Finti Leoni di Tiziana Coppola

Finti Leoni

Tema: Come si cambia

Autore: Tiziana Coppola

immagine tratta da freepik.com

Lorenzo era un ragazzo fuori dal coro, non solo per i suoi modi garbati e per la sua abilità dialettica, da far invidia al grande Cicerone, soprattutto perché, a differenza dei suoi coetanei, non stava ore ed ore sui social ma preferiva immergersi nella lettura di un buon libro e ascoltare musica classica. A scuola, inutile dirlo, era il più bravo, sempre pronto a intervenire e preparato in ogni materia, era l’orgoglio di tutti i suoi insegnanti.

L’antitesi di Lorenzo era Daniele, il bulletto della classe, che insieme ai suoi amichetti si divertiva a seminare terrore tra i suoi coetanei. Da un po’ di tempo avevano preso di mira proprio Lorenzo. Forse, ciò che aveva fatto scattare la molla era stato proprio questo suo eccellere in tutto e il suo modo composto di reagire alle angherie: mai che lasciasse trasparire un sentimento di sofferenza.

Questo atteggiamento lo mandava in bestia e lo invogliava, ogni volta, a rincarare la dose di violenza.

L’apice fu raggiunto quando, un giorno, durante l’ora di ricreazione, nel giardino della scuola Lorenzo si permise di avvicinarsi a Isabel, porgendole una margherita appena colta.

Isabel era la nuova arrivata, bella come il sole, lunghi ricci dorati le incorniciavano il viso, i suoi occhi verdi erano talmente luminosi da sembrare due stelle prese in prestito dal firmamento.

Daniele l’aveva notata sin dal primo giorno che aveva messo piede nella scuola ma la sua fama lo precedeva e Isabel cercava sempre di evitarlo. Invece, non disdegnava il corteggiamento di Lorenzo che avrebbe affascinato qualsiasi ragazza.

Quel giorno Daniele si accorse della simpatia tra i due e iniziò a vedere tutto rosso, s’infuriò come un toro durante una corrida. Radunò frettolosamente la sua combriccola e si avvicinò con fare minaccioso alla coppia.

Lorenzo capì immediatamente le intenzioni del gruppetto e si posizionò dinanzi alla ragazza con l’intento di proteggerla. Non ebbe neanche il tempo di proferire parola che subito fu strattonato e scaraventato a terra con una crudeltà inaudita. Si alternavano calci, pugni, sputi. Il giovane accovacciato, cercava di schivare i colpi, proteggendosi testa e torace.

Fortunatamente Isabel, percepito il pericolo, era subito corsa a chiamare aiuto. Gli insegnanti e il bidello arrivarono tempestivamente e riuscirono a scongiurare il peggio. Il fattaccio si concluse con venti giorni di sospensione per Daniele e i suoi “bravi” (che non si sa come riuscirono a evitare conseguenze penali) e sette giorni di prognosi per Lorenzo.

Dopo questo episodio sembrava che finalmente Lorenzo si fosse liberato di Daniele e della sua prepotenza anche perché i genitori lo avevano iscritto a un’altra scuola. Non aveva fatto, però, i conti con il destino…

Un pomeriggio, in una delle sue tante passeggiate nel bosco, all’improvviso udì delle grida in lontananza, sembrava che avessero origine nei pressi del ruscello. Incuriosito seguì la scia di quel lamento implorante, fino a quando non giunse dinanzi a un grande fosso. Una trappola preparata da chissà quale scellerato.

Con suo grande stupore, in quella cavità, invece di trovare un povero animale incrociò lo sguardo terrorizzato di Daniele, il suo corpo tremava come una foglia mossa dal vento, il suo viso sporco di fango lasciava intravedere i fiumi di lacrime che aveva versato.

Il fato aveva dato la possibilità a Lorenzo di vendicarsi di tutti i soprusi subiti. Gli sarebbe bastato poco: girarsi, far finta di non aver visto e sentito e la vendetta si sarebbe consumata, ma lui non era come Daniele e, senza pensarci, lo rassicurò e gli promise che l’avrebbe tirato fuori da lì.

Non riuscendoci da solo, chiamò il pronto intervento e in pochi minuti giunsero carabinieri e autoambulanza. Prima che Daniele fosse portato in ospedale volle parlare con Lorenzo. Gli disse poche parole:
«Perdonami per tutto quello che ti ho fatto.»
Lorenzo con il suo solito modo pacato rispose:
«In quel fosso non avrei lasciato morire nemmeno il mio peggior nemico.»
Voltò le spalle e si allontanò tra il vocìo dei presenti che si alternavano a dire frasi del tipo:
Bravo!
Complimenti!
Ce ne fossero di ragazzi così!

Come si cambia quando le parti s’invertono, i Finti Leoni, lontano dal branco, diventano pecorelle smarrite, mentre quelli che sembrano pecorelle hanno dentro la forza di un leone. Restare inermi dinanzi alla prepotenza non è segno di debolezza ma di grande forza.

La forza di trattenere l’istinto vendicativo e di non rispondere alla violenza con altra violenza.

2 Risposte a “Finti Leoni di Tiziana Coppola”

  1. avevo lasciato un commento per la brava Tiziana ma non lo trovo. Non mi dispiace anzi trovo piacere a rinnovare i complimenti, per la bella penna, ma che dietro alla mano che scrive una grande testa e un cuore-

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