Il libero arbitrio di Anna Ciraci

Il libero arbitrio

Tema: fantasy

Autore: Anna Ciraci

immagine tratta da unsplash.com

«Eccola di nuovo! Passa tutte le mattine. Con quell’espressione strana, tutta compiaciuta, dall’alto delle sue lunghe stecche, osserva da quei tagli che ha sopra al muso liscio, mostrando fauci inquietanti, a denti stretti, suonifica e scappa.»

«Non so di chi tu stia stridendo, io ho occhi solo per te, Corvetta mia».

«Eppure è te che guarda!»

La primavera era nel pieno del suo splendore, i suoi profumi invadevano l’aria pulita, sembrava un immenso roseto fiorito, anche l’azzurro del cielo peccava di un’intensità mai vista prima e gli amori germogliavano in tutto il circondario.

Due corvi in particolare, appollaiati sopra una ringhiera, sembravano avere la loro prima scaramuccia tra fidanzati.

Da giorni seguivo il loro corteggiamento. La Corvetta sembrava essere molto richiesta tra i maschi ma lei voleva lui: non era troppo grosso, segnato da una strana macchia disegnata sulle piume della coda, linee sottili e delle chiazze che sembravano gocce più ampie alla punta, così fine da sembrare fatta col pennellino della scolorina, non sono mai riuscita ad avvicinarmi abbastanza per vederlo nonostante ci provassi ogni volta che lo incrociavo.

Mentre mi avvicinavo lei, si scostò improvvisamente da lui, si voltò a guardarlo di scatto e volò via. Mi fermai a guardare la scena a qualche metro di distanza e mi scusai per il disturbo, non era di certo mia intenzione.

«Ti prego, non scappare, non so neppure cosa è quella cosa che suonifica in modo strano e di sicuro non m’interessa saperlo. Ho combattuto tanto per sorprenderti e farmi scegliere, non lascerò che quell’essere estraneo stravolga il nostro essere.

Se ti fa felice, m’inoltrerò fra gli steli dell’erba ogni qualvolta mi si presenti davanti. Sei solo tu quella che voglio».

Io intanto li osservavo ammirando le loro danze in alto nel cielo, mi faceva sorridere, immaginandoli nel bel mezzo della discussione. Mi sarebbe piaciuto poter comprendere il loro linguaggio.

L’ultima volta che li ho visti insieme è stata quando lei si nascose nel cespuglio mentre lui la seguiva.

«Non è giusto, prima potevamo andare ovunque, avevamo un mondo di spazio, ora siamo di nuovo segregati nel lato più remoto del parco. Io voglio spaziare e andare dove mi pare!».

«Esatto, ma si può sapere cosa vogliono le “stecche lunghe”?»

Sopra l’albero gigante c’era una gran cagnara, ogni corvo diceva la sua e tutte convergevano contro le “stecche lunghe”.

Un gatto che passava di sotto li sentì inveire e alzando la testa disse: «Si chiamano Umani e sono la specie protetta da Madre Natura.»

«Che vuoi dire?» Chiese un corvo curioso svolazzandogli intorno.

«Fatevelo spiegare da lei, tra due giorni c’è una riunione e ogni rappresentante sta partendo alla volta della Foresta Suprema, se vi affrettate, potrete unirvi al convoglio.»

«Allora partiremo e faremo le nostre richieste, chi viene con me?» Disse il Capo Corvo.

Macchie si voltò a guardare Corvetta, lei annuì, si offrì volontario e partirono seduta stante.

Un solo giorno di viaggio e neppure troppo avverso li portò ai piedi di una montagna, la cima era immersa in una fitta nebbia e non era possibile vederne la fine. I due corvi tremarono al pensiero di doverla attraversare in volo e si poggiarono su un ramo non troppo distante per riuscire a sentire ma abbastanza discreto da poter confabulare tra loro.

Un’aquila si avvicinò e disse:

«C’è un passaggio interno, non abbiate paura questo è un territorio franco e nessuno può farvi del male. Madre Natura non lo permette e odia infinitamente punire i suoi figli.

Io sono L’Aquila Guida mandata per dare istruzioni.»

Entrarono nella montagna tutti insieme, in ordine e composti. Al suo interno un’immensa grotta, grande quanto tutta la montagna, dentro un paesaggio bellissimo tra fiori, alberi e un laghetto dove tutti poterono abbeverarsi ma solo dopo il permesso dell’Aquila Guida, le caprette, presenti anche loro poterono rifocillarsi con fili d’erba di una bontà mai trovata prima, mentre leoni e serpenti e gli altri animali feroci si ritrovarono sazi magicamente, senza dover cacciare una preda.

Bastarono pochi minuti e Madre Natura si mostrò sopra la facciata immensa e liscia della parete interna:

«So già perché siete qui, io vi vedo, vedo tutto dalla cima del mio monte, la mia nebbia è una finestra sopra le vostre case e le vostre paure.

Gli umani sono invadenti, irrispettosi, si credono intelligenti e sfidano le leggi che la Natura v’impone, ma sono così tanti da dover occupare più posto. Non sentitevi segregati o rinchiusi, io non faccio torti o preferenze, vi garantisco che spesso li punisco, terremoti, alluvioni, pestilenze, li ridimensiono e li metto nella condizione di dover cambiare ma, io sono Madre Natura, a ognuno di voi ho imposto il libero arbitrio, dove ogni vostra mossa è una vostra scelta. Così deve essere, anche per loro.

Arriverà il giorno in cui faranno la scelta finale: estinguersi o mischiarsi e convivere con voi, figli miei. Cresceranno e impareranno anche loro. Andate in pace.»

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