A volte, meglio qualcuna in meno di Fabrizio Castellani

A volte, meglio qualcuna in meno di Fabrizio Castellani

Genere: Sentimentale/Fantastico/Umorismo

Diego ripose il foglio sul tavolo degli attrezzi, lasciandosi scappare una bozza di sorriso.
Era soddisfatto. Aveva scritto prima, a casa. Ora, nel garage illuminato al neon, gli pareva di aver tra le mani proprio una bella lettera di addio.
Un foglio, nato bianco, era adesso vergato con belle frasi ad affetto. Aveva curato gli accenti dei “né” e gli apostrofi di “un’idea”. Piazzato tra i periodi quei punti e quelle virgole, creato ad arte il pathos e il giusto climax. La sua ultima lettera era bella.
Aveva raccontato l’anno trascorso sotto l’effetto del male oscuro. La depressione, il venir meno della voglia di vivere. Alcune righe rammentavano appena, quasi come a non voler dare importanza alla cosa, la causa del suo malessere.
Il tradimento subito dalla ex compagna Marta, il conseguente burrascoso addio. Nella lettera la pregava di non infliggersi pena per la sua scelta estrema. Parole che l’avrebbero sollevata, pensava.
Un bel paragrafo fiorito lo aveva dedicato alla famiglia, esaltando l’amore che provava per i genitori, il fratello, la piccola nipote. Si scusava per quest’anno in cui era scomparso tagliando i contatti con loro. E li esortava a comprendere che il male era stato più forte della sua volontà di ricominciare, di ricostruire per sé un’esistenza dopo la fine della relazione con Marta.
Proprio una bella lettera, una pagina piena di parole ben scritte.
Tolse il cellulare di tasca e lo poggiò sul foglio aperto, poi si voltò e raggiunse un piccolo sgabello.
Aveva fatto spazio al centro del garage, e spostato a lato le carene della motocicletta da ristrutturare che aveva acquistato due anni prima. Un progetto sognato e poi abbandonato, come tante altre cose della sua vita fin lì. Salì quel piccolo scalino con la stessa fatica con cui si scala una montagna, prese in mano il cappio che macabro scendeva dalla trave sul soffitto e chiuse gli occhi.
Era pronto. Quasi.
WE ARE THE CHAMPIONS, MY FRIENDS AND WE’LL KEEP ON… la suoneria dei Queen si mise a gridare.
«Ma porca putt…» fu il pensiero «non basta che ti chiamano mentre guidi, o mentre sei in bagno. Neanche impiccarsi in pace! Ma ora lo lascio stancare. Vedrai che smette e poi mi stozzo. Vedrai»
Ma Freddy non si stancò. E Diego cominciò a innervosirsi. Al decimo MY FRIENDS scese dallo sgabello. In tre passi fu al cellulare e lo abbrancò come fosse stato la coda del diavolo.
Il dito indice passò sullo schermo una, due, tre volte e quando finalmente prese la linea Diego sparò li dentro tutta la sua rabbia – ECCOMI ECCOMI!!!-
Solo il silenzio rispose. Guardò il display. Giorgio, suo fratello. Aveva riattaccato.
Diego cercò di recuperare la calma e pensò a quanto strano fosse ricevere una chiamata da Giorgio proprio in quel momento. Non lo sentiva da mesi. Neanche il giorno del suo compleanno lo aveva degnato di un messaggio, di un augurio. Niente. Valutò se richiamarlo, poi lasciò perdere «è troppo tardi per qualsiasi cosa» pensò.
Di nuovo pose il cellulare sopra al foglio e allora notò qualcosa di strano. Lo aveva riempito quasi per intero, scrivendo tutto in un bel corsivo. Ne era certo. Quasi certo.
Però la pagina ora aveva diversi spazi bianchi. Mancanti. E le parole FAMIGLIA, VIVERE, RELAZIONE erano scritte in maiuscolo . Scosse la testa. «La tensione. La lucidità che manca» disse tra sé e sé. Ripose tutto sul tavolo e tornò allo sgabello.
Aveva la corda del cappio tra le mani al primo BLING. «un SMS»
Al quarto BLING aveva già capito che l’universo stava complottando contro di lui. Ancora scese lo sgabello, ancora furiosamente afferrò il cellulare e guardò il display. Di nuovo Giorgio.
-URGENTE CHIAMAMI-
-TI PREGO-
-SONO IN OSPEDALE-
-SERENA HA BISOGNO DI TE ORA-
Il nome della nipotina di sei anni gli addolcì la rabbia. Giorgio doveva essere disperato per chiedere di lui con questa urgenza. Forse era accaduto qualcosa. Ma perché aveva bisogno di lui? Non vedeva la piccola da mesi. Non vedeva nessuno della famiglia da mesi. Nessuno lo aveva più cercato, e lui non aveva cercato loro. Che volevano adesso?
Prese tra le mani il foglio. Sempre più curiosamente altre parole mancavano, e più di metà della pagina era candidamente bianca. Parole sperdute, e periodi qua e là disposti, in maniera irregolare. Alcune parole erano in corsivo, altre in stampatello, e tanti spazi bianchi. Alcune parole erano finite in verticale. Le frasi nel migliore dei casi avevano perso armonia, nel peggiore mancavano di senso. Nessun punto, nessuna virgola. Qualche trattino.
Tra tutte V-ita, oscuritA e rImorso spiccavano come scritte da un pazzo.
«sono impazzito» la conclusione di Diego.
A quel punto però non era il caso di salire di nuovo lo sgabello e decise che tanto valeva andare a vedere cosa stesse accadendo alla bambina «per ammazzarsi ci sarà tempo al ritorno »
Prese la giacca, si infilò in tasca il foglio e corse a prendere l’auto.
«certo che proprio in ospedale. Con il rischio che ci trovo pure Marta. Quella str… lavora lì. Sicuro che è una trappola. Quei due si sono messi d’accordo. Lei gli avrà chiesto di trovare una scusa per farmi correre là. Ma no dai. Giorgio non si presterebbe mai. E poi per cosa? E la bambina che c’entra?» questi e altri di stesso tipo furono i pensieri di Diego mentre si avvicinava a destinazione.
Lasciò l’auto nel parcheggio e si infilò al pronto soccorso. Alla reception della sala d’aspetto intercettò un’infermiera giovane e carina –Serena Bardi per favore. Ha sei anni. Dovrebbe trovarsi qui. Sono lo zio-
Mentre la ragazza cercava sul terminale Diego vide avvicinarsi uno sconosciuto. Era alto, completamente calvo e decisamente sovrappeso.
Riconobbe il fratello Giorgio solo quando fu a pochi passi da lui. Solo gli occhi gli erano familiari. La carnagione era quella di un malato, le occhiaie profonde e scure. Un timido ricordo di quello alto, moro e muscoloso che Diego rammentava.
-Ciao Diego. Sei corso subito. Grazie. Serena, c’è stato un incidente Ha perso molto sangue. Ha bisogno di aiuto. Ha un sangue particolare, raro. Come il mio, come il tuo. Ma il mio non possono usarlo. É, come dire, contaminato. Devi aiutarla tu, non sopravviverà altrimenti. Ti prego-
Diego era stordito. Non riusciva a capire. Mezz’ora prima stava per uccidersi. Adesso un uomo che sembrava la brutta copia di suo fratello lo stava pregando di salvare una bambina. Parlava di sangue contaminato, incidenti, vita e morte. E tutto questo in un posto dove correva il rischio di incontrare Marta. «un incubo. Oppure sono morto e sono già all’inferno. E fa schifo» pensò.
Trovò appena la concentrazione per mormorare -certo. Sono qui. Quello che serve. Andrà tutto bene. Ma che è successo a Serena? E a te? Perché il tuo non va bene?-
-Dopo. Ti racconterò tutto, prometto. Ma adesso ti aspettano- Lo prese sotto braccio e lo accompagnò in fretta fino ad una porta bianca.
Diego non poté fare a meno di notare che il fratello sembrava sofferente ad ogni passo. Zoppicava, spostandosi goffamente e con difficoltà. Non ci fu tempo a chiedere altro perché la porta si aprì e gli occhi azzurri di Marta lo accolsero.
-Marta?- La vista della donna aumentò in lui la sensazione di essere vittima di un scherzo.
-Certo. Chi ti aspettavi? Lavoro qui ricordi?- la voce della donna era squillante. A Diego parve invecchiata e stanca, diversa da come la ricordava nelle notti insonni degli ultimi mesi. Sempre bella, ma forse meno di come l’avrebbe descritta.
-ne hai messo per rispondere- continuò lei -ma siamo in tempo. Vieni- e con fare sbrigativo letteralmente lo trascinò dentro alla stanza. Lo spinse sopra una lettiga e Diego si rese conto del corpicino steso al suo fianco. Serena sembrava una bambola di porcellana addormentata. Una bambola caduta, che qualcuno aveva riparato con delicate fasciature bianche. I lunghi riccioli biondi erano stati tagliati. Il piccolo viso era pallido e sofferente sotto la maschera dell’ossigeno.
Sentì la puntura dell’ago che Marta gli metteva in vena, e la sua voce che chiedeva -hai fatto uso di droghe? prendi medicinali? Malattie? Attento. Questa cosa ti farà dormire-
-niente. Forse troppo alcool. Prendi quello che serve-
Si chiese come mai ritrovare Marta non gli avesse dato nessuna sensazione particolare. Nessuna ansia, nessun risentimento. Solo sorpresa. Fu un pensiero fugace.
-quello lo depuriamo appena estratto- arrivò alle sue orecchie. Ma era già lontano. Si addormentò.
Al risveglio si sentiva intorpidito e infreddolito. Era solo nella stanza, e non avrebbe saputo dire se la notte fosse arrivata. Fece per alzarsi e il mondo prese a girare vorticosamente.
-fai piano. Ne abbiamo usato tanto-
Cercò l’origine della voce e trovò Marta, in camice verde, appoggiata allo stipite della porta.
-Serena, come sta Serena?- chiese lui con un filo di voce.
-sta meglio di me e di te. A quell’età si riprendono presto. Qualche giorno e tornerà a giocare. Aveva perso troppo sangue. Serviva una trasfusione urgente. Le hai salvato la vita-
Diego si sentì sollevato, e Marta riprese.
-Giocava a scuola, è caduta e si è tagliata in profondità. Giorgio era qui per la terapia quando l’hanno portata. Era disperato. Voleva dare il suo sangue ma non potevamo usarlo. Allora abbiamo pensato a te. Fortuna ha voluto tu fossi vicino. Hai fatto presto ad arrivare-
Alcuni pezzi mancavano ancora ma Diego iniziava finalmente a capire.
-e il sangue di Giorgio non andava perché?-
-La chemioterapia – rispose lei – lo hai visto no? Non voleva dirti nulla. Per non darti altri pensieri, ha detto. Ti vuole bene. Lui sa, tutti noi sappiamo cosa hai passato. E siamo tutti dispiaciuti e preoccupati. Lui crede che te ne farai una ragione, prima o poi. E anche io credo ti serva solo tempo. Ma la vita è tua, e tu deciderai quando uscire da questo torpore. La cosa tra noi ci è sfuggita di mano. Ma è tra noi. Non ha senso mettere la testa sotto un sasso o scappare. Serve tempo per trovare un modo per stare bene. Solo tempo. E questo per noi. Tuo fratello invece è forte, e siamo ottimisti. Potrebbe farcela, ha buone chance. Le ultime analisi danno tutti gli indicatori in regressione. Serve tempo anche a lui-
Diego comprese. Il mondo aveva continuato a girare anche senza la sua presenza costante. Ancora lui ne era parte, ancora c’era affetto, c’erano legami che portavano a lui. Ma aveva volontariamente scelto di mettersi a guardare. Come un’ombra, che sta inerte appesa a un corpo.
Guardò Marta. Lo sguardo era più triste di come lo ricordasse. I capelli, un tempo lucenti, apparivano opachi. E qualche sottile filo argentato appariva timido. Non era la donna che aveva amato, non era quella che sognava la notte. E non era neanche quella che lo aveva tradito, quella che lo aveva abbandonato. La vita era andata avanti anche per lei. Solo lui si era fermato.
«La vita scorre. E niente resta sempre lo stesso»
-e a te come va?- le chiese.
-Alti e bassi, lo sai come sono. Non ho pace, mai avuta – la voce le tremava un poco – magari ti racconterò, se un giorno avrai voglia di prendere un caffè assieme. Mi farebbe piacere.
Diego sorrise, e Marta fece per lasciare la stanza.
-ah, ti è caduto quello dalla tasca –disse fermandosi e indicando un foglio poggiato sul comodino – mi ricordavo che tu scrivessi meglio. Sei peggiorato- sorrise a sua volta e sparì nel corridoio.
Diego prese la sua pagina. Poche cose restavano scritte. Lettere casuali, maiuscole e minuscole, sparse a casaccio sulla carta bianca.
Prima di lasciare l’ospedale passò a trovare il fratello e Serena. Stavano bene. La paura era passata.
Dopo un abbraccio caloroso Giorgio, in lacrime, gli strappò la promessa di prendere una birra assieme.
All’uscita guardò il foglio. Le lettere si erano unite e adesso si leggeva, piccolo, in alto: DA SCRIVERE.
In auto, durante il ritorno, decise che la moto da troppo tempo in garage meritava un colore vivace. Si fermò per strada a comprare una vernice di un bel giallo brillante.
Alla cassa, accanto al portafogli, in tasca trovò una pagina bianca.

fine

32 Risposte a “A volte, meglio qualcuna in meno di Fabrizio Castellani”

  1. Voto questo testo.
    Mi ha emozionato tantissimo.
    Molto intenso!
    Fabrizio….complimenti!!!!!

  2. Voto per questo testo. lettura davvero piacevole, la rinascita attraverso un foglio che progressivamente si sbianca, fino a essere pronto a farsi riscrivere. notevoli i guizzi d’ironia.

  3. molto originale la trama e la simbiosi simbolica fra il foglio e la vita. Un breve racconto valorizzato dalla Penna sapiente dell’autore. Voto per questo testo.

  4. VOTO PER QUESTO TESTO

    Racconto scorrevole ed emozionante – unica pecca troppo breve.
    Fabrizio sei pronto per un libro…..

  5. VOTO PER QUESTO TESTO

    Solitamente i racconti li leggo e li rileggo per capire meglio cosa mi piace e non piace. Ma in questo caso una sola lettura è bastata. Devo dire che la lettura scorre, anzi incalza spingendoti a continuare fino alla fine senza perdere tempo. Condivido il pensiero di diverse persone che hanno lasciato un commento, la cosa migliore del racconto è la sua ironia che lascia che i drammi non pesino, nè al lettore nè ai personaggi. Molto intelligente! Forse un pochino banale la parte della bambina a cui serve una trasfusione. Ma non inficia sulla bellezza del racconto.
    Castellani ci piace proprio come scrivi!!!

  6. Splendido,scorrevole, la suspance ha la meglio su tutto il racconto.
    Scritto con passione,fa voglia di conoscere i protagonisti ed alcuni sembrano davvero familiari.Bravo Castellani,continua a farci vivere ad occhi aperti un film con le tue parole.

  7. Voto per questo testo.
    Avvincente! bella la descrizione del concentrarsi sul proprio dolore che fa perdere di vista la vita che scorre intorno e la scoperta che non si è mai così soli come si crede.

    1. Grazie Valeria. Il senso del racconto alla fine è proprio questo. A volte gioie e dolori ti fanno perdere il senso generale. Come dice Ligabue nel suo ultimo disco “non ci si bagna nello stesso fiume, non si finisce mai di avere fame”

  8. VOTO PER QUESTO TESTO
    Un racconto che emoziona. Originale e trascinante. Bello.

  9. Hai affrontato delle tematiche tristi senza cadere nel patetico. Ho apprezzato.
    Voto per questo testo.

  10. Voto per questo testo.
    Complimenti Fabrizio…un’idea di foglio bianco da riempire con una vita intera. Fantastico.
    Stephy

  11. voto per questo

    dalla lettura sensazioni e ricordi tornano prepotenti senza drammi ma senza superficialità…bravo!!!

  12. Ho acceso il pc, non avevo tempo.. l’ho letto fino alla fine, non riuscivo a non scorrere velocemente con gli occhi, non riuscivo a non sapere come finisse. Coinvolgente, scorrevole.

  13. Triste ma bella questa storia, toccante ma priva di retorica. Bella!

    1. VOTO QUESTO TESTO

      Geniale! Ho letto con curiosità, inizialmente, poi cresceva il respiro, non capivo dove potesse andare a finire il sistema del foglio, le distrazioni che modificavano il senso delle azioni già svolte. Geniale! Molta fantasia, sfruttala, falla crescere, alimentala ogni giorno. Questa volta mi hai sorpreso! Grazie!

  14. VOTO PER QUESTO TESTO
    Nel complesso proprio un bel racconto. Incisivo nella prima e nell’ultima parte, mi è piaciuta meno la trasposizione dell’ospedale. Letto con vero piacere.

    1. Grazie Simona. In effetti avrei voluto definire meglio alcune parti, ma onestamente credo di aver esaurito il bonus-lunghezza.

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