Il mio spazio di Chiara Ricci

Il mio spazio di Chiara Ricci

Genere: Realismo/Psicologico.

La sera si è tolta dei suoi abiti e ormai si sta preparando per la notte.
E come al solito il sonno tarda a venire e con esso i sogni e quella dolce tranquillità di quel sano riposo che fa distogliere lo sguardo da tutto. Da tutti.
Ormai lo so. Anche questa volta Morfeo si disinteressa a me, non vuole accogliermi fra le sue braccia e cullarmi fino a farmi chiudere gli occhi e lasciarmi libera in quello spazio incontaminato del Sogno.
Questo un po’ mi offende: perché privarmi anche di questo? Perché tenermi ostaggio della veglia?
Mi guardo intorno sola nella mia stanza ed è come se la vedessi per la prima volta. Inizio a leggere tutti i titoli dei libri nella biblioteca, a guardare le fotografie appese, i miei oggetti… E immediatamente la mente va a delle altre fotografie, a degli altri oggetti. Ricordo perfettamente il momento in cui ho strappato le une e gettato via gli altri eliminandoli dalla mia vi(s)ta, togliendo loro quella stessa vita che davano a me. Ed è strano l’effetto che fa: un misto di rabbia e dispiacere e salgono quelle lacrime cui non permetto più di uscire libere dai miei occhi. Non più senza il mio consenso.
Mi siedo comoda sul letto con le ginocchia strette a me come se volessi abbracciarmi e sentirmi meno sola. Guardo il mio comodino: come al solito è stracolmo di libri, penne e quaderni. In uno spazio così piccolo c’è tutto il mio mondo. Prendo una penna e apro uno dei miei quaderni tutti diversi per colori e dimensioni.. È come se ognuno di essi debba essere custode di ciò che sono, di ciò che sento, di tutto ciò che vorrei e non voglio, dei miei desideri.. Tanti ne voglio, tanti ne conservo perché è tanto quello che ho necessità di tirar fuori e tanto è ciò desidero appuntare e mai cancellare: cancellerei anche me stessa.
Il quaderno è immacolato, vergine. Non c’è stato alcun segno del mio passaggio. Non c’è niente di me. Di mio. Mi spavento perché non mi vedo ma mi sento all’esterno di quel foglio che ho persino paura di sporcare, di macchiare con i miei pensieri che dovrebbero prendere vita attraverso l’inchiostro della penna che si muove veloce su di lui come se volesse fare in fretta e tornare a nascondersi nel suo angolo di mondo. Guardo quel foglio come fosse un altro me stesso e per questo non potrei mai mentirgli: devo rivelare almeno a lui il vuoto di questa notte e la strana magia che si sta creando fra noi.. ormai complici.
Voglio iniziare. Voglio scrivere. Voglio farlo: non lo desidero. Lo voglio.
Le mie parole si confondono nella mia testa, si sovrappongono e il silenzio che sino a poco fa regnava si trasforma in un vociare. Le sento scorrere sino alla mia mano ma questa poi non riesce a riempire le trame del foglio e le parole non si incastrano se non nella mia testa dove pian piano trovano ordine ma non forma. Non escono. Non riesco a farle vivere. Non riesco a fissarle sono loro che fissano me. Diventa una lotta, un’amichevole schermaglia perché le mie parole le conosco.. si ribellano e vogliono che io prenda vita con loro per questo non mi lasciano. Per questo mi vivono dentro. Per questo a volte è come se dovessi vomitarle.. sono troppe, lo spazio del mio corpo è piccolo e me ne dispiace. Vorrei farle star meglio perché sono loro la mia struttura, la mia essenza. È la prima volta che prendo veramente coscienza di questo.
Mi abbandono per un attimo. Lascio respirare il mio corpo. Dalla finestra mi accorgo che ormai si sta facendo giorno e di Morfeo neanche l’ombra. Riprendo il mio quaderno ben decisa a dar finalmente vita al mio silenzio fatto di parole urlanti e lo guardo ancora. Sto per iniziare a scrivere ma mi fermo di nuovo. Stupita mi accorgo di aver scritto qualcosa ma non me ne ricordo affatto. Quando ho impresso quella parola? Sembra anche essere una grafia non mia. Eppure c’è.
La guardo ancora.
È il mio nome. In quel solo foglio vive il mio nome e con esso me stessa che mi osserva e che osservo. Ora ci sono io a vivere ben allacciata a quelle solide trame fatte di un’anima fragile e forte come la mia. Mi vedo e mi confondo.
Ma ormai è giorno. È tempo di andare, di ricominciare.
Chissà se stanotte Morfeo verrà…

10 Risposte a “Il mio spazio di Chiara Ricci”

  1. Voto per questo testo. quando viene l’alba il foglio è ancora da scrivere, ma un punto di partenza lo segna. Il nome è scritto, la vita è da scrivere.

  2. voto questo testo
    per la difficoltà che si incontra talvolta nell’esprimersi

  3. fin dall’antichità il potere del nome è collegato alla vita stessa. All’intima essenza insita nell’animo umano, fragile e forte allo stesso tempo. Voto per questo testo.

  4. Dalla sfida con il foglio è venuto fuori il nome (la potenzialità), dal nome verranno fuori tante storie…

I commenti sono chiusi.