Una lettera d’ottobre di Roberta Gelsomino

Una lettera d’ottobre

Tema: la pioggia

“Caro Te,
oggi fa freddino. Certo é giusto siamo quasi a fine ottobre, eppure ricordo primavera come fosse poco fa, la primavera che ci ha fatti incontrare e di cui son certa solo tu come me conosci importanza e bellezza. Dunque non manca affatto molto a natale ed io non vedo l’ora.
In questo momento piove a dirotto ed il vapore dei manicaretti che mamma sta cucinando ha appannato tanto il vetro ma poco importa perché hai sempre modo di potermi guardare molto bene. Mi vedi lo stesso da una qualche finestra forse in alto oppure in basso o non saprei, del palazzo adiacente al mio e dove da molto tempo mi osservi. Ti posso ascoltare attraverso i muri senza impegnarmi più di tanto poiché tu lo sai ho antenne sensibilissime, ma non tento di appoggiare l’orecchio nella ormai fredda parete più che altro perché mi risulti anche così un suono lontano.
Dove sei?
Vedo lacrime in questa copiosa pioggia. Le tue. E le mie, silenti e più discrete.
Perché non puoi raggiungermi amico mio?
Forse temi di svelarti e dunque di deludermi, se è vero che finora sei stato il mio folletto e custode delle mie giornate? Credo che tu conosca cose che nemmeno i miei cari sanno e sento che mi conosci, non perché per gli altri non sia per carità, ma tu lo hai ricercato lo hai voluto e sento che mi ascolti ogni volta. Mi ami.
Perché non posso raggiungerti? Io temo i tuoi amici il nostro vicinato e vorrei tanto farlo, si vive una volta sola cavoli, posso farcela… aspettami amore”

Bianca uscì di corsa di solo pigiama addosso e senza nemmeno il solito felpino a coprirla, le pantofole già semi distrutte di loro e sfidò le sue paure che a confronto quella rovesciata di pioggia non era nemmeno lieve rugiada. Si sentì avvolgere da una forza e da una sicurezza via via maggiore nel riscontrarsi temeraria e più avanzava più procedeva invincibile. Assomigliava ad un aurea magica cui nessuno avrebbe potuto più nulla. Zuppa come un pulcino bagnato non sapendo dove andare incominciò a chiamare:
“Folletto!! Folletto mio! Follettino!! Fatti vedere vita mia!!”
Così lo chiamò perché col suo nome ce n’erano diversi, o forse per altre ragioni.
“Ascoltami! Io ti amo!”
E poi… lui uscì, era bellissimo per come lei già sapeva nell’anima. Un gran figo a dirla tutta. E si inzuppò anche lui sotto la pioggia pure lui impigiamato ancora e abbracciandosi si diedero il bacio più bello e lungo che questa Terra abbia mai visto, e questo abbraccio danzante e ridente qualsiasi cosa fosse accaduta in seguito avrebbe sempre regnato come eternità. Chi se ne frega degli altri! del mondo intero! Era in questo momento il senso di tutto quanto avevano patito anche prima di conoscersi in qualche modo, apparve loro cristallino che tutto era stato convogliato per questa felicità di una manciata di minuti!
Com’era bello! E poi sotto la pioggia, altrimenti la noiosa triste fastidiosa pioggia d’ottobre dal puntuale ombrello ora era benedizione di gioia e vita!
Oppure… accadde altro? La rinchiusero d’urgenza in psichiatria per via dei folletti? Dei deliri persecutori?
O se invece preferì non uscire, tentando altro, tentando l’esistenza comunque? Ognuno vittima delle proprie paure forse stupide e forse del tutto idiote… chissà… ma sappiamo con certezza che quella scritta inversa sul vetro appannato era vera. Quanto lo era ogni scritto di Bianca. Quanto lo sono le storie, e la fantasia ed i sogni, i quali sono sempre più reali di una buona parte della realtà umana. Ma in fondo tutto era nato proprio dall’amara realtà, dunque anche lei è cosa buona in qualche angolino.
E’ bella la pioggia a ben vedere, pensò. Puoi startene al calduccio sotto le coperte oppure se pranzi mangiarti la minestra coi tortellini di carne o se pomeriggio berti una cioccolata con panna a volontà o invitare amiche per un tè coi biscotti da tè. E puoi non uscire. Puoi scrivere. Oppure fare scritte sul vetro, anche disegnini un poco osceni. Ci sta. Credo che riapparirà ad ogni pioggia domenicale con caldi pranzetti di mamma, pensò tra sé.
“Davide ti amo per sempre”.

15 Risposte a “Una lettera d’ottobre di Roberta Gelsomino”

  1. Bello questo testo dove fantasia e realtà si mescolano e si confondono! Lo voto!

  2. Voto questo testo. Quando c’è la pioggia tutto può accadere.

  3. Voto questo testo.
    Una giornata piovosa dove la nostalgia di un amore dolce, appassionato e invincibile oscilla tra fantasia e realtá…
    Dosa consapevolezza di esser tutti vittime delle proprie paure forse stupide e forse idiote con la sicurezza che tutte le emozioni scritte all’inverso sul vetro appannato della nostra vita sono profonde, spesso amare ma vere.
    Come diceva un altro grande “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”… é proprio vero…. e mentre questi sogni diventano sempre più reali la pioggia acquista fascino, lenisce il dolore e si mischia con le lacrime…. Il tepore familiare scalda il cuore e appanna i vetri pronti per un altro racconto di questa splendida autrice che si emoziona ed ci emoziona.

  4. quando il cervello e” libero ,allora la gioia di vivere lo impregna,gli fa secernere sostanze,ormoni,e apre la porta alla chimica della felicita”.se la novita”,lo stupore,la sorpresa e il mistero sono in agguato,tutto e” possibile…allora puoi incontrare in ogni cosa l” eco dell universo.. ti adoro roby

  5. voto questo testo. La pioggia si tramuta in lacrime silenti e discrete…
    Brava Roberta.

  6. Voto questo testo.
    Fantasia e contrapposizione emotiva con la realtà. originale.

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