Il fico di Daniela Vasarri

Il fico

Tema: romantico

Autore: Daniela Vasarri

immagine tratta da www.bioaksxter.com
La conobbi in una giornata autunnale, nella quale il vento e le foglie sembravano volersi portare via ogni cosa, creando turbini colorati e confusi che salivano a un cielo così limpido che forse non aveva memoria di cosa fosse una nuvola. La notai perché Maria era infreddolita e credo anche impaurita, cercava di tenersi incollata al terreno polveroso, opponendo la sua figura minuta alla potenza di quella natura indifferente alla sua salvaguardia.
 
Ero arrivato in quel piccolo paese sul mare, un puntino invisibile sulla carta geografica, per un incarico che mi avevano spacciato come speciale ma che in effetti era soltanto una scocciatura che nessuno voleva affrontare. Il cliente moroso sembrava infatti un osso duro, nessuno era mai riuscito ad ottenere che pagasse il pregresso né ad intimorirlo con minacce di esproprio.
 
Non mi sentivo particolarmente preoccupato nell’affrontarlo, al recupero crediti avevo già vissuto situazioni spiacevoli e faticato a strappare denaro a chi davvero non ne disponeva, ma vedendo quel paese ebbi la premonizione che sarebbe stata questa volta un’impresa più ardua del solito, perché, si sa, non si cava sangue dalle rape. Avrei voluto dare un passaggio a quell’unica ragazza sulla strada che lottava con il vento e il rumore che lo rendeva ancora più minaccioso, rallentai con la macchina e ci guardammo. Ma non ebbi il coraggio di abbassare il finestrino, mi limitai a sorriderle. Maria mi guardò stranita ma rispose al mio sorriso solo chiudendo entrambi gli occhi come fanno quei gatti che vogliono comunicarti la loro fiducia. Poi affrettò il suo passo e mi superò.
 
Una grossa folata di vento sollevò un polverone e la sua figura sparì come fosse stata un’apparizione celestiale. Quando raggiunsi quello che doveva corrispondere al civico del debitore impenitente, cercai un campanello, ma in quella catapecchia non c’era spazio per qualcosa che gli assomigliasse o facesse lo stesso servizio, così cominciai a urlare chiedendo:
«C’è nessuno in casa?» sembrava disabitato, e mentre pensavo di essermi sbagliato perché era impossibile ritenere che qualcuno potesse vivere sotto un tetto di latta, si affacciò lei: Maria. Era la figlia del debitore, suo padre sarebbe arrivato presto e mi consigliò di andarmene, forse come aveva già fatto con i precedenti esattori. La sua voce era sottile, il suo viso bellissimo, rivelava gli stenti di una vita difficile oltre che la paura di quell’uomo. Me ne innamorai. Subito, proprio come accade nelle favole alle quali, da grande, non credi più, e invece a me successe.
 
Decisi di non reclamare nulla con il padre, di rinunciare al mio incarico, come avrei potuto mettere in difficoltà la fanciulla che mi aveva fatto scoprire l’amore? Glielo dissi, le spiegai, prima che lui arrivasse, il motivo che mi aveva portato fin lì e le dissi anche cosa provavo per lei. Non ricordo con che parole ma so che le rivelai il mio cuore. Fu allora che Maria si avvicinò alle mie labbra e mi diede un lungo bacio, mentre il vento infuriava sulle nostre teste quasi a costringerci ad abbracciarci stretti. Mi portò sul retro di quella catapecchia, sotto un enorme fico dove il vento non avrebbe osato disturbare il nostro consumarci in silenzio, voraci, temerari; scoprii che quello fu il suo primo dono ad un uomo e non l’ho mai più dimenticata. Quando la lasciai, seduta sotto quell’albero generoso, sembrava avesse meno freddo e che i suoi occhi fossero diventati più grandi. 
L’ultima sua immagine mi è rimasta impressa nella memoria incancellabile della vita ed è così che ho voluto tornare laggiù, quaranta anni più tardi. C’era ancora vento, ma non era così irruente come quel giorno. Molte cose erano cambiate, qualche negozio che non ricordavo di avere visto ma soprattutto la strada era stata asfaltata. Sono corso a cercare quella catapecchia sperando che si fosse trasformata in una casa immaginando di trovarvi dentro Maria, ma nulla. Una lunga strada statale nera di pece se l’era inghiottita. Ma non quel fico, lui era ancora là, imponente, silenzioso testimone del mio primo amore.

2 Risposte a “Il fico di Daniela Vasarri”

  1. Racconto fresco e di scorrevole lettura. Un vero “piccolo idillio”. Lessico ricercato per una costruzione di frasi che riportano a immagini immediate in sequenza cronologica

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