Il fiore di Roberta Gelsomino

Il fiore

Se ne stava sempre sulla stessa panchina Carmela, una quarantaduenne piuttosto bella e alta, procace occhi d’un incantevole tono grigio verde con punte di oro e lunghi boccoli argento.
Ignorarla era impossibile sia per il suo fascino ma anche per l’evidenza con la quale si aggirava per il mondo intimidita, impacciata e più spesso persa in chissà quali pensieri; L’imbranataggine tentava di contenersi ma nel voler essere sciolta e seduttiva come le giovani modelle da rivista o le dive da red carpet, ora su quelle décollétes di nemmeno granché tacco sembrava camminare sulle uova tutta protesa in avanti in un incedere zoppicante e rigido, se non pure problematico forse con l’intento di ondeggiare meglio i fianchi e alternare le falcate come una super top.
Le sue precedenti vicissitudini le avevano imposto anche farmaci e sedativi, e pur ripresasi il suo deficit psicomotorio non s’era più di tanto risolto, cosa che corrispondeva anche a tenere con agitata incertezza gli oggetti o a camminare tendenzialmente a papera. La gente essendo più spesso cattiva la chiamava paperina se era proprio gentile e ben disposta.
Quelle scarpe glitterate facevano male ed i suoi piedi gridavano visibilmente pietà. Carmela aveva un abito a tubino che le stava davvero bene, scivolato sul suo lungo morbido armonioso corpo ma così a disagio tra scarpe e timore del giudizio si sentiva solo infine sbagliata nel posto sbagliato. Si sedette stavolta su una panchina più distante.
“Perché non posso essere come le altre?” iniziò a pensare tra sé mangiucchiandosi le lunghe unghie di raggiunta forma puntuta per come il top della moda, guastandosi presto quell’elaborata nail art.
Carmela era così afflitta che delle lacrime scesero sul suo viso.
Di recente aveva tentato ancora un impiego ma a lei, nonostante molto bella con due lauree un ottimo inglese e un buon curriculum preferivano ragazze giovanissime decisamente più sveglie decise e disposte a tutto per ambizione; Suo padre Sergio ora anziano e molto acciaccato le ripeteva senza mezzi termini di quanto lei fosse un peso inutile che aveva intrapreso solo fallimenti, e nonostante tentasse di aiutarlo per le faccende quotidiane e nella salute, più lui si arrabbiava di voler gestire le cose con precisi criteri e più infieriva.
Sua madre era salita in Cielo e fu una perdita indicibile, anche perché le due erano unite da grande tenerezza e complicità.
Il resto dei fratelli era sparso per il mondo e se ne fregava e anche per loro Carmela era solo una povera stupida.
Si rese conto di voler andare contro la propria natura così compiacendo tutti senza l’idea di poter affermare un NO ogni tanto, non solo ai suoi cari; Raggirata per l’ennesima volta da una zingara per strada e sia da commercianti di tutto punto nei pressi della galleria traversa del viale dove spesso faceva acquisti, valutò che con un portafoglio in meno tre scatoloni di libri sulla Storia degli ultimi pontificati e due pacchi di pannolini per bimbi intesi a destinarsi alla zingara, avesse davvero raggiunto la frutta.
Tornò ai giardini soliti non distanti da casa sua mollando lì tutto e senza nemmeno sostare più di tanto sulla panchina, si sfilò le décollettés che ancora quel pomeriggio aveva e le lanciò in aria correndo verso il centro del prato con un vestito fluttuante e zebrato, e si buttò col sedere per terra.
Era così morbida folta e lunga l’erba su cui stava, trovandosi tra gentili raggi di sole filtrati dalle fitte fronde e l’ombra di cui grossi pini. Una coccinella correva sul suo braccio abbronzato seguito da una piccola formica; Gli steli avevano il dorso liscio e oleato e il retro ruvido, leggermente urticante. Su un ramo del pino un grosso merlo la guardava dritto e a lungo e in lontananza il sole iniziava ad abbassarsi colorando di rosa e disegnando lunghe nette ombre.
Il giorno seguente Carmela teneva dei vezzosi sandali bassi ed un vestito d’ultimo grido somigliante ad un elegantissimo pigiama, i capelli che raccolti la slanciavano ulteriormente. Si mise nello stesso punto di prato anche se in quel mentre soleggiato, e senza telefonini o libri tra le mani semplicemente se ne stava, suscitando presto la curiosità dei passanti e l’interesse dei ragazzini che lì circolavano e giocavano.
Intesa a starci fin quando non si fosse stufata, anche fosse sopraggiunta poi la sera, Carmela semplicemente faceva quello che voleva e senza spiegarsi a sé stavolta iniziarono a uscire dalla testa una grandissima quantità di pensieri e innumerevoli preoccupazioni, fino a giungere verso la metà del pomeriggio a una particolare piacevole sensazione cerebrale: Sentì infatti tutta la fisicità di quei soliti noiosi pensieri uscire come da un qualche bellissimo risucchio, lasciandola con lo sguardo ancor più incantato sulle cose e il viso disteso. Tutti sorridevano amabilmente a Carmela che non si sentiva tenuta a rapportarsi in modo finto o adulto coi bambini, con ciò risultava tutt’altro che ostile anche a loro, quell’aggraziata donna era divenuta un accadimento curioso. Cosa le era successo per trasformarsi così dalla signora educata e giudiziosa che era fino a tre giorni prima?
I giorni successivi fu lo stesso. Uscì allegra e si piazzò sempre lì.
Era così dolce essere notata e trovarsi circondata da sempre più nuovi amici, toccati da quella presenza delicata e nella sua stranezza profondamente riconoscibile.
L’amicizia con Cristina e tutti gli altri proseguì saldamente: Non avrebbe mai pensato di ricavare tanta gioia da persone che aveva sempre incrociato senza salutare, per la prima volta qualcuno era interessato a conoscerla sempre più e viverla e ancora si stupiva di non suscitare noia ma entusiasmo e insistenza di stare con lei.
Tutto era sufficientemente compiuto, Carmela ad un punto passati molti mesi da lì non si vide più in quei giardini.
Qualcuno dice che si sia sposata, altri dicono che giri altrove e parecchio con una buona vita sociale ed un bell’impiego.
Ma i bimbi più piccoli sono fortemente certi si sia trasformata nel fiore bianco misteriosamente nato in quel punto di prato, un fiore insolito per quelle parti e parecchio bello che prima non c’era e che sta ancora lì determinato a non morire…

10 Risposte a “Il fiore di Roberta Gelsomino”

  1. Le votazioni si sono concluse domenica 23 aprile alle ore 23:59, Grazie a tutti per aver sostenuto questo autore.

  2. Lo voto per il tentativo che Carmela fa per ritrovare se stessa-

  3. Voto questo testo, mi ha colpito la particolarità e l’attribuzione della protagonista ad un fiore. Spesso abbiamo bisogno veramente di un incantesimo per vivere come vorremmo

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