Oltre a metà di Anna Ciraci

Oltre a metà

Tema: Cuore e cervello

Due mesi fa sono morto.
Non è che ricordi proprio cosa sia successo, ad un certo punto mi sono trovato circondato di grigio e dal verde, sentivo voci convulse che mi chiamavano per nome ma non riuscivo a capire che altre frasi pronunciavano insieme, poi solo un vuoto improvviso.
Mi pare a un certo punto di aver vissuto la fine della mia mente, ho visto i miei neuroni girare all’impazzata come fossero alla ricerca della soluzione al problema senza riuscire a trovarne un nesso: correvano come fasci di luce colorata intrecciandosi tra loro, creando vortici di colori sbiaditi, come i fuochi pirotecnici la notte di San Silvestro solo che la sensazione che avevo era di un panico terrificante e di smarrimento totale, mi sembrava di essere cosciente di perdere la mia coscienza, insomma stavo perdendo il mio cervello e ne ero pienamente consapevole.
Il mio corpo tremava ed era tutto bagnato credo fosse sudore, o forse sangue, non potevo vederlo, il mio cuore sembrava voler uscire da dentro il mio petto a suon di scure, picchiava a sprazzi e violentemente, sentivo i suoi colpi fin dentro le orecchie, dapprima possenti e veloci poi più forti ma anche più distaccati fra loro, fino a non sentirli più del tutto.
Ho sentito spegnersi il mio respiro.
Eppure pensavo, “Son qui e sto morendo” sentivo la mia voce che rimbombava dentro la mia testa, come un eco che si perdeva nel niente.
Mi aspettavo di librarmi nel vuoto come accade nei film, ma non succedeva, allora mi sono messo a cercare la luce, come si racconta in giro ma non trovavo nulla di tutto questo.
Così mi sono agitato ancora di più credendo di essere finito in un limbo senza confini dove la mia coscienza avrebbe continuato ad esistere nei tempi dei tempi, senza un corpo da comandare e senza nulla da poter guardare.
La strizza fu così forte che mi sentii stringere alla gola, strappandomi via da quell’incubo senza ritorno, sentii nuovamente chiamare il mio nome, avevo il gelo addosso e anche dentro tutto il mio corpo che, pian piano, riprendeva ogni sua funzione.
Quando riuscì a riaprire gli occhi l’infermiera mi disse di stare fermo e di non parlare perché ero intubato, che l’intervento era riuscito ma avevo avuto delle complicazioni, il chirurgo mi avrebbe spiegato non appena possibile e che, comunque, ora, era tutto a posto.
Io in quel momento ero solo felice di essere tornato sulla terra.
Mi dissero in seguito che avevo avuto una reazione al farmaco, mi stavano perdendo, mi avevano dovuto rianimare in sala operatoria, senza riportare danni cerebrali per questo ma, non ne sono del tutto convinto.
A volte ho la sensazione di non essere più completo, è come se in quel limbo io avessi lasciato una parte di me e, spesso, mi manca.
Non solo i visi delle persone, o i nomi o i dati storici, o le regole grammaticali o i nomi degli aggettivi, che sono tutte cose importanti ma recuperabili con un po’ di pazienza, no, non è solo quello, mi manca un pezzo della mia anima, un pezzo di quel che ero diventato.
Ho un vuoto nel petto, sono attimi di silenzio perduti che mi hanno reso vulnerabile alle intemperie di una vita incosciente e priva di un vero significato o, forse, è solo un’esperienza che mi ha reso un po’ più grezzo e ruvido, quel tanto che basta per privarmi di lasciarmi andare.

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