Il Pendolo di Antonella Di Leonardo

Il Pendolo

Che cos’é un incantesimo se non un inganno per la mente?
L’incantesimo in sé non esiste, siamo noi che, credendoci, lo creiamo e ne subiamo gli effetti.
E’ così che funziona, Cindy ne era consapevole, eppure da quando Ivy le aveva urlato dietro il suo anatema temeva che da un momento all’altro succedesse qualcosa di brutto.
Ibion era un borgo abbarbicato su un monte, poche case e un castello che aveva visto tempi migliori. Dicevano fosse il paese delle streghe, ma si sa, la gente ama affibbiare etichette per il solo gusto di farlo.
Dopo la furiosa lite con Ivy a causa di un uomo che non meritava tanto, Cindy aveva deciso di trasferirsi nella dimora dei suoi antenati. Non voleva isolarsi dal mondo e ad Ibion aveva ancora buone amiche.
Poco tempo dopo il suo arrivo Cindy fece un sogno, si trovava in ampio salone elegantemente arredato. Grandi finestre dai tendaggi di velluto rosso sangue, affacciate su un rigoglioso giardino illuminavano l’ambiente.
Su una parete troneggiava un enorme orologio a pendolo. Le lancette segnavano le dodici, era quasi ora di pranzo e stranamente anche nel sogno, Cindy avvertì un leggero appetito. I quadri e gli arazzi appesi alle pareti erano stupendi e la donna si soffermò a guardarli incurante del trascorrere del tempo. Alcuni rintocchi del pendolo la fecero sobbalzare. L’orologio segnava le undici. Il tempo tornava indietro? Si svegliò e davanti al suo letto vide qualcosa che non c’era mai stato, l’enorme orologio a pendolo del sogno era lì a scandire il tempo col suo tic tac. Segnava le undici.
La notte successiva fece lo stesso sogno. Sognò lo stesso salone, con le stesse tende rosso sangue e l’enorme pendolo, alla fine del sogno l’orologio segnava le dieci.
Notte dopo notte per mesi Cindy fece il medesimo sogno e ogni notte l’orologio arretrava di un’ora.
A parte questo sogno ricorrente e per certi versi inquietante, la vita di Cindy trascorreva serena, anzi giorno dopo giorno si sentiva più in forma di prima, ringiovanita.
Le piccole rughe d’espressione intorno ai suoi occhi erano sparite e con loro anche i pochi fili d’argento che aveva tra i capelli.
Col trascorrere degli anni la cosa diventò evidente, lei sempre più giovane, le sue amiche sempre più vecchie, come era giusto che fosse.
I pochi abitanti del borgo avevano cominciato a mormorare. Qualcuno insinuava che Cindy fosse una strega e che avesse fatto un patto col diavolo. Quando la incontravano per strada abbassavano gli occhi timorosi che il solo incrociarne lo sguardo potesse stregarli.
Un giorno giunse notizia che ad Ibion sarebbe arrivato il vescovo Arcibald di Noreland. Il prelato aveva fama di essere un cacciatore di streghe; dicevano che fosse capace di riconoscerne una solo guardandola. Quale migliore occasione per togliersi di torno l’inquietante presenza di Cindy?
Il fatidico giorno arrivò, il vescovo fece il suo ingresso trionfante in paese col suo seguito, accolto dagli applausi dei paesani. Dopo la funzione religiosa venne messo al corrente della situazione e ovviamente decise di intervenire.
Arcibald di Noreland si avviò verso la casa di Cindy, preceduto dal capo villaggio.
La strada era ripida e scoscesa e la sua corporatura goffa e pesante non lo aiutava di certo. Col viso paonazzo solcato da lunghi rivoli di sudore, l’uomo giunto davanti alla porta di Cindy, chiese un attimo per ricomporsi. Non era dignitoso presentarsi alla donna, fosse anche una strega, in quelle condizioni.
Dopo essersi ripreso fece cenno al suo segretario di bussare alla porta. Dall’interno della casa non arrivava nessun rumore. L’uomo bussò una seconda volta e poi una terza senza ottenere risposta, poi diede ordine ad un servitore di sfondare l’uscio. La casa era deserta, solo il ticchettio di un orologio interrompeva l’assordante silenzio.
Arcibald entrò in camera da letto, era vuota. Le lancette del pendolo posto davanti al letto procedevano velocemente in senso antiorario. A questa vista tutti si misero ad urlare e si precipitarono fuori dalla stanza terrorizzati. Era vero, Cindy era una strega. Solo il vescovo rimase immobile, aveva notato un abito appoggiato sul letto e lo vedeva muoversi. Si avvicinò, lo sollevò e una creaturina scivolò dal suo interno sul tappeto. L’uomo la raccolse da terra timoroso. Era una bimba. Intanto le lancette del grande pendolo avevano ripreso a girare in senso orario.
Per tutto il resto della sua vita il presule si sarebbe chiesto chi fosse quella bimba e dove fosse finita Cindy. Solo io so come erano andate le cose e come la donna fosse riuscita ad invertire l’incantesimo che l’avrebbe voluta condannata ad una vecchiaia e a una morte precoce, ma ho promesso di custodire il segreto. Intanto mi prendo cura della piccola Cindy che crescendo diventa sempre più bella.
Ah dimenticavo! Se a qualcuno può interessare mi chiamo Aurora e sono la figlia di Cindy.

41 Risposte a “Il Pendolo di Antonella Di Leonardo”

  1. Le votazioni si sono concluse domenica 23 aprile alle ore 23:59, Grazie a tutti per aver sostenuto questo autore.

  2. Un racconto veramente fantastico, affascinante. Una bella storia dal finaloe ad effetto. Brava Lo voto

  3. Voto questo testo.
    Ogni volta per pochissimi minuti mi fai catapultare in un altro mondo… ed è sempre fantastico!

  4. Voto questo testo. Un incantesimo piuttosto particolare che mi ha ricordato un film. Brava

  5. Voto questo testo. Ben narrato, con la giusta dose di suspense e una bella trovata finale!

  6. Voto questo testo.Avvincente, molto bello e sorprendente​

  7. Voto questo testo che ho trovato molto intrigante e piacevole

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