Le amanti di Nettuno di Maena Delrio

Le amanti di Nettuno

Tema: 7 foto per 7 giorni – Beatrice Maccelli

 

Edoardo non aveva perso le buone abitudini. Durante la quarantena si era abituato a portare il cane a pisciare almeno sei volte al giorno nonostante Bobby, il pincher nano di quattro anni che aveva tenuto per fare un dispetto all’ex fidanzata quando l’aveva lasciato, non fosse troppo collaborativo. Per Edo quello era un modo per passare il tempo, considerata l’insonnia cronica di cui soffriva.

Perciò, anche quella notte non fece eccezioni. Bobby brontolò mentre il padrone lo svegliava per mettergli la pettorina, ma lui non si fece intimidire dai minuscoli canini: «Eddai, il solito giretto della piazza e ti prometto che poi ti lascio in pace».

Nonostante fosse giugno, l’aria era piuttosto fresca. La strada era completamente deserta, la luce dei lampioni tremolava e attorno alle plafoniere cominciavano ad assembrarsi sciami di zanzare e falene pelose. Edo camminava lentamente, trascinando la bestiola che zampettava qualche metro dietro di lui, senza opporre resistenza.

Come ogni volta, arrivare in piazza gli provocò una morsa allo stomaco. Era lì che aveva incontrato Pamela per la prima volta: stava ballando sul bordo della fontana, ubriaca. Gliel’aveva presentata un conoscente comune, e lui aveva finito per passare la serata a sorreggerle la testa mentre vomitava sul marciapiede. Se n’era innamorato all’istante ma ancora non si spiegava il perché.

«Hai la sindrome della crocerossina» aveva sentenziato sua sorella, a cui Pam non era mai piaciuta.

Per ironia della sorte la piazza era anche il luogo dove lei gli aveva annunciato che il giorno dopo avrebbe fatto le valigie. Dopo cinque anni di convivenza aveva scoperto di non essere fatta per il matrimonio, e se n’era andata a vivere in Brasile con l’animatore del villaggio turistico dove avevano passato le ultime vacanze.

Era stata una storia importante, almeno per lui. Aveva investito parecchio, anche economicamente. In realtà, a tornare ripetutamente sul luogo dove tutto aveva avuto inizio, Edo si sentiva un po’ come gli assassini che avvertono l’esigenza viscerale di rivivere il delitto, tornando ciclicamente dove hanno consumato il reato di sangue. Per questo motivo l’uomo non si accorse subito di quello che stava succedendo vicino alla fontana, finché non riconobbe la punta di un tridente a due centimetri dal proprio naso.

«Non si dovrebbe passeggiare a quest’ora di notte» disse la statua di Nettuno che, fino al giorno prima, era stata immobile al centro del bacino di marmo. E aggiunse, sbirciando dietro la sagoma di Edo e indicando col dito: «La bestiola ha freddo.»

Ora, immaginate lo spavento del pover’uomo nel trovarsi davanti un tale miracolo: una statua parlante!

Forse, pensò, ho preso troppo zolpidem e ora ho le visioni. Sto sognando.

Forte dell’intuizione, si fece coraggio: «Scusi, signor Nettuno, cosa ci fa staccato dal basamento?»

Il dio marmoreo sospirò, abbassando il tridente: «In tutta sincerità, sto partendo.»

«E per dove?» Un dialogo con una statua che non solo parla, ma addirittura risponde, in fondo, non è diverso dalle mie conversazioni con Bobby, giudicò Edo.

Nettuno si sedette sul bordo della fontana. «Ehi, amico. Davvero non hai sentito nulla di quello che sta succedendo alle statue?»

L’uomo si prese il mento tra il pollice e l’indice: da qualche tempo aveva smesso di interessarsi dei fatti del mondo, anche se aveva provato un certo piacere nel venire a conoscenza della situazione disastrosa post covid in Brasile, e le parole di Bolsonaro –Moriremo tutti– gli ronzavano ancora in testa come una rivalsa sul karma.

Però, ora che ci pensava, ricordò che qualche giorno prima un gruppo di dissidenti aveva buttato giù la statua di Cristoforo Colombo, reo di aver scoperto l’America e, di fatto, segnato l’inizio dell’epurazione dei nativi americani.

«Ho letto qualcosa in proposito, ma davvero non riesco a capire cosa abbia a che fare tutto questo con te.»

La statua lo guardò dritto negli occhi: «Ma lo sai chi sono io? Io sono il dio del mare, delle tempeste e dei terremoti!» e la voce gli uscì possente a tal punto che l’onda d’urto scagliò l’uomo a qualche metro di distanza. Edo cadde col culo per terra, letteralmente, e il guinzaglio di Bobby si avvolse attorno al lampione. Il cane guaì, ritrovandosi sospeso in aria.

«Mi spiace, mi spiace tantissimo!» cercò di scusarsi il dio, aiutando Edo a sollevarsi.

«Senti, Nettuno, io non credo che qualcuno ti darà la colpa di una catastrofe naturale. Per me puoi tornare sul tuo basamento.»

La statua era davvero rammaricata: «E se scoprissero le mie infinite amanti? A proposito…» Nettuno si chinò meglio e fissò i lineamenti del giovane alla luce del lampione

«Tu sei il fidanzato di Pamela, vero? Come sta? Non l’ho più vista in giro.»

Il giorno dopo, in prima pagina, i giornali nazionali avrebbero raccontato di un giovane arrestato in piazza Navona mentre, con uno scalpello, cercava di staccare dal basamento la statua di Poseidone, gridando: «Morte al traditore!». Ma questa è un’altra storia.

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