Amiche per Sempre di Laura Avella

Amiche per Sempre

Tema: La ricerca della felicità

Autore: Laura Avella

immagine tratta da Pixabay

Testo non in gara

Era de Maggio! Da quanto tempo non sentiva quella canzone! Una canzone che sapeva di tristezza.

Era de Maggio quando Eva aveva visto cadere alcune ciocche di capelli, che belli! Erano sempre stati asciugati dal sole d’estate e, in inverno, piano piano al caldo del fuoco del camino. La vita era trascorsa con allegria.

Quella mattina era iniziata con una fumante tazza di caffè che aveva preparato con gesti automatici, e il profumo l’aveva portata indietro nel tempo quando, davanti alle porcellane del servizio antico della mamma, Clara le aveva detto di dover partire per un lungo viaggio.La loro amicizia era profonda e trasparente, ed Eva non poté non starci male per quelle parole che le sembravano molto strane: partire per dove? Il caldo aroma del caffè non le aveva riscaldato il cuore che era diventato freddo a causa della notizia.

Ricorda ancora lo squillo insistente del campanello: di corsa si era portata alla porta per non sentir più il fastidioso rumore, e, davanti all’uscio aveva trovato il trafelato Ettore, il portalettere, che con la penna tra le mani le chiedeva di firmare la raccomandata di colore rosa che aveva da consegnare. Aveva preso la lettera e non aveva fatto in tempo a salutare il ragazzo, che era già in sella al motorino.

La carta colorata era intrisa di un profumo di rose ma il caffè era uscito dalla macchinetta e lei con sforzo era arrivata ai fornelli per spegnere il gas. La lettera si era sporcata ma con un gesto istintivo l’aveva pulita con un fazzoletto che teneva sempre con sé per asciugarsi il viso nelle ore calde della giornata.

La radio suonava in sottofondo e ogni giorno allietava la giornata che sembrava trascorrere in compagnia; in quell’istante sente la stessa musica di quando Clara era seduta accanto a lei e la salutava con tanto affetto. Una canzone in una lingua musicale e antica.

Aveva aperto la lettera e l’aveva letto in fretta, quasi avesse avuto il timore che le parole sarebbero potute evaporare prima di poterle comprendere. Clara era andata via a maggio e le aveva detto di aspettare ogni anno il primo sole e di guardare le rose che in questo mese sono belle e rigogliose.

L’aria era calda e la canzone andava adagio con perfetta melodia mentre una lacrima le solcava il viso. Clara era partita, era dovuta partire per un viaggio senza ritorno, per il male del secolo che l’aveva devastata e lei non aveva retto all’ennesima terapia. Però aveva avuto la forza di scrivere una lettera spedita chissà da chi.

Eva ascolta fino in fondo il ritornello e guarda fuori dal balcone dove spesso trascorre le sue ore: altro non può fare da alcuni mesi. Vede le rose bellissime curate da Paola e non vuole mai farle tagliare per non farle morire l’indomani. Vuole solo sentire il profumo e chiede di scendere per girare tra le aiuole.

Anche quella mattina chiede a Paola di aiutarla a scendere e porta con sé la lettera ormai sbiadita ma che, nota meravigliata, ancora profuma di rosa. Sono passati tanti anni le rose crescono e la lettera viene letta e riletta. Le sue gambe ora sono stanche e seduta sempre senza forza si ritrova delle altre ciocche tra le mani.

La fioritura è finita così come il mese di maggio, ma non il ricordo dell’amica. La canzone si sente sin in fondo al giardino.

Mentre si volta, Paola vede la lettera volteggiare come una farfalla e si precipita a raccoglierla prima che quel venticello caldo la spazzi via. La prende e la porta di corsa a Eva perché possa conservarla, ma quando arriva vicino alla sedia a rotelle vede che il braccio delle sua sfortunata padrona è riverso.

La musica continua ma Eva non ha bisogno di ascoltarla ancora: Era de Maggio le due amiche si sono prese per mano e ora non si lasceranno più.

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