Neve a natale di Claudia Lo Blundo Giarletta

Neve a natale di Claudia Lo Blundo Giarletta

Ricordo il Natale del 1951, l’unico, trascorso in paese.
Non avevo ancora compiuto dieci anni eppure, a distanza di tanti anni, la gioiosità di quei giorni di festa è rimasta impressa nel mio animo con una dolce nostalgia.
Abbracciati a cornamuse che mi apparivano fiabesche, i ciaramiddari, gli zampognari, attraversavano le vie del paese e, mentre suonavano nenie natalizie, si fermavano davanti l’una o l’altra abitazione in attesa di ricevere un’offerta.
Andavamo ora da uno ora dall’altro parente ed era un continuo mangiare dolci natalizi e un ridere di fronte al fuoco dei camini e dei bracieri accesi, grosse conche di rame poste al centro delle stanze attorno alle quali si stava seduti a lavorare e a parlare. Oggi, al caldo dei termosifoni, stiamo seduti attorno all’apparecchio TV che ci costringe al silenzio, in quegli anni, invece, si raccontavano storie di persone vive e di chi ormai era passato all’altra vita, si ripetevano proverbi che ormai più nessuno ricorda, si parlava a voce alta senza timore di disturbare i vicini che, al contrario, arrivavano in casa accolti con gioia e, con gioia, venivano invitati a sedere insieme ai presenti.
Ricordo che le persone più anziane, e coloro che volevano proteggersi dal freddo, quando uscivano da casa recavano con loro un piccolo scaldino in rame sormontato da un manico a tre o quattro raggiere, dal quale pendeva un grazioso cucchiaio piatto, che serviva a ravvivare i carboni quando si formava la cenere.
Mio nonno, allora avrà avuto settant’anni, aveva un tabarro, un grande mantello, nel quale avvolgeva lo scaldino che portava da un luogo all’altro e noi piccoli lo invidiavamo perché dovevamo affrontare il freddo senza quel favoloso conforto.
Durante quell’unico periodo natalizio trascorso in paese, la sera di Capodanno ci recammo in casa di Pinuzzu, un cugino di mia madre, figlio di zia Mara Fulippa.
Pinuzzu aveva una bella voce, cantava brani lirici e romanze e tutti lo applaudivamo.
Pinuzzu aveva un fratello, Salvatore, che tutti chiamavano Sasà, loro due avevano una sartoria in Via Roma dalle parti della chiesa del Rosario e quando facevamo una passeggiata (in particolare nei periodi estivi) andavamo da loro che parlavano in continuazione mentre cucivano abiti maschili, vanto di chi poi li avrebbe indossati.
Mi fermavo incantata ad ascoltare Pinuzzu, mentre cantava.
Probabilmente affondano lì le mie velleità di cantante lirica, o meglio il mio desiderio di diventare un soprano famoso, che si è invece fermato a cantare in chiesa o in cori provinciali.
A Riesi, quella notte di Capodanno, cadde un leggero nevischio, una novità che rese ancora più fiabesco quel Natale: era improbabile vedere la neve a Palermo e quando nevicò, nel 1956, sembrò un avvenimento straordinario.
Dentro casa di Pinuzzu non avvertivamo il freddo, il camino era acceso; eravamo in tanti parenti, e Ciccina, moglie di Pinuzzu, sulla grande tavola apparecchiata, aveva preparato tante cose buone: muffuletta, fichi secchi ripieni di mandorle e gherigli di noci, le carrube infornate e tenere i cui semini ci servivano per giocare alla tombola, e i dolci fatti in casa e gli sfincioni, le cassatelle.
Giocammo a tombola e, per la prima volta, bevvi lo spumante, un vino frizzante, bianco, che mi diede alla testa e rese frizzante anche me che, come sempre, fui al centro dell’attenzione.
Quei giorni di festose vacanze natalizie trascorsero in fretta!
Tornati in città, mi colse una strana malinconia, la nostalgia di un qualcosa che apparteneva al passato che non avrei più vissuto con la stessa intensità emotiva e di gioia che avevo provato quel Natale.
Tutto mi appariva monotono perché dovevo tornare alla vita di sempre, forse presagivo che madama morte sarebbe venuta a farci visita e portandosi via mio padre.

9 Risposte a “Neve a natale di Claudia Lo Blundo Giarletta”

  1. un breve scorcio di vita vera, regalata in un attimo rimasto impresso nella tela della memoria. Molto intenso, Claudia. Voto

  2. voto questo testo
    è sempre bello custodire i ricordi, complimenti Claudia

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