Pesi e misure di Irma Panova Maino

Spesso le catene sono mentali, ma questo non le rende meno vere, meno reali e meno difficili da sopportare. Senso del dovere, stanchezza fisica e cerebrale, ossessioni impossibili da risolvere, incapacità momentanea di riuscire a vedere le possibilità offerte, molte sono le componenti che ci rendono schiavi di una particolare situazione o di un rapporto, ma tutte hanno in comune una cosa: la nostra mancata reattività. Tuttavia non è una colpa. Sapere di essere la causa dei propri mali, non facilita di certo la soluzione degli stessi e spesso sono altri i fattori collaterali che contribuiscono a rendere la liberazione una meta effimera e irraggiungibile. Eppure, ciò che ci salva dall’annientamento totale e dalla rassegnazione più cupa è la speranza. L’idea che,
al di là del tunnel, esista la luce e il sole, l’aria pura e l’ossigeno necessario ai nostri polmoni. E per raggiungere questo stato di grazia ci vuole un pizzico di follia, tanta buona volontà e la consapevolezza che la libertà ha il suo prezzo e questo non è mai un misero “gettone di presenza”, ma purtroppo spesso richiede molto del nostro sangue. Per noi donne, spesso sono i figli a “pesare” sulle nostre decisioni e non tanto perché essi siano d’impiccio o effettivamente di peso, ma il solo fatto di averli messi al mondo, ci rende automaticamente responsabili della loro sorte e del loro benessere psico-fisico, diventando, purtroppo, un altro anello della catena che ci lega alla piattaforma di cemento, che abbiamo comunque contribuito a creare. La causa non risiede mai in un solo colpevole, ognuno di noi ha dato del suo per far sì che le situazioni non funzionassero e benché sia totalmente inutile cercare di pareggiare i conti, scagliandosi addosso accuse assurde, è anche vero che ognuno dovrebbe fare la sua parte, nel riconoscere i torti e le mancanze. La consapevolezza aiuta il più forte ed è solitamente il più forte che decide di arrendersi e di non combattere più per qualcosa che si è perduto nel tempo. E non uso impropriamente il termine “combattere”, poiché è proprio la lotta e la conquista che portano alle catene e a quelle costrizioni mentali che ci impongono un certo tipo di comportamento e coerenza. Tuttavia, quando arriva il momento, è bene coglierlo al volo, saper sfruttare l’occasione giusta e lasciare che le maglie ci scivolino addosso, diventando immuni al dolore, al rimorso e al rancore. Mentre gli anelli scivolano via dalla pelle, lasciando segni di abrasioni e tracce di ruggine, nulla potrà impedire ai polmoni di espandersi, alla ricerca di quell’aria che spesso è venuta a mancare. E con i piedi ben saldi sul terreno, imparare di nuovo a camminare con i propri arti, calpestando il suolo con decisione, diventa l’unico mezzo possibile per raggiungere la meta.