Telecamere di sorveglianza di Renata Morbidelli

Telecamere di sorveglianza

Tema: 7 foto per 7 giorni – Max Olmi

Gisella e Maria, due signore che abitano in due palazzi adiacenti nel quartiere degli Archi in Ancona si parlano da balcone a balcone.

Gisella: “Oh, Maria, hai saputo de Francesco, el fiolo de Gina?”

Maria:”No, cu ha fato? Cu ha combinato ‘sta volta?”

Gisella: “Adè’ te l’ digo: ieri stavo a pasegià verso el porto, quando d’un trato te vedo a Franceco sa ‘na ragazza….”

Maria: “Scì? E co facevane?”

Gisella: “Lù stava a sede n’ tei gradini de ‘n porticato, mentre lia, vestita come n’antiga romana, stava in piedi e ce parlava. Me sa ch’era stragnera perché l’ho ‘ntesa inciacià n’ te na lengua che non era anconetà'”

Maria: “Je’, cosa me dici? Sai scigura che fuse proprio de ‘n’ altro Paese e che non era giargianese? Loro, se sa, c’hanne tutu n’ altro modo de parlà'”

Gisella: “El saprò? Nel caso te fossi dimenticata, mi fiola s’è sposata sa ‘n pugliese! So distingue tra el dialeto de lora e ‘na parlata de gente stragnera. La nostra è ‘na famija de portuloti da cinque generazio’. Dame mente, quella è ‘na stagnera!”

Maria: “C’hai ragio’. Però adè’, va’ avanti, dime cos’hanne fato dopo? “

Gisella: “Nun me so’ fermata più de tanto a guardà’… te l’ sai che nun so’ ‘na ficanasa, ma l’ho visti allontanasse mano ‘n’ te la mà’ verso el bar che fa angolo… quelo che ‘na volta era el bar Torino…”

Maria: “Scì, va bè’, e dopo? Gisella, strigne, che c’ho el sugo sul fogo!”

Gisella: “E ‘n accidenti che rottura! Me l’ potevi dì’ che c’avevi fuga! Lù, da vero signore, je sposta la seggiola per falla ‘comodà. Lia el guarda, je fa ‘n soriso e poi je dà ‘n bagio n’ te la boca”

Maria: “E pò?”

Gisella: “E pò gnente. È rivato el vigile e m’ha fatu sgombrà’. M’ha dito che nun potevo stali a spià’… che stava butto pe ‘na donna della mia età. Io l’ho guardato, j ho fatu ‘na smorfia e pò so’ andata via a culo rizzo. Cu’ se crede? Che solo perché c’ha ‘na divisa pò’ trattà cuscì ‘na signora?!”

TRADUZIONE DEL DIALOGO:

Gisella: “Oh, Maria, haI saputo di Francesco, il figlio di Gina?”

Maria: “No, cos’ha fatto? Cos’ha combinato stavolta?”

Gi: “Adesso te lo racconto. Ieri stavo passeggiando verso il porto quando all’improvviso vedo Francesco con una ragazza”

Ma: “Sì? E cosa facevano?”

Gi: “Lui stava seduto sui gradini di un porticato, mentre lei stava in piedi e ci parlava. Credo che sia straniera perché parlava in una lingua che non era anconetano”

Ma: “Oh mamma ( Je’ è contrazione di “Jeso” che viene dal latino “Jesus”), cosa mi dici? Sei sicura che venisse da un altro Paese e che non fosse pugliese? Loro, si sa, hanno tutto un altro modo di parlare”

Gi: “Sono sicura. Nel caso te ne fossi dimenticata, mia figlia ha sposato un pugliese so distinguere tra il loro modo di parlare e una lingua straniera. La nostra è una famiglia di portuali da cinque generazioni. Dammi retta. Quella era straniera”

Ma: “Hai ragione. Però adesso vai avanti, dimmi, cos’hanno fatto dopo?”

Gi: “Non mi sono fermata a guardare più di tanto. Tu lo sai che non sono una ficcanaso, ma l’ho visti allontanarsi mano nella mano verso il bar che fa angolo… quello che una volta era il bar Torino”

Ma: “Sì, va bene, e dopo? Gisella, stringi ché ho il sugo sul fuoco!”

Gi: “Mamma mia che scocciatura! Me lo potevi dire che avevi fretta! Lui, da vero signore, le sposta la sedia per farla accomodare. Lei lo guarda, gli fa un sorriso e poi gli dà un bacio in bocca”

Ma: “E poi?”

Gi: “E poi niente. È arrivato il vigile e m’ha fatto sgombrare. M’ha detto che non potevo spiarli… che stava brutto per una donna della mia età. Io l’ho guardato, gli ho fatto una smorfia e me ne sono andata via indispettita. Cosa si crede? Che solo perché ha una divisa può trattare così una signora?”

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5 Risposte a “Telecamere di sorveglianza di Renata Morbidelli”

  1. Ho letto il testo dialettale. Per me la prima volta che approcciavo l’ anconetano. L’ho letto abbastanza facilmente e comprensibilmente. Una bella scoperta

  2. si coraggio ed io che sono Campana ho letto il tuo dialetto senza conoscerlo ma è musicale e solo quello che non ho capito ho visto poi la traduzione.
    brava e non devo dirtelo io, ma credo tu lo sappia già.

  3. Originale e coraggiosa scelta di scrivere in dialetto il tuo racconto. A me è piaciuto tantissimo. Rispecchia la cultura delle nostre ” mamme” di un tempo, o anche contemporanee, rimaste legate a questo genere di divertimento. Brava.

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