Dolce nostalgia di Stella Castolo

Dolce nostalgia di Stella Castolo

Finalmente venerdì. Sono in macchina nel traffico, con il tentativo di riuscire a portare a termine l’ultima commissione della settimana. Imbocco la via del centro, mentre i miei occhi si illuminano alla sola vista degli addobbi natalizi che riempiono le strade e le vetrine dei negozi, con luci colorate e temi di festa.
Incolonnata fra le altre macchine, non appena il semaforo diventa verde, il tipo dietro di me incomincia a suonare il clacson con fare frettoloso e dallo specchietto retrovisore lo vedo imprecare, facendomi cenno in modo brusco di camminare. Rispondo come se stessi parlando a me stessa, sola nel mio abitacolo: “Ma non posso mica volare”. Decido di ignorarlo, perché voglio rimanere calma. Finalmente la coda inizia pian piano a fluire. Scorgo sdraiata sul marciapiede una mendicante, ma nessuno sembri notarla, le passano di fianco con aria indifferente, mentre mi domando se ha casa, famiglia e come sia arrivata a quelle condizioni. Rivolgo la mia attenzione ai passanti, che di corsa cercano di affrettarsi a comprare gli ultimi doni da scartare sotto l’albero e la mia mente inizia a viaggiare, domandandosi se davvero hanno acquistato quei regali per desiderio di farlo o più per senso del dovere. Sorrido in modo sarcastico, perché forse in fondo conosco già la risposta. Non so, ma il Natale non ha più la stessa atmosfera di un tempo.
Ricordo ancora come se fosse ieri, quando da piccola attendevo con trepidazione il suo arrivo, perché è una festa che ho sempre adorato. Sentivo il Natale arrivare in punta di piedi e pian piano conquistare ogni mio piccolo giorno, con gioia, emozione, e tanta, ma tanta bellissima attesa. Fare l’albero e il presepe significava avvicinarsi sempre di più alla magia e ogni volta che li ammiravo pieni di palline e luci colorate, sentivo come se ci fossero tante piccole stelle in casa che promettevano serenità. In quei giorni mi piaceva passeggiare mano nella mano dei miei genitori e adoravo alzare lo sguardo, perché le luminarie che adornavano le strade, le vedevo così grandi, da sembrare un tutt’uno con il cielo. Fissavo ogni singola stella e rimanevo incantata con lo sguardo verso sù, come se da un momento all’altro potesse apparire qualcosa di magico; sentivo avvolgermi nella penombra ed essere trasportata molto lontano, dove potevo raggiungere i sogni più belli. Le vetrine dei negozi erano piene di fili rossi e argentati, stelle comete in plastica piene di brillantina gialla, ovatta sparsa dappertutto come simbolo di neve e nastri di ogni genere, con motivi alternati fra renne e panettoni. Il Natale lo sentivo nell’aria, come se potessi toccarlo, il suo profumo ti inebriava di tanta luce e calore e quel tepore meraviglioso riuscivo a sentirlo solo in quei giorni. Ricordo che tutti gli anni scrivevo una lettera a Babbo Natale, affinché mi portasse una nuova bambola e tutte le volte venivo accontentata, perché sono sempre stata una brava bambina. Era magico solo il fatto di sapere che qualcuno da molto lontano, potesse venire e realizzare tutti i tuoi sogni, anche se mia madre mi diceva sempre che Babbo Natale portava solo i doni da scartare e non poteva invece esaudire qualche desiderio più profondo che ogni tanto mi era saltato in mente di chiedere, come ad esempio far ritornare in vita una persona o guarire una bambina da una malattia. Solo dopo, crescendo, ne ho compreso il motivo. Natale era passare il giorno della vigilia con i cugini a tavola, attendere l’arrivo della mezzanotte inventando qualche scherzo, intrufolandoci sotto il tavolo per legare fra loro i lacci di entrambe le scarpe e ridere a crepapelle quando lo zio si sarebbe alzato cadendo in modo buffo, per rendere il gioco ancora più divertente ai nostri occhi. Ma il momento più speciale era quando in piedi sulla sedia, dovevamo recitare la poesia o leggere una piccola lettera e ricevere orgogliosi il bacio dei genitori e quello più dolce e tenero dei nonni.
Quello di prima era Natale ed era meraviglioso, per la grande forza che aveva di coinvolgere tutti e tutto. Ora invece vedo solo freddezza negli occhi della gente e tanta ostilità. Sarà che gli eventi hanno cambiato le nostre vite, deluso le nostre aspettative e ormai abbiamo perso ogni speranza nel domani. Sembra che ognuno di noi non sappia più quale sia la vera strada verso la serenità. Troppo dolore, troppa sofferenza, troppa omertà. Dove sono finiti gli sguardi colmi di speranza? Le mamme che felici mostravano ai loro figli “Il Natale” solo passeggiando per le strade addobbate di luci e colori più belli?Questa festa dovrebbe portare gioia, serenità, pace, insomma, tutto ciò che di buono e positivo dovrebbe esistere nella vita delle persone. Ma purtroppo non è più così e non lo è già da un pezzo.
Con un velo di tristezza distolgo i miei pensieri da quelli che sono stati i miei momenti più belli, quelli che non torneranno più, ma che resteranno per sempre impressi nel mio cuore. Mi viene in mente una frase di una canzone: “La nostalgia è una trappola e se caderci è dolce, rimanerci no”. E’ proprio vero, meglio sorridere per quanto di bello ho vissuto e cercare di guardare avanti con una luce più positiva, sicuramente non riavrò il Natale di prima, ma a qualcosa servirà.
Dopo questo mio pensiero arrivo finalmente a destinazione. Scendo dalla mia auto e camminando mi avvicino ad un grande supermercato, con attrazione un grandissimo Babbo Natale che canta e balla: “Oh oh oh… Merry Christmas….” Improvvisamente una nuova luce scende dentro di me, la stessa luce che traspare dagli occhi di un bimbo, conquistato in pieno dal suo magico idolo. Può avere circa due anni, forse anche qualcosa in meno, ma comunque l’età giusta per riuscire a stare in equilibrio perfetto, dondolandosi a suon di musica a destra e sinistra e imitare il grande pupazzo rosso. In quegli occhi, nel fantastico sorriso di quel bambino, vedo tutta la magia e la luce più bella che possa esserci in una persona. A pochi passi da lui, il riflesso di quel sorriso meraviglioso: quello del suo papà, che con la stessa luce in volto, lo guarda incantato, felice nel vederlo tanto felice.
Sorrido e per qualche istante mi fermo a guardarli, come se volessi imprimermi nella mente quella scena così meravigliosa, quello splendore così vero. Riprendo il mio passo con le labbra ancora dischiuse e la mia mente ritorna a viaggiare, ma questa volta la direzione non è la tristezza, non la è malinconia, ma è speranza nel cuore, quella speranza che ognuno di noi cerca continuamente, giorno dopo giorno. A volte non ci rendiamo conto che le cose più irraggiungibili, quelle che desideriamo con tanto ardore, spesso sono proprio ad un passo da noi. Basta veramente poco per sentirci felici e in pace con noi stessi, ma non ce ne accorgiamo, perché troppo presi a vivere di false illusioni e frivoli sentimenti; tutto ciò non permette altro che sovrastare la nostra dolce quotidianità e la gioia di vivere di piccole cose, le uniche e sole che in realtà ci rendono davvero “grandi”, come il sorriso di quel bimbo, che mi porta invece a credere, che da qualche parte o perché no, anche in ognuno di noi, il Natale esiste ancora.

8 Risposte a “Dolce nostalgia di Stella Castolo”

  1. voto per questo testo. Che la nostalgia del passato possa diventare una solida base per un futuro positivo. In fondo, sta a noi.

  2. Voto questo testo.

    Bellissimo, questo è lo spirito natalizio che dovrebbe unire, a volte invece divide. L’atmosfera è giusta, ritroviamola!

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