Finché il buio sopraggiungerà di Francesco Gallo

Finché il buio sopraggiungerà

Tema: Quando cala il buio

Autore: Francesco Gallo 

In un nebbioso pomeriggio torinese di fine novembre, suonò il citofono dell’appartamento di Sandro, in un condominio, quasi in periferia.
In due, ben vestiti, un sorriso sul volto.

«Buonasera, signor Sandro, siamo Antonio e Olga. Abbiamo mantenuto la promessa di venirla a trovare.»
«Oh sì cari, salite. Al terzo piano.»

Viene ad aprire proprio Sandro. Alessandro Vessili, preside del liceo “A. Diaz”, vedovo, ha settantatre anni, ma ancora gli stessi tratti energici e netti di quando era giovane; solo le gambe non sono più le stesse di una volta, dopo quel maledetto incidente.

«Oh sì cari entrate, entrate pure.»

Già ingombravano l’uscio, comunque. E Sandro sentì un gran freddo, al loro passaggio.

«Vero che non disturbiamo?»
«Macché! Sono solo.»

I due si fermarono nel mezzo della stanza, sembravano imbarazzati.
Anche Sandro, e così disse:

«Ora vi preparo un buon caffè, accomodatevi.»

Antonio bevve il caffè d’un fiato, Olga lo lasciò dov’era.

«Vi ringrazio per l’aiuto che mi avete dato stamani. Se non fosse stato per voi.»
«E noi non abbiamo dimenticato il suo invito, è vero non potevamo mica aspettare che ci morisse…» disse Antonio, e rise guardando Olga.
«Già, certo! Siete sposati?»
«Adesso viviamo insieme.»

Era sempre Antonio a rispondere. Sandro avvertì che, in quella stanza, era come si volesse tutti arrivare a un compimento, e in fretta.

«Olga, la vedo pensosa. Lei è preoccupata, c’è qualcosa che…»
«Ho sete, ho proprio sete» disse Olga, la voce sembrava uscirle dal naso.
«Le vado a prendere qualcosa» disse Sandro, con prontezza.

E anche il tono della sua voce gli sembrò ansioso, troppo ansioso. E se ne stupì.

«Lascia stare» disse Antonio «vado io, dov’è qualcosa di forte?»
«Lì nella credenza, c’è del rum e dei bicchieri.»

Antonio aveva prima poggiato la bottiglia e due bicchieri sul tavolino, poi si sdraiò su una poltrona. Olga prese subito la bottiglia, si riempì la bocca e inghiottì. Sandro avvertì un torpore che, a partire dalle gambe, lo stava immobilizzando, doveva cercare di reagire, tentare…

«Sandro, sappiamo tutto di te» disse, a quel punto, Antonio «che conservi in casa un bel gruzzolo e anche gioielli.»
«Già, lui è un preside, e di soldi…» disse Olga, e scattò in piedi. Afferrò al collo Sandro e lo spinse contro la parete, Sandro cadde su un lato. Olga lo tirò su per i capelli, poi, come a ripulirsi, strofinò le mani sul maglione del vecchio.

«Ho solo cento euro.»
«Dove?»
«Nell’ingresso.»
«Dove?»
«Lì, sotto il vaso. Prendeteli e andate via.»
«Vaffanculo!» disse Olga
«Lasciatemi.»
«Vaffanculo!»
«Andate via. Via!»

Sandro cercò di slanciarsi verso l’ingresso, ma cadde di nuovo a terra. Antonio si avvicinò a Sandro:

«Devi capire che t’è capitato un brutto guaio» e gli diede un calcio nello stomaco, «e se non vuoi peggiorare le cose, devi dare tutto, hai capito? DE VI DA RE.»

Sandro abbassò la testa, poi la rialzò e fissò Antonio, diritto negli occhi.

«Ma lo vedi» disse Olga «Fa il duro.» Poi si riempì di nuovo la bocca di liquore.
«Fino a quando? Vecchio! Fino a quando?» urlò

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