Rimpatriata di Stella Castolo

Rimpatriata di Stella Castolo

Lisa mise in modalità silenzioso il suo cellulare e lo ripose in borsa. Non ne poteva più. Da quando la sua amica l’aveva aggiunta nel gruppo dei compagni delle medie su whatsapp era un continuo squillare. Tutti erano entusiasti dall’idea della rimpatriata, a differenza sua che la trovava una cosa imbarazzante. Lei, riservata e introversa, ma allo stesso tempo socievole con tutti gli amici più stretti, colleghi e parenti che le davano affetto in modo sincero, cosa avrebbe detto e fatto invece di fronte a chi non vedeva da tanti anni? L’idea la infastidiva, le sembrava come se qualcuno stesse violando la sua intimità e mettendo in discussione tutta la sua stabilità emotiva, forgiata con gran fatica negli ultimi anni.
Durante la pausa pranzo riprese il cellulare; stranamente nessuno l’aveva cercata, in compenso trovò 176 sms nella famosa chat. Qualcuno aveva cambiato il nome del gruppo da “Rimpatriata” a “Ridiamo del passato”. Sgranando gli occhi per gli sms che continuavano ad arrivare alla velocità della luce, incominciò ad andare a ritroso per leggere la conversazione dall’inizio.
“Ma questi non hanno nulla da fare?” pensò.
Chi aveva il giorno di riposo, chi terminato le pulizie in casa, chi purtroppo era disoccupato, ad ogni modo gli sms aumentavano sempre più. Teo ricordò la sua famosa caduta in palestra e mentre leggeva iniziò a ridere. Ad un certo punto però inarcò le labbra in segno di turbamento.
“Perché stanno ricordando questa cosa? E’ stato divertente per loro, ma non per me!”.
Avevano riesumato l’episodio in cui all’uscita da scuola, nel trambusto, qualcuno aveva attaccato dietro la sua giacca un biglietto con su scritto: “Sono la più brutta della scuola”.
La chat era piena di smile ridenti e battute scherzose su di lei, finendo a parlare persino dei suoi occhiali spessi, che all’epoca facevano tendenza fra i sessantenni.
– Lisa ci sei? Rispondi! Ma porti ancora quegli occhiali? Ah ah ah!
– Si, ci sono, ma sono al lavoro e non posso rispondervi tempestivamente.
– Allora te lo ricordi il famoso biglietto di Giorgio? Che ridere!
– Lo ricordo vagamente.
Mentiva spudoratamente, ricordava perfettamente quel giorno. Tutti la fissavano ridendole in faccia e qualcuno le fece anche apprezzamenti poco carini. Lei riuscì a capirne la ragione solo a casa, quando la mamma le fece notare il biglietto. Ricordò di essersi chiusa in bagno a piangere per ore, pensando al giorno dopo, quando sarebbe dovuta ritornare nel luogo in cui, per colpa di un cretino, era stata derisa da tutti. Per gli altri fu uno scherzo spiritoso, per lei motivo di vergogna e umiliazione.

Rientrò a casa, fece una doccia che le rigenerò i sensi, si vestì e uscì, pronta ad incontrare i suoi compagni. Un grande senso di disagio si impadronì di lei, forse per gli amici sarebbe stato più semplice, ma lei non aveva nessuna voglia di ripercorrere il passato. Stupidamente il suo scopo fu quello di prendersi una bella rivincita con Giorgio, non sapeva ancora come, ma voleva a tutti i costi fargliela pagare. Arrivò puntuale e dopo abbracci e urla calorose salutò tutti, anche mister arroganza, che le diede uno sguardo fugace e intenso. Purtroppo non le fu possibile esaudire il suo desiderio, perché il tipo in questione passò solo a salutarli a causa di impegni lavorativi. La cosa le dispiacque un po’, nemmeno la giustizia divina le diede una mano; ma allo stesso tempo si sentì anche sollevata, come fosse stata liberata da uno strano impaccio.
La serata diventò divertente, si ritrovò stranamente a ridere e le due famose compagne che considerava delle oche, apparvero persino simpatiche. Si raccontarono un po’ tutti, alcuni erano sposati con figli e altri come lei erano ancora in cerca dell’anima gemella o semplicemente felici di essere single e di godersi la vita giorno per giorno. L’ora si fece tarda e ancora ridendo a crepapelle, uscirono fuori dalla pizzeria a braccetto e ripromettendosi di trascorrere un’altra serata come quella. L’idea l’alettava molto, tanto che ad un tratto si sentì viva. Forse fu anche la piacevole freschezza della sera, quell’aria frizzantina le solleticò un senso di leggerezza ed entusiasmo. Dopo aver salutato tutti si avviò verso la sua auto.
Si sedette, pose la borsa di fianco e mise in moto. Di colpo si fermò sbruffando. Aprì lo sportello, scese velocemente un po’ infastidita e tolse il volantino sotto i tergicristalli.
“Ma perché devono lasciare la pubblicità dappertutto?”.
Con stupore si accorse che fra le mani aveva un semplice biglietto bianco rovinato, strappato in fretta da un vecchio notes.
“Sicuramente l’odore dell’inchiostro lo preferisco a tutti quei messaggi sonori e fastidiosi. Volevo solo dimostrarti che anche il più cretino della scuola, sa come chiedere scusa. Ti va un caffè domani pomeriggio alle sei?”.
***
L’estate arrivò con il suo caldo afoso. Lisa e Giorgio raggiunsero mano nella mano i loro compagni, pronti a dare con aria di novità, un po’ di freschezza a quella seconda rimpatriata.

Torna all’elenco dei brani del mese

11 Risposte a “Rimpatriata di Stella Castolo”

I commenti sono chiusi.