Inutile richiesta di Claudia Lo Blundo

Inutile richiesta

Tema: scrivimi

Autore: Claudia Lo Blundo

lavoro in legno di ulivo lavorato dal Prof. GIARLETTA Michele
Sono andati tutti via, come ogni domenica sera, ma è giusto così: i figli hanno la loro famiglia.
 
Ed eccoci finalmente seduti, tranquilli, al fresco di questo porticato: io sul mio dondolo, tu sulla tua poltroncina preferita.
 
Pur se da tanto lontano, riesco a distinguere il pennacchio che s’innalza dal nostro vulcano. Intanto l’aria profumata del nostro giardino e l’aria settembrina, chissà perché, mi stando rendendo sentimentale. Ho sempre amato guardare le stelle, lo faccio anche adesso, e poi guardo te.
 
Riposi sereno, sonnecchi, ma sembra che abbia sentito il mio sguardo su di te perché apri gli occhi e mi rivolgi uno dei tuoi dolci sguardi. E in questo momento in cui mi sento diventare sentimentale, vorrei rivolgerti una strana domanda: perché non mi scrivi una lettera?
Scrivimi!
 
Sarebbe bello leggere quel che ti passa per la testa, quel che pensi di me, anche se dal tuo comportamento nei miei confronti lo so già. Eppure, leggerlo sarebbe diverso.
Scrivimi sin dal nostro primo incontro; io ero con la mia migliore amica e tu con tuo fratello: ci guardammo un attimo, e ci piacemmo e da allora non ci siamo più lasciati.
 
Cosa ti colpì di me? Io so cosa mi colpì di te: il tuo sguardo dolce, penetrante, e capii che con te sarei stata felice.
 
Inizialmente è stato difficile vivere insieme ma con la pazienza e il tempo ci siamo conosciuti e ci siamo adattati bene l’uno all’altra. Qualche volta mi hai fatto disperare per la tua gelosia, ma trovo sia naturale: però, ora, preferisco pensare alle cose belle che abbiamo convissuto.
 
Scrivimi delle nostre liti in casa: tu mettevi disordine e io ti rimproveravo.
E le nostre corse in macchina? Le folli corse mentre io guidavo e tu, impavido, volevi che il finestrino fosse aperto per provare il brivido dell’aria fredda che ci sferzava in viso.
E le passeggiate? Chissà come scriveresti di quella volta in cui, involontariamente, per uno sgambetto, caddi a terra; tu non sapevi in che modo aiutarmi e io, invece di piangere per il dolore, iniziai a ridere.
 
Siamo invecchiati entrambi e allora scrivimi di quando dovetti lasciarti per andare in ospedale: il tuo dispiacere per la mia assenza, così come mi è stata descritto, ancora mi addolora. Siamo invecchiati; entrambi abbiamo le ginocchia doloranti e alle camminate preferiamo lo stare seduti, comodamente.
 
Perché mi guardi? Pensi sia scema nel chiedere una tua lettera? Beh, non hai tutti i torti. E ora che cosa fai? Ah, vuoi sederti vicino a me, vuoi farti dondolare?
 
Mentre ti carezzo mi chiedo se ti sia mai chiesto perché stiamo insieme: non puoi perché non lo sai. Il mio compagno di vita, il padre dei miei figli, mi aveva lasciato troppo presto e aveva lasciato nel mio cuore un dolore che mai nessuno avrebbe potuto sostituire. Poi, invece, sei giunto tu e mi hai salvato dal dolore.
 
Ti carezzo e tu mi guardi con i tuoi occhi dolci, gli stessi di tanti anni fa quando eri così piccolo da stare, con tuo fratello, in un cestino di vimini. Sai che son trascorsi sedici anni da allora?
 
Certo avresti l’età per saper scrivere una lettera ma la mia è solo farneticazione, anche se, scusa se rido, ma come mi ha fatto bene la tua pet therapy, mi farebbe ancor meglio una tua pet writing.

4 Risposte a “Inutile richiesta di Claudia Lo Blundo”

  1. Claudia, non ti smentisci mai. Coinvolgi e trascini dentro emozioni tangibili, poi la sorpresa finale, comunque altrettanto toccante. Complimenti.

  2. Uno scritto di tal carisma non poteva non coinvolgere l’opera nata dalle mani del proprio amore di una vita.
    Bravi

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