Il riflesso di un amore incompiuto di Anna Ciraci

Il riflesso di un amore incompiuto

Tema: Come si cambia

Autore: Anna Ciraci

immagine tratta da pixabay

«Ho aperto tante porte nella mia vita, soglie in cui non avrei mai dovuto neppure sbirciarci dentro, io le ho persino attraversate, visitandole nell’intimo nascosto all’interno, le ho percorse come fossero le segrete di un lussuoso palazzo, fatto di mura intrecciate con l’essenza del mondo.

In qualcuna ho trovato solo il marciume di chi vi si era spaparanzato dentro. Un misto di tanfo di onnipotenza esaltata e la miseria di chi dentro non ha nulla. In altre v’era celato solo il buio di chi si è perso e non è mai stato in grado di trovarsi.

Alcune erano semplicemente vuote, forse spogliate dagli sciacalli passati. Qualcuna era così linda e pulita che non sono potuta entrare, l’ho lasciata immacolata. Quelle calde, luminose e accoglienti sono state così poche che posso descrivertene ogni singolo particolare.

Le ho visitate tutte e ho portato con me qualcosa di ognuna di loro. Mi è rimasto dentro, appiccicato all’essenza della mia anima. Ho preso il tanfo, il buio, il niente e la luce. Ad ogni porta, un nuovo strato aggiunto. E nessuna di loro è riuscita a fermarmi, erano solo visite, qualcuna magari un po’ più lunga delle altre ma da ognuna di loro me ne sono sempre andata.

Ricordo la tua di porta. Affascinante e strana, l’aria rarefatta mischiata a odore di muschio selvatico che dava un senso di buono col retrogusto di sbagliato. Mi hai trattenuto per un tempo indefinibile, passato a chiedermi in silenzio cos’era, cosa mi stava lasciando dentro tutto questo. Ho trovato solo il vuoto, un buco nero nel quale precipitare e io continuavo a precipitare più a fondo e ogni giorno diventava sempre più profondo, per questo me ne sono andata, anche se non del tutto, lo so.

Per questo sono qua, oggi. Tu hai ancora quella parte di me che continua precipitare. Quella che non mi è rimasta attaccata.

Quella mancanza ha segnato ogni singolo momento che ho vissuto dall’istante in cui ti ho incontrato fino a oggi: ogni singolo passo che ho compiuto, tutto il mio rapportarmi agli altri, tutte quelle porte che ho voluto aprire dopo la tua e tutte quelle che ho lasciato chiuse.

È da allora che aspetto questo momento. Per anni non ho fatto altro che guardarmi intorno con l’unico scopo di ritrovarti e riaprire la tua porta e richiuderla, definitivamente.»

Yuri era seduto sopra una sedia nel mezzo della sala, le mani legate dietro la schiena con delle fascette e il sudore che gli scendeva dalla fronte segnata dal tempo, mischiandosi alle lacrime che gli inondavano il viso come fosse un bambino.

Giada rise a quella scena, una risata stonata, urlata al soffitto come se volesse evidenziare il suo dominio anche alle stelle.

Per tutto il suo discorso gli aveva ballato intorno, accarezzandolo dolcemente col coltellaccio della cucina, si era fermata solo per quella sonora risata, poi il silenzio fu totale. Uno sguardo e allungò il coltello per tutto il collo.

Rimase a guardarlo precipitare nel suo baratro fino all’ultima goccia di sangue e svanì dietro quella porta.

“Come si cambia per non morire, come si cambia per amore…” (cit.) 

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