Torino 2049 di Luisa Cagnassi

Torino 2049

Tema: Il segno della tempesta

Autore: Luisa Cagnassi

Immagine tratta dal web
Settembre 2049, è il mese del mio centesimo compleanno. Sono sopravvissuta ed è un privilegio di pochi, dato le condizioni in cui siamo ridotti, più che altro è un’agonia.
 
Deve avermi investita un’onda nucleare scaturita dal tunnel atomico esploso durante una tempesta devastante, scatenatasi a causa di esperimenti nucleari di un folle dei paesi d’Oriente. Più che un privilegio mi sembra una punizione raggiungere questa soglia d’età fornita ancora da tanta lucidità.
 
Torino è irriconoscibile. Il surriscaldamento climatico ha cancellato i ghiacciai. L’acqua è razionata, ci si può lavare una volta alla settimana e solo per cinque minuti. Poi viene interrotta l’erogazione dalla centrale. Si vive come sfollati dentro mucchi di macerie.
 
Le colline circostanti sono aride e mostrano resti di alberi bruciati dagli incendi, inevitabilmente scaturiti a causa della siccità. La Basilica di Superga è distrutta e inabitabile. Macerie su macerie.
 
Il letto del Po si è trasformato in una pista per una sorta di aeroscafi sostenuti da “cuscini d’aria” e mossi da una o più eliche, mezzi di trasporto utilizzati da bande di spacciatori e delinquenti bestiali: viaggiano tra i vecchi detriti e pantegane dalle misure spropositate.
 
Le chiese, ormai sconsacrate, sono divenute luoghi dove istruire i bambini, insegnando loro non soltanto a leggere e a scrivere, ma soprattutto a usare le armi e diventare uomini violenti. La religione è bandita, chi è sorpreso in preghiera viene processato da un tribunale “super partes” , che poi lo condannerà a morte.
 
Tutti i musei e le opere d’arte sono stati distrutti, cancellati da esplosioni terroristiche o incendi. L’ultima tromba d’aria, devastante, ha causato migliaia di vittime e distrutto interi palazzi. Gli unici a restare integri sono quelli costruiti col sistema antisismico e lo stadio della Juventus. Non vi disputano partite regolari, ma incontri veri e propri all’ultimo sangue. Vincerà la squadra cui resterà in vita il maggior numero di giocatori. In palio, una generosa fornitura di vivande.
 
Si vive in promiscuità di razze e culture e, proprio per questo motivo, sovente si scatenano risse feroci e qualcuno muore. Il cielo non è azzurro da anni. Viviamo, se così si può dire, sotto una coltre grigia inquinata, putrida e maleodorante.
 
Le donne possono uscire se accompagnate almeno da tre uomini. Ai comandanti piace giocare con loro, soddisfacendo ogni fantasia erotica. Se le rimandano a casa, restano segnate da malattie inguaribili o avranno sicuramente perso la ragione a causa delle violenze subite.
 
Piazza Vittorio è luogo di feste molto simili a quelle antiche. Vi si disputano combattimenti e lotte che consentono, ai vincitori, un tenore di vita superiore. Saranno ospitati al palazzo Madama, negli appartamenti dei Presidenti di zona.
 
La mia abitazione è rimasta in discreto stato, ho la fortuna di vivere in una costruzione moderna in semi centro. Posseggo un gatto, anche lui vecchio ormai, che mi tiene compagnia. Mi tengono in vita i numerosi libri che ho tenuto nascosti in cantina, impedendo che venissero bruciati come quelli delle varie librerie e biblioteche.
 
Gli unici ipermercati sono raggiungibili con l‘unico mezzo pubblico rimasto in funzione: il tram. Si acquistano viveri con una tessera caricata mensilmente dall’organizzazione, non si deve mai esaurirne il credito. Ovviamente l’aspetto della città è sporco, gli uomini non riescono a comunicare tra di loro. Vestono di stracci recuperati o abiti di iuta grezza annodati da cinture di rete metallica, dove si custodiscono i documenti e gli effetti personali.
 
Sono sopravvissuti i cellulari, tutti ne posseggono uno: è d’obbligo per venire monitorati dalla polizia poiché collegati al sistema tramite microchip, proprio come gli animali. Ogni collegamento è registrato dai gestori della rete, quindi non è possibile accedere a testi o altre informazioni se non quelle consentite dalla corporazione. Utilizzabili per operazioni burocratiche, chiamate urgenti o per giocare con passatempi elettronici. La televisione a reti unica, trasmette senza sosta immagini di giochi e lotte, o qualche aggiornamento sugli eventi dei paesi globalizzati .
 
I presidi medici sono dislocati a zone. Gli ospedali principali, occupati da migranti di passaggio o da malavitosi, è consigliabile evitarli.
 
Spero che da qualche parte dello spazio celeste esista una Terra gemella con l’aria tersa, dove reincarnarmi sotto le spoglie di un gatto vivendo, come ogni essere umano avrebbe diritto, nel rispetto che ciascuno merita. E sia possibile recuperare la cultura e l’amore per l’arte e la musica, che esista un archivio dove attingere alle memorie dei vari file salvati, connessi alla vita passata del nostro vecchio pianeta, per replicarli.
 
Tutto sommato resto una sognatrice e mi piace credere che, in un domani imminente, la vita torni a risplendere e che ci si possa ritrovare a raccogliere nuove emozioni, lungo un aggiornato e positivo cammino.

2 Risposte a “Torino 2049 di Luisa Cagnassi”

  1. Wow…. grazie Anna, ne sono lusingata. Certo, me lo auguro fortemente anch’io. Siamo già abbastanza messi male.

  2. Una descrizione apocalittica dettata da una fervida immaginazione, spero solo che la follia umana si fermi solo all’immaginario. Bellissimo racconto

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