Universo catartico – trionfo della fantasia di Antonio Aliberti

Universo catartico - trionfo della fantasia

Tema: La storia infinita

Autore: Antonio Aliberti

immagine personale
Fin da quando iniziai a leggere il romanzo “La Storia Infinita” lo giudicai molto adatto a rappresentare i rimedi alla alienazione e alla conseguente depressione causate della civiltà dei consumi e della iper produttività, che ci spinge a rifugiarci in qualche spazio alternativo della nostra mente, per non subirne gli effetti.
 
L’alternativa più catartica è il rifugio nel regno della fantasia, come suggerisce, sia il romanzo sia il film che lo ha tradotto in immagini e in azioni, e in cui, seguendone l’invito, ci siamo rifugiati, alla ricerca della serenità della nostra vita quotidiana.
 
Spesso mi sono immerso in questi tipi di evasione dalla realtà, come è avvenuto ieri, e che vi partecipo, sperando di coinvolgervi, ma temendo di annoiarvi, perché sono delle reazioni correlate al mio io e alla mia concezione della vita che ritengo vada sempre condita con il succo aspro e salutare dell’ironia, a cui aprono il rifugio le immense risorse della letteratura, miniere inesplorate e inesauribili della nostra fantasia.
 
Ieri, sentendomi un po’ dimesso, ho reagito, come sempre ho fatto in queste circostanze. Per tirarmi su, ho chiesto aiuto a un mio amico di ultra sessantennale frequentazione biunivoca, (sebbene per lui tale rapporto, anche se involontariamente, è del tutto ignorato); amicizia sorta dopo avere io perpetrato due tradimenti: il primo verso Carlo, mio carissimo amico della prima fanciullezza (che ha dormito tante volte con me nel mio lettino, finché mia madre non ci separava) e il successivo verso Luigi, con cui da ragazzo avevo anche condiviso tante marachelle!
 
In verità non li trovavo più interessanti, poiché divenuto adolescente, quando iniziavo un nuovo colloquio con loro, precipitavo in un vortice di profonda noia, perché me li dovevo sorbire mentre mi raccontavano sempre le identiche loro storie. Il primo insisteva con le avventure e del secondo sentivo la muffa stantia dei racconti del suo giornalino.
 
Avevo bisogno effettivo di nuove stimolanti amicizie, ma che fossero coinvolgenti, come esse lo erano state per me i quegli anni.
 
Credo che siate d’accordo con me che, nella vita, vale ben la pena di cambiare quando un rapporto, non indissolubile, ti accorgi che è diventato noioso. Essi erano divenuti irreversibilmente stucchevoli e, come sempre avviene nei rapporti di amore, anche questi due sfociarono nell’indifferenza, poiché si era insinuata una irreversibile incomunicabilità.
 
Non posso tacere, però, che la circostanza che di colpo ha contribuito a farmi mettere da parte e accantonare quei due amici fu la conoscenza di Giovannino, in cui mi imbattei senza volerlo, né saperlo, in un torrido pomeriggio d’estate, con il sole che picchiava sul capo randellate di calore, ragion per cui mi rifugiai al refrigerio di una libreria ove fortunatamente mi imbattei in lui.
 
Mi confidò, (e ci eravamo appena appena conosciuti), che Clotilde era stata definita il suo destino e che era stato in collegio prima di sposarsi e che avrebbe voluto emulare Leopardi perché gli era piaciuto infinitamente lo “ZIBALDONE”.
 
Fu vero colpo di fulmine, letterariamente parlando! Mi affascinò e continua a esercitare su di me il suo grande fascino ogni volta che su mia sollecitazione mi corrisponde e mi snocciola i suoi racconti e le sue divertenti storie.
 
Ieri, come vi dicevo, l’ho invitato e gli ho chiesto di raccontarmi di nuovo di suo figlio Albertino, di quando era alle elementari, e del compito assegnatogli dalla maestra e della interpretazione data al compito dal figlio, dalla moglie che ne seguiva i progressi negli studi e dalla “passionaria”, definendo quel compito “QUEL DANNATO FALEGNAME”.
 
Mi ha fatto ridere fino a contorcermi, sebbene me lo avesse già raccontato, tanto che quando è venuto da me Silvano e gli ho aperto la porta, si è letteralmente spaventato osservando i miei occhi pieni di lacrime!

Una risposta a “Universo catartico – trionfo della fantasia di Antonio Aliberti”

  1. Mi sono persa un pochino, a ne rileggerlo ho colto qualcosa che prima mi era sfuggito. Bravo è sminuire la tua dote di scrittore. Molto fantasioso e acuto.

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