Al soffiar del vento di Stella Castolo

Al soffiar del vento

I pensieri vagavano fuori, al di là della finestra, cullati dall’autunno che agitava le foglie ormai secche e ingiallite. Le amarezze che in quel momento avvolgevano ogni angolo della mente, desiderò sentirle spazzate via insieme a quelle foglie, avvolte nella voragine e poi spinte, lontano, via, col vento.
Mara guardava senza un punto ben preciso quello che succedeva fuori; il vento si muoveva all’unisono con i ritmi delle sue giornate. A trentadue anni vedeva la sua vita tutta da rifare. Un lavoro precario in un call center e una paga inadeguata alle sue necessità, ma era tutto ciò che aveva trovato dopo il licenziamento improvviso da un’azienda di mobili. Le forti delusioni nella vita l’avevano portata ad essere diffidente con le persone, motivo per il quale non parlava di sé con nessuno. Non credeva più nell’amore, sconfitta da un tradimento di una storia durata tre anni, ma in fondo ne sognava ancora uno grande e vero. Anche in amicizia non era stata fortunata e il fatto di non avere mai nulla di positivo da raccontare, giocava un punto a suo sfavore, perché veniva subito criticata e classificata come colei che a parte le cose negative, non aveva mai niente da dire. Questa cosa la urtava moltissimo, perché essere etichettata come vittima non le piaceva affatto, ma la verità era che non poteva nemmeno inventarsi felicità che non le appartenevano. L’unica cosa che poteva fare era chiudersi a riccio e fingersi agli occhi di tutti, come una persona sempre allegra e solare.
Guardò l’orologio, si mise il giubbotto, uscì di casa e raggiunse i suoi amici. Non era molto entusiasta, il suo umore non era predisposto a vedere gente quella sera. Tuttavia, dopo un’ora erano già al bar che consumavano un aperitivo.
Subito iniziarono i discorsi sulla vita, la stanchezza del lavoro, gli impegni con la casa e la famiglia, parole e fatti pieni di entusiasmo e soddisfazioni . Come sempre tutti parlavano, ma lei nulla, non aveva niente da condividere, non poteva descrivere la scena di un film al cinema con il suo ragazzo, delle ore trascorse a giocare con i figli; non aveva usuali momenti di giornata a portata di mano. Colta da un triste imbarazzo partecipò alla discussione con un silenzio assordante, coperto da un bellissimo e finto sorriso. Voleva andare via, via da quella gabbia che continuava a ricordarle tutto ciò che mancava nella sua vita.
Gli argomenti seguirono con le solite fantasticherie; alcuni si persero in fantasie irraggiungibili, concedendosi il lusso di affliggersi su alcune cose che Mara trovava assurde, come non avere tempo per se stessi, a causa dei bambini che occupavano la maggior parte della giornata, o la sfortuna di non aver trovato posto per la crociera ai Caraibi, o peggio ancora, essere adirate perché l’estetista aveva sbagliato il colore dello smalto. Si rese conto che anche quelle erano delle perfette lamentele, ma chissà perché le sue facevano la differenza rendendola diversa. Lei “messa” in un angolo, si limitava solo ad asserire manifestando il suo dispiacere per quelle grandi tragedie, sentendosi completamente sola.
Il cameriere fortunatamente pose fine a quei discorsi antipatici, sollecitando di liberare il tavolo. Finalmente salva, pentendosi di essere uscita, sulla strada del ritorno si incamminò fra le strade della città vecchia. Passò d’avanti ad un negozio pieno di oggetti tradizionali di tutto il mondo. Di colpo si fermò, indietreggiò e guardò qualcosa che catturò la sua attenzione oltre la vetrina. Non esitò un attimo di più. Varcò la soglia del negozio ed entrò, raggiante come non mai. Di colpo scomparve il suo malumore e i discorsi che l’avevano resa triste con i suoi amici, erano ormai pezzi di carta dimenticati in un cassetto.

Era mezzanotte passata quando Mara rientrò a casa. Ormai in pigiama e sorridente nella sua stanza, aprì la tenda della finestra e con un grande sorriso si mise a letto, osservando l’oggetto che aveva acquistato.
Guardò il vetro illuminato dal chiarore della luna. Il vento non si era placato per niente e di questo ne fu immensamente felice. Come ipnotizzata da qualcosa di straordinario, in quel momento capì che non le importava se non poteva confrontarsi con il mondo, ciò che desiderava lei a differenza degli altri era facilmente raggiungibile, doveva solo aspettare, perché quello che la rendeva ancora lontana dai suoi desideri, era solo una dolce e bellissima attesa.
Guardò appeso il suo oggetto magico, chiuse gli occhi e sorrise. Raccolse tutti i suoi sogni più belli ancora da realizzare, riaprì gli occhi e li affidò a lui. Come se avessero accolto la sua richiesta piena di speranza, le piccole piume rosa presero a muoversi fortemente, spinte dalla brezza autunnale di quella notte.
Il fantastico acchiappasogni prese tutto ciò che c’era di più bello e desideroso nel cuore di Mara e pronto per essere ascoltato, lo lanciò lassù, nel cielo, via, col vento.

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