Wanda di Francesco Gallo

Wanda

Tema: Un urlo in mezzo al mare

Autore: Francesco Gallo

immagine tratta da Pixabay.com

«… viva la vivanda…» risuona alto un grido di esultanza. Nella sala vola via aria di bontà. Anche la mia mente va altrove.

Wanda, che quasi affogava in due dita d’acqua, rideva mentre il padre la tirava su per i capelli, la madre, che le era al fianco, cacciò un urlo da far accapponare la pelle a una balena, e così qualcuno dalla spiaggia, che sembrò azzittirsi tutta, per un momento. Adriano, anche lui sorpreso, guardò verso il mare, poi riprese a godersi il dolce salato della ciambella ed il sole sulla pelle. Wanda non aveva mai visto il mare.

«… viva la vivanda è uno slogan efficace ed è la nostra sommessa risposta ai bisogni che sentiamo urgenti e reazione necessaria alle conseguenze del degrado. I problemi, che affannano ahimè il lavoro, la giustizia, i trasporti, la nostra società tutta saranno alleviati dalla costanza della pietanza…»

La risatina, a stento soffocata, della mia vicina non mi sorprende, non l’incoraggio certo, le carezzo il dorso della mano e con tenerezza le stringo il polso. Ma nel conferenziere il tono della voce, l’alpacca dei capelli e la sottigliezza delle parole sono davvero in bislacca armonia tra loro e così la sua giacca blu ed i jeans che vedo trasparire da sotto il tavolo, da dove mi sembra sentire traspirare anche i neri mocassini.

«Marco togliti bene la sabbia dalle mani prima di mangiare, Adriano dopo non scappare, non fare il distratto e rimettiti la crema solare…» La giornata era meravigliosa, Adriano sorrise a sua madre e andò a riporre in cabina la maschera e le pinne.

«… Viva la vivanda. Come non pensare alla tranquillità che reca un piatto fumante a chi ahimè non ha nulla. La certezza di aver risolto un problema quotidiano non può che generare speranza nel futuro, pace nell’animo, fiducia nel prossimo e tutti noi non possiamo non impegnarci e sacrificarci per questa causa…» Il ciuffo argentone, saldo sulla fronte del virtuoso tribuno, sembra un elmo, a completarlo, nelle sue mani, mi appare il balenio di un ramaiolo, nitido il tintinnio metallico.

Dall’ombrellone a fianco, Wanda aveva preso a frignare, allettata dal richiamo “ciambelle, sfogliate, maritozzi” che era tornato a farsi sentire. Adriano decise che sarebbe andato a giocare a tamburelli con Massimo e avrebbe cercato di incontrare Elena.

«… Ed oggi, finalmente, la nascita del Banco, per la provvista della vivanda quotidiana ai poveri della nazione, può divenire realtà. Io e il comitato di salute pubblica, qui rappresentato, rivolgiamo a voi tutti, qui riuniti, la richiesta di una pronta adesione. Mi conforta che il gentiluomo, cui questa sala è intestata, ebbe tra i suoi proponimenti un analogo disegno che egli stesso un giorno mi confidò, quasi un passaggio di consegne…» Le intraprese e l’audace risolutezza del banchiere mi sono ben note e assunta un’aria assorta decido, come talvolta mi capita al cinema, di assecondare il moto delle palpebre, e socchiudo gli occhi.

Elena era sulla spiaggia quel pomeriggio, mentre Adriano giocava al calcio: aveva desiderio di sederle accanto e capì anche la richiesta negli occhi di lei, ma continuò invece a far bravate con il pallone e quando terminò Elena era andata via. Fu sempre così tra loro, con qualcuno, qualcuna o qualcosa a frammettersi.

«… Molte sono le difficoltà ahimè, ma noi non cederemo, e questo bagno di realtà non può che rafforzarci. A voi tutti, perciò, la mia riconoscenza per i significativi traguardi che certamente raggiungeremo. Viva la vivanda!»

Ed il Comitato, tenendosi per mano, balza in piedi. Wanda con una gomitata sul braccio, mi ridesta, e sorridendo mi sussurra: «Andiamo via Adriano. Subito. Ho promesso a Carla che quasi sicuramente l’avrei lasciata libera stasera, ed ai ragazzi che avremmo cenato insieme.»

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