpo perfetto, appena illuminato. Dio, pensò, quanto era bella… ma così terribilmente vulnerabile. Il momento era sbagliato… avrebbe dovuto impedire che accadesse l’inevitabile. Avrebbe voluto che non stesse soffrendo, al punto da spingersi a donargli se stessa.
“Nikki, Nikki…”. Nemmeno lui, riconobbe quella voce così inasprita dal desiderio.
Le fece scorrere le labbra sulla guancia, sugli incavi delicati, così incredibilmente belli, sotto gli zigomi. Le assaggiò la gola setosa… e poi, fu inesorabilmente attratto dai seni perfetti. Nel sentimento che provava per lei, c’era il loro passato… tutto il futuro, se Nikki avesse voluto, lo sapeva.
“Oh, Terrel, ti prego…”. Quella sommessa implorazione, fu sommersa dallo scroscio della pioggia sul tetto della cabina ma lui l’udì ugualmente, la sentì e provando quasi uno stupore sacro, davanti a quello che poteva sembrare un miracolo, accantonò ogni ritegno e completò la loro unione. Devastato da un sentimento così profondo, da superare ogni violento impulso sensuale, si abbandonò alla marea che lo travolgeva e quando sentì Nikki avvinghiarlo con selvaggia felicità, le fece scavalcare insieme a lui l’onda più alta. Si trattenne sulla cresta, per attimi ansanti, ineffabili, prima di lasciarsi ricadere, esausto, in acque più tranquille.
Lentamente, con indefinibile dolcezza, galleggiarono in una calda e dorata nebbia… entrambi senza parole, senza più pensieri coerenti. Fuori, Santa Monica… i tuoni che continuavano a rumoreggiare, lasciarono dietro nuove raffiche violente di pioggia.