Non c’è rosa senza spina di Sara Grazzini

Non c’è rosa senza spina

Tema: Ti odio ma…

Autore: Sara Grazzini

immagine di Beatrice Maccelli

Era notte fonda, la luna era offuscata da nuvole ballerine che danzavano senza sosta, trascinate dal vento.

Marina si destò, aprì gli occhi e fece fatica a mettere a fuoco dove si trovava. Poi realizzò di essere nella sua stanza e di giacere nel letto a fianco di suo marito. Quella non era la vita che aveva sognato, non era quello che si era immaginata quando aveva conosciuto l’uomo che, adesso, si trovava disteso vicino a lei.

Qualche anno prima, lei e Ahmed, si erano incontrati a una festa del paese, lui così bello e affascinante, con i tratti mediorientali marcati che davano al volto una profondità unica e un fisico prorompente; lei così fragile, bionda e con gli occhi chiari, l’antitesi in persona della bellezza esotica di lui.

Si erano scambiati due battute mentre entrambi erano in coda di fronte a una bancarella che vendeva frittelle ed era scoccata la scintilla. Si erano rivisti qualche volta in paese, poi si erano scambiati il numero di cellulare e infine si erano fidanzati e poi sposati.

Durante il fidanzamento, lei era rimasta affascinata dai modi garbati e quasi cerimoniosi di lui, era rimasta ammaliata da quella nuova cultura, così diversa dalla propria. E ci era caduta, era rimasta vittima di quell’uomo che, dopo il matrimonio, si era rivelato completamente diverso da come lei lo conosceva.

L’aveva costretta ad abbandonare gli abiti occidentali, le aveva imposto il chador e l’aveva fatta allontanare dalla famiglia e dalle amicizie. I genitori di Marina e le sue amiche non si capacitavano di tutto questo e avevano fatto di tutto per aiutarla, ma invano.

Lei ormai era succube di quell’uomo e anche se profondamente infelice, non sapeva come fare a uscire da quella situazione. Lei era in una gabbia dorata, non le era permesso nemmeno più di uscire di casa da sola e lei si sentiva prigioniera, ma lo amava, era il padre dei suoi figli e giustificava ogni suo comportamento, anche quello più immondo.

Quella notte però era diverso, Marina si era svegliata con una nuova forza, si sentiva invincibile e aveva deciso di andarsene. Qualche ora prima, la vicina di casa aveva cucinato delle frittelle e l’odore si era insinuato dalla finestra socchiusa e aveva riportato Marina alla sera in cui aveva conosciuto Ahmed e aveva ripercorso gli ultimi anni della sua vita e aveva realizzato che la stava gettando via.

Si alzò dal letto e con indosso soltanto il pigiama, si avvicinò alla porta di casa e l’aprì, ma… Ti amo, ti odio, ti amo…

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