Il cielo nella stanza di Maena Delrio

Il cielo nella stanza

Tema: thriller

Autore: Maena Delrio

immagine tratta da web
«Ma porc… Di nuovo!»
 
Eddie, davanti alla specchiera, si rigirò fra le mani la stoffa sbiadita, nella quale si allargava una grossa macchia d’olio. Un tempo di un bel Tiffany pastello come le pianelle del bagno, con gli anni i lavaggi e l’utilizzo avevano consunto il tessuto, e ora il colore della camicia somigliava a quello del cielo di Milano nell’ora di punta. Angelina si affacciò dalla lavanderia, il volto segnato dalla stanchezza di chi ha dato la stessa risposta troppe volte, rughe fitte come le varici in evidenza sulle gambe gonfie, un largo ematoma sotto l’occhio.
«Di che ti lamenti? È vecchia.»
Il marito sbuffò, poi gliela tirò addosso, insieme a una saponetta di Marsiglia grossa come un pugno.
«Non sei buona neanche a fare il bucato, dannata zoccola!»
 
Le passò accanto con impeto, infilandosi con il corpo grasso tra lei e la porta, e la colpì con una spallata. La donna sbattè tra il muro e lo stipite, perse l’equilibrio. Fece appena in tempo a proteggersi la faccia con una mano, prima di rovinare sul pavimento. Il rumore del cranio sulla superficie della vasca da bagno risuonò appena nella stanza azzurra. Aveva scelto lei il colore, quando quarant’anni prima si era sposata, le era sembrato di poter racchiudere in una stanza un pezzo di cielo, come diceva la canzone che le piaceva tanto.
Aveva smesso di cantarla da tempo.
 
Dalla cucina, la voce di Eddie reclamò il pranzo.
«Arrivo, un attimo!»
Angelina sollevò appena il busto, con difficoltà si mise seduta. Si toccò la testa, nel punto in cui aveva impattato con la ceramica. La cute pulsava, concia e dolorante. Si guardò le dita. Il sangue le aveva macchiato i polpastrelli. Lo assaggiò. Era dolce.
 
«Allora? In questa casa non si pranza?»
La voce di Eddie le rimbombò nelle orecchie come uno schiaffo.
La donna si alzò in piedi, vacillando. Mentre si sollevava, notò che il bordo del water era sporco. La tavoletta era abbassata. Un rivolo giallo era colato dal bordo e terminava in una piccola pozza incrostata alla base della tazza. Una macchia nel suo pezzo di cielo.
Entrò in cucina, in preda a uno strano tremore.
«Allora, ti vuoi muovere? Io ho fame!»
 
L’uomo, stravaccato su una sedia, allungò un braccio verso il telecomando. Poi si infilò un dito nel naso, ne cavò fuori un grosso pezzo di muco indurito e rimase a rimirarlo con la mano a mezz’aria. La sigla della Ruota della fortuna risuonò nella stanza.
 
«Perdo sangue. Dalla testa.»
Eddie ignorò i lamenti della donna. Si pulì sul pantalone e si grattò un ginocchio.
«Non rompermi il cazzo. Te la sei cercata.»
Angelina rimase all’altro capo del tavolo, in piedi, senza smettere di fissarlo.
«Hai sporcato il water.»
«E quindi? Puliscilo. Almeno quello lo sai fare, no?»
 
Quando la polizia fece irruzione nell’appartamento al terzo piano della palazzina, su segnalazione dei vicini allarmati dalla puzza, gli agenti trovarono Eddie ancora seduto a tavola, con un coltello da cucina piantato nella grossa pancia violacea; e Angelina, sorridente, con il velo da sposa imbrattato di sangue sulla testa, china sul pavimento del bagno, intenta a lucidare le pianelle color Tiffany con una camicia sbiadita.

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