Aurora e i misteri della “Mary Celeste” di Luisa Cagnassi

Aurora e i misteri della "Mary Celeste"

Tema: fantasy

Autore: Luisa Cagnassi

immagine tratta da Pixabay

Testo fuori gara

Il canto del mare cullava Aurora come una nenia, incantando i suoi pensieri e una misteriosa forza la spinse a guardare verso il fondale marino.
«Chi sei?» domandò una giovane voce.
«Aurora è il mio nome, chi sei tu?» rispose intimorita.
Il silenzio rispose alla sua domanda facendole provare un certo smarrimento.
Tra i granelli finissimi del fondo, sotto il pelo dell’acqua rischiarato da un improvviso raggio di luna, emerse un viso di bambina.
Pareva galleggiasse e intorno a lei stelle di luce accesero riflessi turchesi.
«Vieni con me Aurora, ti prego» disse la fanciulla.
«Non conosco il tuo nome, perché dovrei?».
«Perché senza di te, tra non molto finirà il mio potere» rivelò con seria determinazione.
«Come ti chiami piccola? Perché ti rivolgi proprio a me?» domandò sconcertata Aurora.
«Sei l’unica ad avermi percepito, hai intuito la mia presenza e l’influsso che diffondo».
«Il mio nome è Sofia Matilda, ti dice qualcosa?» indagò.
«Sinceramente no, da dove vieni? Sembri uscita dai quadri dell’ottocento» confessò.
«In effetti la mia storia risale a circa centocinquanta anni fa» raccontò suscitando un certo stupore.
« Ma com’è possibile?».
«Sono i misteri del mare, se vuoi conoscerli vieni con me senza timore» aggiunse.
«Cosa vuoi che faccia allora?» domandò quasi intimorita.
«Entra nelle acque marine e lasciati andare leggera, e ti racconterò ogni cosa».
Si doveva fidare di quella visione? Una sua immaginazione o uno scherzo di qualcuno?
Non riusciva a riflettere, mentre la tentazione di entrare e seguire la piccola, si faceva sempre più pressante.
«Dammi la mano e lasciati andare Aurora» disse come una dolce cantilena.
Il buio sovrastava ogni cosa e scomparve anche quel frammento di luna.
Camminare dentro l’acqua suscitò nella giovane un senso di vertigine, ma la piccola Sofia le sorrise continuando a stringerle la mano e lei, totalmente ammaliata, non oppose resistenza.
Proseguirono lentamente e, dopo qualche tempo, lievi riflessi di luce carpirono l’attenzione della ragazza.
«Da dove proviene questa luce, dimmi, tu lo sai?» parlò con voce tremula, ovattata.
La bimba spiegò che si trattava di uno degli animali più strani di quel regno: il pesce vipera, un essere bioluminescente che cattura le sue prede con organi luminosi della bocca e vive tantissimo.
«Ma è mostruoso, è pericoloso per noi?» chiese assalita dalla paura.
«Perché temi le bellezze del mondo sommerso? La natura è meravigliosa» la rassicurò l’amichetta.
«Semplicemente perché non le conosco, ma i misteri del mare affascinano, hai ragione».
«Cosa stai cercando Sofia Matilda, me lo racconti?» aggiunse ancora la giovane. Era stanca.
«La verità sulla leggenda della Mary Celeste, la nave mercantile su cui ero imbarcata con la mia famiglia?».
Svelò quel segreto con un’espressione soddisfatta, da tempo desiderava liberarsene.
«Stiamo attraversando lo stretto di Gibilterra per raggiungere le Isole Azzorre».
«Non ti spaventare, faremo prima di quanto pensi» la rincuorò.
«Nel 1872, il brigantino capitanato da Benjamin Briggs, mio padre, fu avvistato intatto e senza nessuno a bordo, proprio nei pressi di questo arcipelago» prese a raccontare la piccola.
«Come puoi vivere da un’infinità di anni in questo modo?» chiese in un momento di razionale lucidità.
«Tra poco ci troveremo sul posto e capirai» fu la risposta.
Aurora osservava quella bambina dal volto antico, con i riccioli riordinati da un nastro di raso e velluto rosso scuro, molto sicura di sé, chiedendosi quale sortilegio le avessero propinato.
«Ci stiamo avvicinando alla meta, vedrai cose particolari e, forse, troverò finalmente la mia pace».
I fondali erano diventati meno profondi e accompagnava i loro spostamenti una lieve luce azzurrognola, quasi celestiale.
«Non siamo ancora giunte a destinazione? Non ne posso più, Sofia» si lamentò Aurora.
«Praticamente siamo arrivate, calmati» rispose la bambina.
Un’epoca davvero lontana celava l’interno del natante, quasi il tempo si fosse fermato.
«Questa è la Mary Celeste?» domandò Aurora, curiosa di trovare una risposta all’enigma.
«No, questa deve essere stata affondata poco dopo» rispose delusa.
«Chi siete, che volete quaggiù?» tuonò una voce da dietro la stiva.
Sgranarono gli occhi terrorizzate entrambe, tentando di guadagnare l’uscita.
«Dove pensate di andare? Solo qui troverete ciò che cercate» spiegò con decisione.
All’improvviso videro ondeggiare fili lunghi dai mille colori, una sorta di arcobaleno marino si stava facendo spazio per uscire dal buio della stiva.
«Chi sei tu, cosa fai quaggiù?» domandarono all’unisono.
«Mi chiamano fantasma marino, discendo dalla caravella portoghese» disse presentandosi.
Poi raccontò loro che era in attesa di qualcuno che si era perso e si sarebbe dovuto ricongiungere ai suoi familiari, ritrovando la quiete.
«Parli del Mary Celeste? Era la nave di mio padre» riferì eccitata la bimba.
«Sei la figlia di Benjamin Briggs?» chiese con sorpresa l’essere.
«Allora devi seguirmi, ma da sola» disse allungando il braccio palmato, simile a quello delle rane.
«Dove mi vorresti portare?» chiese un po’ intimorita la piccola.
«Dalla tua famiglia, ti aspettano da tanto, al di là del tempo. Vieni!» insistette.
«Prima, però, fai tornare Aurora al suo mare.» lui annuì accarezzandola.
Si abbracciarono, le due protagoniste del viaggio, promettendo di pensarsi a ogni alta marea.
Alle prime luci del giorno Aurora aprì gli occhi e, con stupore, si trovò distesa sulla sabbia della spiaggia vicino alla sua casa.
Di fronte, la vista del mare la rassicurò, inspirò profondamente pensando dentro di sé: ”Che strano sogno ho fatto”.
Rientrò per la colazione; sulla scrivania vide un libro: “Il mistero della Mary Celeste” storia di un brigantino scomparso.
Sorrise pensando di essersi fatta influenzare dal romanzo che stava leggendo.
Sulla maniglia della finestra, misteriosamente, spenzolava uno strano nastro di raso e velluto color rosso scuro.

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